Che di intrecci, pizzi o indefinite reti, questo mood è ciclico e si veste di trasparenze e velate allusioni ad un nudo non nudo che piace, sempre.
Veronique Leroy interpreta il tema declinandolo in gonne, abiti e capispalla che si contrappongono a tessuti pieni e puri in una gamma cromatica che indaga il nero, il bianco e i grigi, la rivisitazione del classico abito da tennis di David Koma, innovativa e interessante, l’esasperazione a casa McQueen, dove il concetto è portato all’eccesso sino a invadere accessori e dettagli in un risultato eccentrico. Come sempre. Bianco e nero anche per la passerella Diesel Back Gold: contaminazioni diventano interi abiti, trasparenze invadono corpi e tessuti, i contrasti il nucleo, non solo di colore, ma anche di materiale. Sempre cool Phoebe Philo per Cèline, la purezza iconica si concede qualche licenza poetica in un equilibrio sempre coerente. Non si può che adorarla, ndr.
Sovrapposizioni e inserti, piccoli dettagli per Cedric Charlier, ancora bianco, che domina, energico e sensuale. Smaliziata e sofisticata Chloè, tra mini-midi-e-maxi che declinano attraverso geometrie e texture differenti trasparenti sovrapposizioni.
Knittwear, maglie larghissime, tessuti traforati al laser, intrecci o vere e proprie reti. Una sensualità indagata attraverso gonne, inserti maliziosi, dettagli irriverenti o interi abiti.
Suadente, irriverente e smaliziata. Pronta per essere ripescata e salvata.
A me piace, e a voi?
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(Credits: Tumblr)
Articolo scritto e redatto da Barbara Ceriali | Tutti i diritti sono riservati