Se fosse il 1980 vivrei a Londra, assisterei al primo concerto dei Depeche Mode al Blitz e vestirei Boy London

 

 

L’iconico brand creato da Stephane Raynor nel 1977 ha preso forma nei primi anni ’80, interpretando l’anima modaiola del New Romantic Punk. Siamo nell’epoca dei sintetizzatori, in cui l’anima cupa e reazionaria del punk lascia spazio alla cultura musicale e alla moda degli eccessi. Capelli cotonati, eye-liner, abiti oversize colorati o neri e stracciati. E’ l’effetto generato dai grandi miti glam come David Bowie e Vivienne Westwood ad influenzare la moda di strada. L’incontro tra realtà e fantascienza è possibile solo in quella frazione di millennio, in cui lo stile sembra casuale e disordinato, ma tutto è estremamente ricercato nei minimi dettagli

 

 

Boy London interpreta al meglio questa rivoluzione culturale e stilistica, diventando il must have per eccellenza. Famosissime le maxi-shirts con il semplice logo e gli skinny pants stampati. Tutti hanno amato il brand per il suo spirito ribelle e ruvido e personaggi come Andy Warhol e Boy George ne hanno fatto da portabandiera.
Negli anni ’90 il Brand diventa sinonimo dello stile clubber androgino, forte di un fascino trasversale e per nulla consono ai dettami classici della moda.
Dal 2010 le collezioni Boy London rivivono nel mercato inglese, soprattutto con i capi basici come le t-shirts e i cappellini da baseball.
Boy London è ancora oggi sinonimo di ribellione e autoaffermazione di stile, estremamente coerente rispetto al panorama fashion contemporaneo

Camilla

 

[ Credits Boy London ]

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