Viene definita come Moto a Luogo la nuova collezione primavera estate 2016 firmata da Stella Jean che ha preso corpo e colore sulle note di Ave Cesaria di Stromae, tributo alla diva piedi nudi Cesaria Evora, migrante per eccellenza.
È proprio la migrazione infatti il punto focale della nuova collezione femminile 2016 attraverso la quale Stella Jean traccia la mappa geografica ed emotiva su cui sono segnate le principali tappe dell’esodo dell’identità migrante italiana e non solo. La collezione si snoda attraverso 33 styling-mosaico, che ripercorrono i principali scali storici ed odierni che hanno segnato e segnano gli approdi e le ambizioni di riscatto: Sudamerica, Nord America, Africa ed Europa.
La prima tappa è l’Italia, vero proprio porto di partenza che viene rappresentata attraverso la sua sartorialità, intesa come componente genetica strutturale della collezione. Si prosegue poi verso i quattro attracchi cardinali dall’esodo italiano. Primo fra tutti il Sudamerica, sintetizzato in un ideale asse che unisce l’Atlantico al Pacifico. Argentina e Brasile nelle balze carioca multicolore, nei volant di rafia e negli ampi e matroneschi gonnelloni che evocano le monumentali Signore di Bahia, nelle stampe che raffigurano le marce migratorie di famiglie con relativi fardelli.
Il tema del viaggio si sviluppa conquistando le Ande, rappresentate dal caratteristico porte-enfant artigianale che diventa mantella, così come dalle scene di vita, comprensive di pinata, dipinte e ricamate a mano, delle donne che indossano la peculiare bombetta, dai grandi colli ricamati, casacche rigate e gonne ad anfora annodate da cinture di fortuna di andina memoria.
A chiudere la collezione primavera estate 2016 di Stella Jean torniamo in Italia, o meglio all’emigrazione italiana attuale riguarda la quale ci si dimentica spesso che le partenze superano di gran lunga gli arrivi. Viene simbolizzata attraverso i tre scienze e le rigorose camice da uomo bacchettate, prese in prestito dagli artigiani dell’ago e filo di Savile Row. In una Londra emblema dell’attuale immaginario di fuga e di opportunità per la nuova generazione di Expants (una maniera gentile per dire emigranti bianchi) in fuga da un sistema respingente alla ricerca della buona ventura, a cui si accedeva varcando il vaglio di Ellis Island ieri e che, oggi, si conquista attraverso il check-in on-line per Gatwick.
Il tutto viene portato in passerella attraverso lunghezze mescolate: maxi, midi e mini. I materiali scelti sono il cotone, il cotone tessuta telaio a mano in Burkina Faso, il lino, il macramè, la maglia, il pizzo San gallo, la razzia e la seta. Le forme sono decisamente over, fluide, ad anfora, boxy, mannish e ladylike. Vi è un tripudio di ampi e candidi abiti ammiccanti costumi tradizionali delle Signore di Bahia e della costa brasiliana, fluidi gonnelloni e gonne ad anfora della tradizione peruviana che si mescolano con casacche rigate, bomber college e camice over da cowboy, il tutto a intervalli arricchito, in un instancabile gioco di sovrapposizioni, da balze, rouches, applicazioni e scene di vita di andina memoria, dipinte e ricamate a mano.
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