Venerdì mattina sono andata al nido a fare colazione con Gaia, Giada, le altre mamme e i loro bimbi in occasione della festa della mamma. È stato bellissimo e non è retorico. Non tanto per gli altri bambini o per le altre mamme – a pelle me ne piacciono solo un paio ma si sa io sono una persona difficile per il genere umano. Ma per il contesto, i giochi, le mie figlie, le piccole emozioni che prima di andare a dormire venerdì sera, nel mio lettone con il mio compagno che già si era addormentato, mi hanno commosso.
Diventare mamma per me è stato abbastanza facile: non è passato molto fra l’idea e le linee blu sul test di gravidanza, non ho avuto complicanze troppo importanti nella gravidanza, le bimbe sono nate sane e forti anche se premature e il mio corpo, nonostante la botta che una gravidanza gemellare è stata, ha retto abbastanza bene.
È stato facile perché ho sempre pensato che mi sarei adoperata per essere una mamma facile, semplice senza troppe sovrastrutture. È stato facile perché puoi scegliere se caricarti di ansia e pregiudizi oppure se lasciarti andare e seguire il buon senso. È stato facile perché ho un compagno che ha deciso di percorrere la stessa strada. Ecco in tutta questa volontà di semplicità non mi ero mai immaginata però quello che le piccole potevano fare per me, solo per me. Sorridono a tutti, si interfacciano con tutti, ma venerdì per la prima volta – o meglio il giorno prima – hanno fatto qualcosa solo per me, per la festa della mamma che sono io, solo io. Non per la famiglia, per gli amici, no per me. E anche se sono piccole quando mi sono venute incontro con i loro quadretti con la mano pitturata impressa sopra mi si è mosso qualcosa dentro. Mi hanno commossa con qualcosa che hanno fatto per me.
[e non venitemi a dire che a 17 mesi non capiscono cosa stiano facendo perché sono più sveglie e coscienti di molti adulti che conosco]
Le ho riconosciute subito le loro manine e ho pensato che non le lascerò mai quelle manine perché nella semplicità che ho scelto di vivere questa è una certezza impressa nel cuore.
Come ti capisco Laura.
Loro, i figli, sanno colpire sempre il segno e muovere un oceano di emozioni dentro di noi anche con i gesti più semplici, quotidiani, spontanei…
Hai perfettamente ragione, toccano l’anima!