Gira che ti rigira siamo sempre qui. Dopo l’opulenza dei decenni passati, quella durante la quale le nostre nonne e le nostre mamme hanno riempito la casa di soprammobili di ogni forma e colore, con tende dal drappeggio pesante, tessuti barocchi e mobili Luigi XV, è arrivata la nostra generazione e con essa il minimal.

Abbiamo abbandonato gli orpelli e creato case essenziali, quasi spoglie agli occhi dei nostri genitori. Abbiamo scelto linee pulite, fatto sparire le maniglie dai mobili, abbiamo scelto le gole per le sagomature, i sistemi push per le aperture delle ante. Abbiamo scelto superfici geometriche liscissime da lasciare pressoché immacolate. Abbiamo optato per un paio di vasi dai colori pastello ma le piante vere dei balconi le ignoriamo completamente. Abbiamo arredato con il colore e non con le forme degli oggetti. Abbiamo dato importanza a luoghi nascosti nei decenni precedenti (come il bagno) e rivisto gli spazi. Abbiamo abbattuto le divisioni architettoniche che preferivano numerose stanze dalla dimensioni millimetriche e abbiamo creato gli open space non solo per artisti e creativi uffici ma anche per la nostra quotidianità.

Abbiamo in poche parole reso la parola minimal la chiave di volta delle nostre mura domestiche. E ci siamo ambientati così bene all’interno di questo nuovo stile di arredo che ne abbiamo fatto una filosofia di vita, svuotando gli armadi e le nostre borse, scegliendo pochi oggetti essenziali di grande qualità rispetto a tanti di facile usura. Abbiamo iniziato a fare ricerca per la selezione di capi, accessori e elementi di arredo che, solo dopo una accurata selezione, entrano nella nostra vita. e lo fanno per rimanerci molto tempo, in barba a mode e tendenze. Siamo forse diventati grandi? Forse. Sicuramente abbiamo creato un nuovo mondo: minima ma curato fin nei più piccoli dettagli.
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