Sorriso. Il sorriso è un tesoro fra i più preziosi. Un sorriso è inestimabile perché non ha un prezzo, non può essere comprato, ma si può solo decidere di regalarlo agli altri. Regalare un sorriso non costa nulla eppure riesce a donare tantissimo a chi lo riceve. Ci sono dei sorrisi che ti fanno stare bene per mezz’ora, altri che ti cambiano letteralmente la giornata, altri ancora che magari ti ricordi anche per qualche settimana. E ci sono poi dei sorrisi che ti si stampano nella memoria in maniera indelebile, lasciando una traccia che nessuno potrà mai cancellare, né il tempo né le avversità

 

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La forza necessaria a sorridere anche quando la vita ha fatto del proprio meglio per togliertene la capacità è sovrumana. Il dolce sorriso di Domenico Clerico è uno di quelli che rimangono scolpiti negli occhi di chi lo ha visto. È un sorriso sincero, semplice. È il sorriso di un ragazzino di 10 anni con le braghe corte abbellito dalle rughe posate dal tempo sul viso di un uomo di Langa. Nato a pochi chilometri da dove ha fatto erigere la nuova cantina, è qui che Domenico ha le sue radici, e vuole che la gente lo sappia anche quando, il più tardi possibile, non ci sarà più. La nuova struttura è il suo graffio bianco sulle verdi colline di Monforte è lì che doveva essere, è lì che resterà

 

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Sedendosi nella sala di degustazione (“la più bella di tutta la Langa” citando qualcuno dei presenti) si riesce ad abbracciare l’ultima propaggine a sud del territorio langarolo e tutto ciò che la circonda. L’arco alpino è nitido come in una cartolina ed il cielo sembra dipinto dal più abile dei maestri dell’arte pittorica. Guardando questo spettacolo meraviglioso si riesce a capire come mai Domenico abbia voluto la cantina proprio qui. Questa è la sua terra, è il panorama che ha ammirato fin da bambino, è lo spettacolo che probabilmente l’ha meravigliato tante volte e di cui si è sempre sentito parte. E anche il suo regno, la sua cantina, la sua firma deve essere parte di questo paesaggio

 

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La degustazione si apre con la Barbera d’Alba Trevigne ’10, un ventaglio di frutti rossi e viola concentrato all’interno di un solo bicchiere, vibrante di gioventù, di fresca spensieratezza, ma con quel finale che fa già immaginare la maturità. È una Barbera nel periodo della pubertà, dalla pelle morbida, piena di energia e di voglia di fare. Il fratello di questa giovane ragazza è un altrettanto pimpante ragazzino chiamato Capismee ’11. Un Nebbiolo alle elementari che dopo una corsa nel bosco profuma di corteccia e di erbe balsamiche e rientra a casa portando un cesto di lamponi e ciliegie appena colti. Anche nel tannino risulta rotondetto e morbido, con un finale piacevolmente amaricante

 

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L’Arte ’10 è il ragazzo che finito il liceo è andato a studiare oltre oceano ed ha acquisito le abitudini proprie degli States. È un blend di Nebbiolo con una piccola quantità di Barbera dal naso leggermente polveroso, la polvere della città, e dal tannino poderoso, allenato in piccole botticelle di legno proveniente dalla terra delle escargots. Il Barolo Briccotto ’09 è invece il fratello che è rimasto a studiare in Piemonte, ai tempi del regno sabaudo , e risulta impregnato di quella delicata raffinatezza, anche un po’ contadina, dei nobili piemontesi. La frutta si alterna a belle note di rosmarino in un corpo preciso e senza divagazioni poetiche. Un ufficiale appena uscito dall’accademia

 

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Il Barolo Ciabot Mentin Ginestra 2009 è più definito, più affilato, più verticale è già un uomo fatto. Anche i profumi cambiano e la frutta, ancora presente con la sua leggiadra eleganza, lascia spazio a sentori più da adulti di erbe aromatiche fra le quali spicca la salvia. La presenza del legno tradisce ancora la sua giovane età, ma è un legno molto riservato e fine (non so se dovrei dirlo, ma alla fine è risultato il mio preferito). Il ’08 è relativamente più facile, è il giovane zio che viaggia in spider lungo la litoranea della costa azzurra addentando frutti maturi senza timore di macchiarsi la camicia. È la spensieratezza dei momenti felici e lievi di una gioventù che ormai volge al termine a favore di un’età matura che sarà più seriosa

 

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Il Barolo Pajana ’05 è maturo. È figlio di un’annata calda che l’ha privato della giovinezza e lo propone già pronto adesso. Il tannino è estremamente rotondo e setoso e la frutta tende già a note di maturità spinta. Il Barolo Percristina ’05 è il fratello previdente del Pajana, anch’esso figlio della medesima, torrida annata, è stato però capace di ritenere un po’ più di freschezza ed a conservarsi assolutamente incorrotto. Il naso rimane di grande calore: ciliegie sotto spirito, more mature e fiori appassiti, mentre è nella bocca che si ritrova il fresco, anche leggermente piccante, di un vino dedicato ad una persona speciale

 

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L’Aeroplanservaj ’07 l’ho lasciato per ultimo anche se era stato servito, giustamente, prima dei due ’05. L’Aeroplanservaj, aeroplano selvaggio, È Domenico Clerico, è la sua forza racchiusa in un cuore di ragazzino, la sua timidezza nascosta dietro un volto a tratti imperturbabile che poi si apre in un sorriso radioso quando meno te lo aspetti, dopo un attimo di pausa che sembra durare un eternità. È un Barolo dal naso sottotono, riservato, e dalla bocca verticale. Un vino dritto in piedi, saldo sulle gambe nonostante le avversità degli anni ed è innegabilmente un figlio della Langa del Barolo, della terra di Monforte

 

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Quando saluto Domenico mi sento fortunato perché penso di aver conosciuto una persona speciale che spero di rivedere presto

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Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati