Il Nord Piemonte del vino ha origini estremamente antiche. Così, come succede solo in quelle zone la cui storia è inestricabilmente legata alla viticoltura, capita di imbattersi in famiglie che passeggiano lungo il sentiero del vino da secoli. La famiglia Vallana è un limpido esempio di questa concetto. Proprietaria dei vigneti dal 1859, in realtà se si risale lungo il ramo acquisito si arriva fino al 1787, anno in cui il Canonico Gaetano Perrucconi fu nominato bottigliere del Vescovo di Novara, ed iniziò a produrre Spanna (il nome locale del Nebbiolo) a Boca
Visitando le cantine di famiglia che un tempo ospitavano centina di migliaia di bottiglie si riesce a cogliere l’apice che questo nome autorevole del vino nord piemontese è riuscito a raggiungere nel corso degli anni. Basti pensare che nei primi anni del ‘900 l’azienda esportava già in Germania e Svizzera e che pochi decenni dopo aveva conquistato il mercato americano. Una storia di successo quella della famiglia Vallana nel mondo del vino poco nota in Italia, come spesso accasde per tante eccellenze misconosciute in patria, ed oggi perpetuata con un’incredibile carica di vitalità dai tre giovani figli di Giuseppina Vallana: Francis, Marina e Miriam. Il mio cicerone alla scoperta della cantina e dei suoi affascinanti prodotti è stato Francis, il maître de chai
Il punto di partenza per addentrarsi all’interno del mondo Vallana è l’ultimo nato della casa, creazione inedita della mente di Francis: un metodo classico 2010 da uva Nebbiolo. Un’opera prima che ha passato 12 mesi sui lieviti prima di essere sboccata, di un bel colore rosa aranciato e dai bellissimi profumi di piccole bacche rosse e blu (ribes e mirtilli) e di agrumi (arancia in particolare). Acidità corretta che facilita la beva, leggera nota tannica e sensazione ferrosa tipiche del Nebbiolo di queste valli completano la fotografia di una bella bollicina da bere con pochi pensieri e tanto godimento
Si passa quindi a contesti più tradizionali con lo Spanna Colline Novaresi 2010, una bella espressione fresca e sbarazzina del Nebbiolo, con profumi di frutti di bosco che fanno sorgere subito alla mente aggettivi come gioviale, frizzante (non nel senso di mosso ma di brillante), semplice e diretto. Il principe della zona è senza ombra di dubbio il Boca, degustato il millesimo 2007, in cui si riconosce in maniera indelebile la medesima mano che ha plasmato i precedenti due vini. Nel Boca l’affinamento più lungo in legno conferisce una maggiore complessità e note più cariche, mentre la presenza di Vespolina ed Uva Rara infittisce il colore e sottolinea la frutta. Le note tipiche del Boca, ferrose e minerali, sono ben presenti nel bicchiere che, una volta vuotato del suo prezioso nettare, restituisce piacevoli profumi tostati di caffè. Un vino elegante
Il Gattinara, prodotto dal piccolo vigneto che la famiglia possiede nell’omonimo comune, è il vino più rappresentativo della produzione Vallana. L’annata 2004 è decisamente austera e decisa, con un tannino fitto e profumi schivi che indugiano maggiormente su note minerali piuttosto che fruttate (prugna e mora). In bocca si scopre un pregevole equilibrio di succo, polpa e spezia che conquista immediatamente chi, come me, predilige vini riservati, ma solidi, piuttosto che espansivi ma eccessivi. Scende il silenzio quando si stappa il Boca ’96, ultima annata di Guy Fogarty padre di Francis prematuramente scomparso. Parla l’emozione serbata negli anni di un vino che ostinatamente si rifiuta di cedere il passo al tempo, come una fotografia conservata al buio che non sbiadisce e non si sgualcisce, ma conserva intatta la freschezza dei colori di quando la si è scattata. Colpisce a fondo ed emoziona notare la somiglianza fra l’espressione del vino di Francis e questo archetipo paterno. Tutto il resto è solo chimica
Un piccolo scrigno di delicate eccellenze (in cantina è conservata anche una bottiglia prodotta in Francia e datata 1574!) da visitare appena possibile
Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati