Partiamo dal Sud America, che si ritrova nelle balze carioca multicolore, nei volant di rafia e negli ampi e matroneschi gonnelloni che evocano le monumentali ‘Signore di Bahia’, ma anche nelle stampe che raccontano le marce migratorie.
Diamo poi uno sguardo alle Ande, rappresentate dal caratteristico porte-enfant artigianale che diventa mantella, così come dalle scene di vita, dipinte e ricamate a mano.
Non mancano gli spunti intellettuali: l’ideale femminile sudamericano viene contrapposto alla componente maschile predominante nello stereotipo statunitense d’epoca: bomber college e camicie over da cowboy strizzano l’occhio al sogno americano.
A darci un perfetto “fermo immagine” dell’emigrazione italiana attuale,invece, ci pensano i trench e le camicie rigorose, prese in prestito dagli artigiani dell’ago e filo di Savile Row. Londra diventa l’ emblema del contemporaneo immaginario di fuga per quella nuova generazione di italiani alla ricerca di un “bel posto di lavoro”.
E’ un racconto avvincente quello di Stella Jean, non sempre di interpretazione immediata ma proprio per questo decisamente interessante. L’occhio è catturato da un tripudio di tinte forti e calde che la pittura tessile a mano e il ricamo artigianale, con rafia o pietre, declinano in diversi acconti. Sono storie di viaggi carichi di speranze, di un’umanità ricca di sogni.
Dal punto di vista stilistico predominano le forme fluide, spesso over o ad anfora. Per quanto riguarda i tessuti fanno da padrone il cotone, il lino, il macramè, la maglia, il pizzo Sangallo, la rafia e la seta. Il cotone impiegato è spesso di provenienza del Burkina Faso ed è uno tra i molteplici progetti di responsabilità sociale cui la stilista si lega da anni.
Splendide, ad esempio, le clutch in cartapesta realizzate eticamente, artigianalmente e dipinte a mano ad Haiti.
Per Stella Jean la moda è uno strumento di contro-colonizzazione e può trasformarsi in strumento utile all’affrancamento economico, sociale ed etico di troppi popoli ancora sopraffatti.
Articolo scritto e redatto da Mara Stragapede | Tutti i diritti sono riservati