Vulcanica, divertente ed ironica. Daniela è una persona che ho avuto modo di conoscere tempo fa fra un aperitivo, un libro e due chiacchiere e si è rivelata una donna interessante e capace di andare oltre preconcetti e stereotipi. Famosa in rete per un blog creato tempo fa e famosa fuori dalla rete, ma non solo, come scrittrice di libri. Scambiamo oggi quattro chiacchiere con lei per conoscerla meglio e per entrare nel mondo della carta stampata, dei romanzi rosa e della voglia di letture fresche che ci tengano compagnia ed al contempo ci permettano di sognare

 

Daniela: tre affermazioni in cui ti ritrovi come donna e tre che non ti calzano per nulla.

Dunque, io sono la conferma dei seguenti luoghi comuni:

  • Le donne sono sempre in ritardo
  • Le donne guidano male
  • Le donne sono competitive sul lavoro

Mentre non mi ritrovo affatto nelle seguenti affermazioni:

  • Le donne sono fragili
  • Le donne sono poco creative e più razionali
  • Le donne non sanno fare i push up con le gambe tese

 

Quanto è cambiata la Daniela che scrisse 101 modi per far soffrire gli uomini rispetto a quella di oggi?

Mi sono ammorbidita. Prima difendevo a spada tratta il mio punto di vista, cercavo lo scontro con le persone diverse da me, che avevano opinioni terribili, che non condividevo. Adesso evito i conflitti, sul lavoro come nella vita, e allontano, per quanto possibile, tutte le persone che con la loro influenza potrebbero rendermi peggiore. Questo non significa che io sia meno ambiziosa né meno ironica, ma non sono più in guerra con tutto il modo.
E sono diventata anche romantica, a mio modo. Forse è una cosa che succede a tutte, con l’età. O forse succede quando ti innamori di nuovo.

 

Libri: cartacei o digitali. Differenze e preferenze per te

Parlando da autrice, devo ammettere che non c’è molta differenza. Io scrivo tutto al computer e la mia opera, fino al momento della stampa, è tutta digitale, contenuta in un file e nelle sue mille copie di backup (fate sempre tanti backup, aspiranti scrittori! Così non dovrete vivere, come accadde a me, la terribile agonia di capitoli interi che si volatilizzano). Quindi, mentre creo, non sento alcun romantico odore della carta.
Da lettrice, il discorso è diverso. Alterno cartaceo ad ebook, durante le letture, ma devo ammettere che dopo una grande scorpacciata di digitale, mi è tornata la voglia di un oggetto da sfogliare. Non cambia affatto la percezione del contenuto, ma l’abitudine. Leggere un libro di carta, annusare le pagine centrali, sfogliare il colophon prima di iniziare, evitare la quarta fino alla fine, per paura di spoiler, chiuderlo lasciando il dito all’interno per tenere il segno in cerca di un biglietto che possa fare da segnalibro è una specie di rituale che ripeto da decenni, come prepararmi il caffè con la moka. Ci sono abituata, appunto.
Questo non significa che io sia contro l’e-reader, che trovo uno strumento prezioso e geniale in viaggio, per esempio, ma non credo che un formato debba necessariamente fare fuori l’altro. Anzi, sono convinta che libri di carta e digitali continueranno a convivere ancora per un po’ di tempo.

 

BLOG, diario personale, social network, libri. 4 tipi di scritture differenti. In quali ti ritrovi maggiormente e perché.

La mia creazione più longeva, quella in cui ho messo più autobiografismo, è il blog. Nel mio caso, si è sempre trattato di un diario personale, iniziato in un’epoca (il 2003) in cui nessuno poteva immaginare che sarebbe diventato anche uno strumento di lavoro. È stato una palestra di scrittura, un luogo di sperimentazione, un ponte per tantissime nuove amicizie e una grandissima vetrina. Ci sono molto affezionata e, anche se ormai l’aggiorno pochissimo, è ancora il mio “posto sicuro” in cui nascondermi quando ho voglia di dire qualcosa che ho a cuore.
I social network sono sempre stati un grande divertimento. Mi piace sguazzarci, giocare, chiacchierare. Credo di averci passato una bella quantità di tempo, negli ultimi anni, in certi momenti sfiorando la dipendenza, anche se non tutte le ore trascorse sono state sprecate. Il mio editore, ad esempio, mi ha trovata proprio spulciando quella gabbia di matti che era Friendfeed.

Quanto ai libri, a differenza di blog e social non sono relazionali, almeno non mentre li immagini, li strutturi e li crei. Sono un lavoro solitario e la scrittura è molto più intensa, faticosa, ma anche più coinvolgente. Sono diventati un vero lavoro, in cui metto molto più sudore e lacrime che altrove, e per questo motivo gli attribuisco un valore diverso. Sia chiaro, nonostante la “sofferenza”, spero di poter continuare a fare questo mestiere fino a quando potrò.

 

Vivere e lavorare in rete ha pro e contro. Come ti approcci ai social? Quale è il tuo social preferito? Di quale fai tranquillamente a meno?

Sono sempre stata molto sopra le righe, ironica e il più onesta possibile. Questo mi ha permesso di crearmi uno scudo piuttosto resistente alle critiche e ai troll (in una dozzina d’anni, ne ho collezionati diversi, alcuni così persistenti da iniziare a pensare che fossero innamorati di me). Ho alcune regole alle quali mi attengo scrupolosamente: non inizio mai nessuna polemica nei post degli altri, non commento mai in maniera aggressiva o offensiva su bacheche non mie, non riporto mai, mai, MAI, frasi di altri senza citarli, non mi impelago mai in conversazioni di cui non conosco l’argomento (questo lo applico anche nella vita reale) e, soprattutto, non permetto a nessuno di insultarmi nel mio spazio. Ecchediamine!
Ho avuto tante passioni social, Twitter in primis, soprattutto perché adoro la sintesi. Se dovesse davvero rinunciare ai 140 caratteri, sarebbe un vero trauma. Da quando ho iniziato a pubblicare libri, sono molto di più su Facebook, che è un po’ la crasi tra persona e “personaggio”, mentre da poco ho iniziato a pubblicare più spesso su Instagram e mi piace moltissimo.
Non ho mai usato Periscope e Snapchat e non mi sono mai appassionata a Pinterest. Anche perché, ammettiamolo, a qualcosa devi pure rinunciare, se vuoi continuare a vivere.

 

Scrivere un libro comporta un lavoro notevole che inizia molti mesi prima dell’uscita in stampa. Quale è la fase che più ti elettrizza? L’idea? La prima stesura, la pubblicazione?

Il momento che amo di più è quando arrivo all’ultimo capitolo. Ogni volta mi sorprende avercela fatta, perché ancora adesso mi sembra miracoloso riuscire a dare corpo a un’idea. La cosa strana, che ho scoperto succede a molti altri autori, è che quando il libro è finalmente a scaffale, inizio pian piano a dimenticarmene, per concentrarmi su altre storie. È come se non fosse più mio, ma appartenesse, ormai, ai lettori.

 

Coco e Daniela. Daniela e Coco. Chi si ispira a chi? Analogie e differenze che senti più di altre.

Mi chiedono spesso se Rebecca-Coco sia un personaggio autobiografico e ogni volta insisto nello spiegare che non abbiamo nulla in comune. A volte mi tocca farlo anche con le amiche, che mi fanno domande del tipo “ma quando ti è successa questa cosa qui?”. Ehm. Quello che trae in inganno, credo, è che il mio personaggio è ironico e (mi auguro) divertente, quindi è facile dargli il mio volto, quando una lettrice inizia a seguirmi su Facebook. In realtà io sono molto più cinica, meno elegante, meno interessata alla moda, più sboccata, più pigra, meno romantica e mooooolto più libertina. Ho creato un personaggio che mi sarebbe piaciuto avere come amica, ma ho fatto in modo che non avesse nessuno dei miei difetti, a parte la fissa per i rotolini di ciccia e la passione per le scarpe. Io piaccio molto meno alla gente di Coco. Forse dovrei imparare da lei. È anche vero, però, che dopo in tre libri ho infilato dentro alcune suggestioni autobiografiche, aneddoti raccontati da amiche, cose lette in giro, posti che ho visitato ed amato, ma è normale mettere un po’ di quello che hai vissuto tra le tue pagine.

C’è molto più di me, forse, in Ambra, la protagonista di A noi donne piace il rosso.

 

La chiave del successo dei tuoi libri?

Ah, che domanda difficile! Forse che sono divertenti e si leggono velocemente. Chiediamolo ai lettori

 

Nel tuo percorso da scrittrice hai sicuramente incontrato fan, donne e lettrici appassionate che magari si sono raccontate o che hanno condiviso con te un pezzettino di loro. Raccontaci un episodio o un aneddoto che ti ha particolarmente colpita e ti è rimasto nella memoria

Amo le mie lettrici. Durante le presentazioni mi sento sempre come a una serata tra amiche. Mi scrivono in molte (e anche qualche raro maschietto) per raccontarmi le loro storie o per farmi domande sui libri e mi diverto a rispondere a tutte. Tra le email che ricordo con più affetto, c’è stata quella di una ragazzina di 15 anni che mi scriveva che avevo fatto piangere sua madre perché il mio era stato il primo libro che aveva finito in vita sua. È stato bello leggerla.

 

La domanda che avresti desiderato e la risposta che mi avresti dato.

Progetti per il futuro?
Essere molto felice.