Si dice che usiamo solo una parte del nostro cervello. Ed è vero. E per la vista funziona nello stesso modo. Per il cuore ed i sensi anche.
Per la pelle e la percezione idem.
Non riusciamo a sviluppare qualcosa se non sotto stimolazione esterna. Ci perdiamo nella quotidiana oscurazione dei sensi e ci dimentichiamo quello che si prova quando li usiamo.
In Australia ho imparato, di nuovo, ad usare la vista ed il cuore, la gentilezza e la leggerezza, la calma ed il tempo. Sopite, forse perdute, decisamente risvegliate, ora, queste sensazioni bussano dentro di me in maniera prepotente e penso che potrei scrivere un libro qui, potrei girare un film fra il verde dei prati che non hanno fine. Potrei correre a perdifiato alla ricerca di quel punto in cui cielo e terra si toccano. Potrei ma devo tornare a casa, a riprendere in mano quello che ho lasciato in sospeso come se appartenesse ad un altro mondo. Devo tornare per gli affetti, gli impegni e le scadenze, perché da qui dicono sia impossibile portare avanti tutto.
Perché le cose belle sono destinate a finire. Ma davvero ci credete a tutto questo? Ecco, perché io in tutta sincerità anche no, o meglio anche non più. L’America è il luogo delle opportunità dicono, ma poi è qui che ritrovi te stesso, fra la loro calma ed il cielo che ti sovrasta e pensi che sopra la tua testa davvero c’è qualcosa che è più forte di tutto e tutti. Pensi che potrebbe esserci davvero un Dio e ritrovi la fede e ti prudono le mani per la voglia di iniziare a fare cose, imbastire progetti, conoscere persone e scoprire nuovi modi di pensare. E si, ve lo dico, questa sensazione la porto con me, da qui, dall’altro lato del mondo, da qui, dove l’ora è sfasata di 9 ore. Da qui, dove forse avrei dovuto venire prima ma forse non sarei stata pronta. Da qui, dove mi sento a casa anche se il mondo è capovolto rispetto a quello a cui sono abituata. Che poi cosa è l’abitudine? Cosa è il viaggio? A cosa ci porta?
Ci porta a cambiare, a scrollarci da dosso la sterilità di un day-by-day a cui non abbiamo più voglia di sottostare. Ci mette sul binario giusto per ripartire, con più grinta, con più determinazione. Ed ogni viaggio dovrebbe lasciare addosso quello che sento sulla mia pelle oggi, questa adrenalina costante ed intermittente che mi tiene sveglia ed attiva, che mi fa ordinare piatti sconosciuti, che mi fa perdere nelle strade di Melbourne sotto una pioggia torrenziale che comunque mi rende felice lo stesso.
Non è la vacanza, il soggiorno, il lavoro, la trasferta od il semplice spostamento, ma è il viaggio, la permanenza, anche se breve, e la voglia di mettersi in gioco che fa tutto, che ti fa crescere, cambiare e maturare. Incontri persone lungo la strada della vita che ti fanno scattare piccoli interruttori dentro e di una cosa sono certa, cambieranno molte cose al mio ritorno. Perché non ho davvero più voglia di perdere tempo dietro le cause perse, i rapporti di facciata e le convenzioni di ogni giorno che scelte di vita lavorativa ti costringono a volte a portare avanti. Siamo nati liberi, come i koala ed i canguri che saltano nei prati, siamo nati felici come il sorriso dei bambini che ridono, siamo nati per fare del bene come le persone qui che hanno fatto della gentilezza il loro must have. E non importa se qui non ci siete mai stati o siete venuti tante volte, importa solo il cuore aperto che ci avete messo e che mettete nelle cose, perché il mio oggi è spalancato, alla bellezza della vita ed allo stupore delle prime volte. All’inglese che inizio davvero a macinare senza problemi, alla scoperta, allo stordimento del fuso orario e quell’incomprensibile voglia di non dormire mai per esserci sempre, per non perdersi nulla. A quella voglia di parlare, raccontarsi e mettersi a nudo, scoprire i lati più sensibili della nostra persona per creare connessioni. Alle mie compagne di viaggio che mi hanno regalato tutte molto di più di quello che immaginano. Marina con l’energia dei ventenni che sono sempre entusiasti, Marta con la dolcezza delle scelte, dei suoi racconti intorno al mondo, del suo modo di prendere la vita con semplicità. Sandra che conoscevo già come una bella persona è diventata una sorella, con la quale condividere davvero mente e cuore. Le blogger locali sono state compagne favolose di scoperte nuove, le ragazze dell’ufficio del turismo di Melbourne hanno riempito i nostri cuori con i loro sorrisi. Ai pinguini che ogni sera arrivano sulle rive di Phillip Island per sfamare i piccoli, ai gabbiani che mi hanno tenuto compagnia nei momenti di riflessione sui moli fronte oceano. Alle colonne sonore degli anni ’80 che hanno fatto cantare me e Sarah sulle strade dell’Australia a colpi di Take That e musica revival. A voi che mi avete seguito durante questi giorni, a chi mi ha scoperto solo oggi, a chi ha scambiato qualche parola sui voli, negli aeroporti, nei locali, ovunque.
Ora scusate devo uscire, Melbourne mi attende per l’ultimo giorno, stasera si parte con il volo Melbourne – Doha e dopo Doha – Milano. Piove, diluvia, fa freddo ed il vento si fa sentire, ma io esco. Ho il sorriso nel cuore, non mi serve altro.
Tutte le immagini dell’articolo sono proprietà di Laura Renieri – Realizzate con Canon Reflex EOS 70D con ottiche Canon EFS 15-85 mm e/o Canon EF-S 10-22mm | Tutti i diritti sono riservati