Quello che sta per iniziare sarà il primo Campionato Europeo di calcio a 24 squadre, un’evoluzione senza precedenti per il massimo titolo continentale, considerando che quando debutto in Francia nel lontano 1960 c’erano solo quattro nazionali; una manifestazione dove tra l’altro non c’era nemmeno l’obbligo di partecipare alle qualificazioni, infatti l’Italia non prese parte per scelta volontaria. Un cambiamento epocale, figlio soprattutto della televisione in quanto più squadre, significa soprattutto più partite, la nuova formula identica a quella di utilizzata nei mondiali tra 1986 e 1994, ha permesso quindi a diverse nazioni considerate minori di prendere parte per la prima volta a una competizione internazionale, tipo Islanda e Albania, ma una volta c’erano anche meno nazionali in gioco. Figlie soprattutto di scelte politiche le varie URSS, Cecoslovacchia e Jugoslavia hanno comunque giocato un ruolo da protagonisti nel palcoscenico europeo e anche mondiale, arrivando fino a vincere titoli prestigiosi o giocarsi finali.

Partiamo dalla madre di tutte le unioni (in tutti sensi) ovvero l’Unione Sovietica. Ancora oggi i calciatori del passato ricordano quanto fosse difficile giocare una partita contro i russi, in particolare a causa della cortina di ferro che ostacola di parecchio le informazioni sui club dell’Est Europa. Dotata di un inconfondibile divisa con una scritta sul petto, l’unica tra le nazionali blasonate, la sigla CCCP sulla classica maglia rossa era il simbolo che distingueva i sovietici durante gli incontri. Probabilmente hanno raccolto meno di quanto potevano vincere, ma questo discorso vale per molte altre nazionali, in pochi forse si ricorderanno che l’URSS fu la prima nazionale a vincere il titolo continentale, in quel appunto ormai lontano 1960. Una formazione che annoverava tra i suoi componenti quello che è considerato il portiere più forte di tutti tempi: Lev Jasin. Unico portiere a vincere il pallone d’oro, soprannominato il ragno nero, oltre all’Europeo vinto sfiorò anche la finale mondiale in Inghilterra. Nel nostro paese la nazionale sovietica è ricordata soprattutto per la semifinale dell’Europeo ’68, vinto poi dagli azzurri, quando l’Italia vinse la partita con il lancio della moneta; in quanto una volta non esistendo i rigori la partita in caso di pareggio veniva ripetuta, se anche la ripetizione finiva in parità si procedeva a tale pratica. Con la caduta del muro di Berlino e lo scioglimento dell’URSS, anche la nazionale si divise in tante squadre, che seppur non hanno ancora raggiunto i risultati della gloriosa nazionale unita, sviluppano un calcio di degno livello.

Il cucchiaio di Panenka, per la maggior parte delle persone, questa è l’essenza della Cecoslovacchia, altra nobile decaduta del calcio europeo. Eppure delle nazionali scomparse è quella che ha ottenuto più titoli. La competizione di più valore conquistata è lo storico Europeo vinto nel 1976, grazie proprio al rigore calciato da Panenka, contro la Germania Ovest dei record. Oltre però al titolo continentale, la Cecoslovacchia vanta un oro olimpico, vinto a Mosca e due finali mondiali disputate, di cui una di queste giocata contro l’Italia nel ’34, e diversi piazzamenti prestigiosi. Gli incontri tra azzurri e cecoslovacchi sono stati parecchi nel corso del XX secolo, tra tutti (oltre alla finale mondiale) ricordiamo la finale per il terzo posto nell’Europeo casalingo del 1980. Una nazionale però altalenante, in quanto non sempre riusciva a qualificarsi per una manifestazione internazionale; la ricordiamo nella sua ultima apparizione nel Mondiale del 1990, quando scese in campo con una delle divise tra le più caratteristiche della storia del calcio. Con la Rivoluzione di velluto che divise la Cecoslovacchia, la nazionale si sciolse nella Repubblica Ceca e la Slovacchia. Seppur separate, le due squadre non hanno perso il vizio di pungere l’Italia. Nell’ Europeo del ’96 fu proprio la sconfitta contro i cechi, poi arrivati in finale, a eliminarci; mentre contro gli slovacchi perdemmo l’incontro decisivo nel disastroso mondiale sudafricano del 2010.

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Era soprannominata il Brasile d’Europa, così veniva identificata la Jugoslavia, temibile nazionale del secolo scorso. Secondo molti appassionati se questa nazionale fosse ancora unita sarebbe tra le più forti del mondo. La Jugoslavia era molto difficile da affrontare in quanto schieravo giocatori competitivi in ogni ruolo e inoltre diversi hanno anche militato nel nostro campionato. Con la loro maglia blu e un pizzico di rosso, erano quasi sempre presenti a ogni competizione, il titolo più prestigioso rimane l’oro olimpico vinto a Roma nel 1960 e il terzo posto ottenuto nel primo mondiale disputato nel ‘30. Con la morte di Tito seguita dalle varie indipendenze slave, il Brasile europeo cessò di esistere. Oggi le nazionali che componevano la Jugoslavia sono tra le più competitive del panorama mondiale, ma non solo nel calcio, infatti in diversi sport, tra cui pallavolo, basket e pallanuoto, le selezioni slave sono indiscusse protagoniste.

In conclusione facciamo un accenno anche per la Germania Est. Conosciuta con la sigla DDR, veniva volgarmente chiamata la Germania scarsa, ma nonostante questo vinse l’unico storico incontro disputato contro i vincenti cugini dell’Ovest. Vittoria ancor più prestigiosa in quanto avvenne proprio nel corso del Mondiale 1974 organizzato dalla proprio dalla Germania Ovest. La DDR giocava con una maglia blu, simile all’Italia e vinse l’oro ai giochi olimpici del 1976, un’edizione che economicamente parlando, pesa ancora alla città di Montreal. Bisogna comunque precisare che i successi nello sport della Germania Est sono viziati da diversi casi di doping, infatti con l’espressione doping di stato spesso si faceva riferimento alla DDR.

Con gli anni 2000 l’assetto delle nazionali si è quindi ridimensionato nello schema attuale, anzi di recente si è aggiunta persino la nazionale di Gibilterra, riconosciuta però solo dall’UEFA. La tendenza è quindi quella di separarsi, anche se alcuni sognano di rivedere la nazionale di calcio irlandese unita, come lo era fino agli anni ‘20. Una circostanza non impossibile dato che in diversi sport, rugby in primis, gli irlandesi sono uniti. Nel calcio per ora restano separate sembra difficile un imminente unione, ma il condizionale è d’obbligo in questi casi.

Ora non ci resta che aspettare il fischio d’inizio di questo primo Europeo a 24 squadre.

FUDBAL - WORLD CUP 1990 - Jugoslavija YUG - Nemacka 1:4. Fudbaleri Jugoslavije: Davor JOZIC, Predrag SPASIC, Srecko KATANEC, Zoran VULIC, Zlatko VUJOVIC, Tomislav IVKOVIC, Faruk HADZIBEGIC, Dejan SAVICEVIC, Safet SUSIC, Mirsad BALJIC i Dragan STOJKOVIC PIKSI. Milano, 10.06.1990. photo:T.Mihajlovic

West Germany captain Franz Beckenbauer (l) shakes hands with East Germany captain Bernd Brausch (r) before the match, watched by referee Ramon Barreto Ruiz (c)

Articolo scritto e redatto da ALESSANDRO SACCO | Tutti i diritti sono riservati

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