Postare è un po’ morire.
Questo post, temo, lo capiranno in pochi, pochissimi e se penso che è il primo di una lunga serie (ndr. si parte sempre con i migliori presupposti) forse avrei dovuto scrivere di qualcosa con più appeal, ma la mente comanda tutto, anche le dita sulla tastiera, quindi non posso che aggiungere una premessa e lasciarvi imbattere in questa lettura.
La premessa è che se non capite il post non c’è nulla di male, se lo trovate triste va bene lo stesso, ma se vi tocca il cuore allora bam siete come me, il che non so se sia un bene o un male, in ogni caso sarà un dato di fatto.
Premessa finita
Postare è un po’ morire.
Quando scrivi su web, tutto ruota intorno al “pubblica subito”
Quel tasto così familiare ad alcuni, definisce una linea di demarcazione fra la draft e la pubblicazione.
Fra lo stato mentale e la concretezza.
Fra la possibilità di modificare ancora&ancora e la percezione che ora, se c’è un refuso, resta visibile a tutto e tutto.
Ma non è solo questo. E’ anche il chiudere un cerchio, seppur piccolo.
Un progetto, una recensione, un testo, la rielaborazione di 250 foto fra le quali ne hai scelte al massimo tre.
E chiudere è sempre un po’ morire. Non in senso lato, ma in senso circoscritto, come se un pezzettino di noi si staccasse dal nostro corpo per far posto ad altro.
Quindi sì, per me postare è un po’ morire.
Morire di felicità, di serenità.
Di quella sensazione di aver fatto qualcosa, di aver mosso una briciola, di aver calpestato la sabbia dandole una forma differente. Che a pensarci sembra niente ma in realtà non è niente, è poco. E poco dopo poco si muove il mondo.
Perché alla fine, quando saremo vecchi, non ci ricorderemo di quanti bilanci avremo chiuso, quanti finanziamenti rinegoziato e quante presentazioni avremo fatto in power point (antichi c’è Prezi!) ma di quello che avremo scritto e condiviso, quello che avrà fatto sorridere qualcuno che non conosciamo grazie a qualcosa nato dal nostro cervello, passato per il nostro cuore e messo in realtà dalle nostre dita [semicit.] Gioiremo di quello che le altre persone indirettamente e, magari, senza accorgersene ci hanno dato. Saremo entusiasti per aver lasciato un segno, anche se intangibile, anche se immateriale. E non saremo certo ricordati per i like su facebook o per le condivisioni dei nostri post, saremo forse ricordati per quell’emozione che siamo stati in grado di lasciare sulla pelle degli altri, di quelli che abbiamo raggiunto digitando dal divano di casa nostra, dal tram, dal treno in corsa. Saremo associati a quello che è stato il nostro esempio, il nostro piccolo contributo in un mondo che va sempre più nella direzione dell’essere pigro e grigio.
Per questa ragione sono una blogger, per questa ragione scrivo di lifestyle, per questa ragione ho scritto questo post. Pubblica subito
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