Il mio animo è conteso tra la voglia di lasciarsi andare, correre e dimostrare quante potenzialità sono ancora inesplorate e la consapevolezza del fatto che il momento impone gradualità.
La gradualità è una parola che difficilmente si riesce ad accettare se non all’interno di un lasso temporale contingentato, ma è un termine molto sottovalutato. Troppo spesso si associa la gradualità alla lentezza, ad un incedere per tentativi, quasi non ci fosse un programma, ma la gradualità può anche solo significare avere il tempo di riscoprire il senso del percorso. Non è sempre necessario arrivare, anzi, molto spesso il divertimento maggiore si ha viaggiando verso la meta.
In questo periodo, mi chiedono quale sia il mio obiettivo sportivo. “Quale obiettivo ti sei prefissata?” Semplicemente non riesco a fissarlo. Vorrei semplicemente lasciarmi stupire. Stupirmi di aver voglia di correre. Stupirmi di amare la corsa come il giorno in cui ho scelto di fare la prima maratona. Sorprendermi a correre molto più forte di quanto non possa credere. Stupirmi di raggiungere un risultato perché voglio correre, non perché devo raggiungere un obiettivo. Cogliere la mia mente che pensa al prossimo obiettivo a lungo termine e non osa pronunciarlo per non sminuire la magia del momento. Stupirmi di voler correre nel buio della notte, nel silenzio della vita là dove solo il ritmo dei passi può dare un ritmo alla giornata ed aiutare a districarne il senso e la direzione. Questo stato d’animo lascia riscoprire sapori che vengono attenuati dal rigore del dovere, per lasciare spazio al rinnovo passionale di un’attività.
Eppur brucia ogni tanto la voglia di far esplodere i muscoli e portare oltre quel limite che ora frena l’evoluzione. Un’esplosione vulcanica che deve essere gestita con gradualità perché rischia di essere solo l’espressione di un riscatto, ma che si nutre della voglia di riuscire a dimostrare ancora una volta che niente è già stato scritto e che la passione può spingere là dove non si riesce neanche immaginare di poter arrivare. Allora la gradualità della corsa può istruire ed insegnare nuovamente a governare le emozioni, incanalare le forze, nutrire lo stupore del percorso e dei progressi per guidare verso la scoperta del proprio potenziale.
Prendiamoci il tempo per scegliere consapevolmente la nostra passione, selezionare l’obiettivo finale e gustare ogni momento di questo non-tempo. Corriamo perché vogliamo correre, prima di correre per qualcosa. I risultati arriveranno, ne sono certa, perché la corsa viene scelta, ma sceglie chi le si dedica con passione e ricambia con la moneta della soddisfazione.
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Articolo scritto e redatto da FRANCESCA TOGNONI | Tutti i diritti sono riservati