Nicholas K  risorge a nuova vita, a una nuova idea di femminilità.

Il duo che è dietro il brand è l’insieme di due menti, di due pensieri, di due DNA consanguinei perchè Nicholas K è i due fratelli Kunz, cresciuti in Arizona, nella fierezza selvaggia di quel pezzo d’America diviso tra canyon ruggenti e irte rocce. Fratello e sorella, nati da madre russa e padre tedesco, hanno in comune una coscienza ecosostenibile e una visione della Moda pulita, limpida e pacifica che non prevede spargimenti di sangue e sofferenze inutili agli animali. Fur-Free è il primo lemma della loro personale enciclopedia formatasi tra corsi di pittura, scultura, soggiorni in Italia e la consapevolezza di una famiglia che, in virtù delle radici così eterogenee, era già fucina di un pensiero innovativo.

Fratello e sorella hanno viaggiato in maniera opposta, hanno lavorato presso brand internazionali o piccole realtà locali e poi New York è stato il fatidico incontro, quando nel 2003 si sono ritrovati e hanno deciso di creare un brand che fosse loro, figlio di una comune sensazione.

Nicholas K è riconoscibile non immediatamente perchè rappresenta qualcosa che va saggiato, incontrato, toccato con mano per essere conosciuto e compreso: da visionari e profeti, Christopher e Nicholas hanno da subito puntato su materiali sostenibili, sul nomadismo urbano, su collezioni le cui silhouette sono profezie di quelle successive; hanno insomma puntato sul racconto continuo, lineare di un percorso “infantile” maturato nelle esperienze singole e nel comune sentire il legame con la terra.

Una massima di Confucio recita così:” Studia il passato, se vuoi divinare il futuro.” Nicholas K ha fatto sua questa frase rendendola motto ispiratore della collezione per la prossima stagione, soprattutto dopo i terribili fatti che hanno coinvolto il loro quartiere generale: una settimana prima della sfilata un incendio ha devastato outfit e foto, disegni e materiali della nuova collezione. Fratello e sorella, insieme ai propri collaboratori, hanno divinato il futuro e, tra le ceneri dell’edificio, hanno ripensato ad una nuova collezione e trasformato i capi in una nuova eredità, in un testamento visibile della loro perseveranza.

I colori sono tenui, leggiadri, diafani ma incisivi; la luce è lasciata libera di scolpire nuove linee sinuose, cascanti e fluide. Materiali naturali come il cotone o la seta Habatoi sono tele su cui le nuove forme prendono coscienza di sè e si mostrano all’osservatore che, in questo fluido fluire di trame e colori, resta stordito dalla semplicità della bellezza.

Questa collezione è eredità e divinazione del futuro: non c’è un unico legame ma tanti spunti tra cui l’Oriente e l’innovazione tecnologica. Abiti lineari ma mossi, trasformanti per cui un una t-shirt diventa pantalone, un vestito si trasforma in un cappotto in una dialettica vivacità che si allinea ai tempi moderni, alla “necessaria” consumazione famelica di un outfit. Ma Nicholas K non si lascia confondere e prosegue la propria strada in cui la discussione sulle origini, il sovvertimento delle proprie radici è motore che sospinge, conduce a Est, al luogo in cui nasce il sole e tutto è più chiaro, intenso. Anche la propria anima!

 Articolo scritto e redatto da Ciro Sabatino | Tutti i diritti sono riservati










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