Venti

 Tante sono le candeline che spegne quest’anno il Merano Wine Festival. Dal 1992 esso propone solo l’eccellenza del mondo enologico italiano in primis, ma anche europeo e mondiale, senza tralasciare gli altri prodotti goderecci che la terra madre italica fa nascere sul suo suolo. Per questo importante traguardo i selezionatori del festival sono stati ancora più severi del solito e solo 290 produttori nazionali hanno ottenuto il sì definitivo di Helmuth Köcher, avendo quindi l’onore e l’onere di presentare 700 etichette portabandiera della cultura e della storia del fare vino in Italia

La folla accorsa a festeggiare l’evento è quella delle grandi occasioni e non sempre è facile ritagliarsi uno spazio vitale per carpire qualche scampolo di vita vissuta dei produttori. Ascoltare le loro parole che trasmettono entusiasmo, passione, attaccamento alle proprie radici, orgoglio per essere presenti e consapevolezza delle qualità inimitabili del proprio vino è un piacere . La scelta di affidare ad ogni espositore uno spazio standar, in parte forzata dal rapporto fra superficie disponibile e numero delle cantine, è azzeccata in quanto non discrimina in base alle disponibilità economiche, ma permette a tutti di poter dire la loro alla pari, lasciando il posto da solista al vino, protagonista indiscusso della kermesse

Le storie che si apprendono girovogando per la Kurhaus sono il vero tocco in più: avere la possibilità di guardare negli occhi i produttori mentre descrivono i loro amati pargoli liquidi, come li hanno cresciuti, come sono diventati grandi e come sono fieri dei risultati che adesso ottengono è impagabile. Si impara, così, che da poco più di un anno, grazie alla tenacia di un produttore innamorato della sua terra e dei suoi frutti autoctoni c’è un secondo bianco docg in Emilia Romagna, il  Colli Bolognesi Classico Pignoletto (cantina Botti). Si scopre che c’è chi, convinto a ragione della straordinerietà del proprio prodott0, va a rifilare la cosiddetta “paga” a colleghi ben più illustri e blasonati ottenendo il riconoscimento come miglior rosso d’Europa 2011 dopo aver conquistato la gran medaglia d’oro al Mondus Vini: il Gran Masetto 2007 (cantina Endrizzi), un teroldego con parziale appassimento dell’uva in cassetta caratterizzato da un bouquet di profumi unico ed emozionante

Altro punto d’orgoglio per l’organizzazione della rassegna è la forte partecipazione di produttori stranieri, ben 150 provenienti da tutto il mondo, fra cui spiccano 32 Châteaux della Unions des Grands Crus de Bordeaux che propongono, oltre alle loro 1ère e 2ème crus, una selezione di Sauternes davvero invidiabile ed invitante

Ma come detto prima, il Merano Wine festival non è solo vino, è anche gastronomia, con una ricca selezione di prodotti tipici il cui profumo si spande nel tendone annesso alla Kurhaus in maniera invitante e voluttuosa, birra artigianale di qualità, con un piccolo ma agguerrito manipolo di mastri birrai vogliosi di far conoscere le proprie etichette, cucina di altissimo livello, grazie alla Gourmet Arena che rappresenta un ottimo punto d’incontro fra 13 chef dotati di grande talento ed estro e la platea diversificata ed attenta del festival

Da non dimenticare la grande possibilità offerta ai fortunati ospiti che si sono potuti trattenere fino all’ultima giornata della rassegna di poter gustare una raffinata selezione di vini d’annata, oltre i 10 anni, difficilmente reperibili sul mercato convenzionale. Da sottolineare anche i due eventi cha hanno aperto e chiuso l’edizione del ventennale: bio&dynamica, spazio riservato a 50 produttori che hanno scelto di assecondare senza costrizioni i ritmi della natura per produrre il proprio vino, anche laddove si tende un po’ a perdere di vista queste tamatiche come a Montalcino (cantina Cupano), ed uno sguardo al futuro con 30 cantine nuove entranti di grande potenzialità

Come recita il volantino dell’evento: “Il vino è la poesia della terra”

Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati