Come ogni competizione Mondiale che si rispetti, l’Italia si gioca la qualificazione all’ultima partita del girone: dentro o fuori, un unico verdetto.

Sulla nostra strada l’Uruguay, allenata da una vecchia conoscenza del calcio italiano Oscar Washington Tabarez. Quella Celeste che nel 1950 al Maracanà di Rio de Janeiro batté il Brasile nella massima competizione internazionale, gettando nello panico e nello sconforto una nazione intera.

Prandelli, uomo di grande umiltà e competenza, ha avuto il coraggio (forse confusione?) di cambiare modulo (il terzo in tre partite) adottando un  3-5-2, per affinare i meccanismi difensivi, troppo farraginosi nelle due partite precedenti.

Il CT si è così affidato al blocco difensivo juventino Bonucci-Chiellini- Barzagli, che hanno dato un contributo fattivo al successo in campionato della squadra di Antonio Conte.

Centrocampo folto e di qualità Verratti-Pirlo-Marchisio, supportato dalle ali Darmian e De Sciglio che devono alternare la fase difensiva a quello offensiva, come il nuovo modulo impone.

Due risultati su tre a disposizione degli azzurri, ai quali basterebbe anche un pareggio per passare agli ottavi: togliamoci questo pensiero dalla testa. Si gioca per vincere. Ripeto: Dentro o fuori.

I primi minuti mostrano fasi di gioco molto spezzettate. I tacchetti azzurri vengono impressi più volte sugli arti di Suarez, vero spauracchio per la difesa azzurra.

Pirlo  al 10’ inizia a provare una delle ‘sue’ punizioni, testando i riflessi di un Muslera, estremo difensore uruguagio, capace di grandi parate alternate a svarioni da principiante.

Al 20’ prima azione pericolosa dell’Uruguay con Cavani che gira sul fondo un cross di Alvaro Pereira, trasformato rispetto all’ultima esperienza nerazzura.

L’Italia ritrova il palleggio mostrato nella partita con l’Inghilterra ma non c’è ancora il cambio di marcia necessario a dare una svolta alla partita.

L’esuberanza fisica di Mario Balotelli supera il limite al 22’, dove rimedia un cartellino giallo che lo porterà a saltare l’eventuale prossima partita.

Al 26’ Balotelli non premia un taglio perfetto del compagno d’attacco Immobile e va al tiro da posizione improbabile: la palla va a salutare la bandierina del calcio d’angolo. Non è la strada giusta.

La personalità di un ispiratissimo Verratti, unita all’esperienza di Pirlo, confeziona l’azione che porta al tiro Immobile, che si coordina male e spara la palla alle stelle.

Al 32’ il Tandem Suarez-Lodeiro conclude due volte verso la porta italiana, trovando l’intervento reattivo di Gigi Buffon. Una sicurezza, ma il livello di attenzione sulla fase offensiva dell’Uruguay deve aumentare.

Il primo tempo si chiude stancamente con un ritmo compassato per chi, come l’Uruguay deve cercare necessariamente la vittoria e chi, come l’Italia deve dimostrare di non essere la squadra vista con il CostaRica.

Al rientro in campo subito una sorpresa: fuori un inconcludente Balotelli, dentro Parolo, pronto ad inserirsi negli spazi lasciati liberi da Immobile, anche nell’ottica di un Uruguay più scoperto e volto all’attacco.

Il fil rouge della partita non si discosta dall’andamento del primo tempo. Ci tengono svegli la passione per i nostri colori e le scarpe fluoroescenti di gran parte dei giocatori.

Al 57’ uno-due fulmineo di Suarez per Rodriguez che, da posizione defilata, non riesce ad incrociare sul secondo palo. Buon per noi.

Pochi minuti dopo la svolta della partita. Contrasto deciso a centrocampo di Marchisio, come tanti altri. Fallo non discutibile, ma il cartellino rosso ci fa sobbalzare sul divano ed oggettivamente pare una punizione eccessiva. I fantasmi del mondiali coreano ci entrano nella testa. Ora bisogna tirare fuori gli attributi.

espulsione

 

Al 65’ Suarez si presenta da solo davanti a Buffon che risponde d’istinto ed allontana il nostro ritorno in patria. Il portierone azzurro esulta come avesse segnato un gol e la stessa sensazione pervade tutte le case italiane. Siamo ancora vivi.

Due minuti dopo l’Italia si fa viva con Immobile imbeccato da un passaggio filtrante, manco a dirlo, di Pirlo: tiro murato da un difensore e palla in angolo. E’ la sua ultima azione: l’attaccante ex granata esce per fare spazio ad Antonio Cassano. La sua qualità ed intelligenza tattica è oro per questa fase critica della partita.

L’Uruguay risponde con l’entrata dell’ex reggino Stuani e l’ex bolognese Gaston Ramirez. Speriamo non facciano scherzi.

Al 78’ si presenta una scena più unica che rara: Suarez, per eludere la marcatura di Chiellini e forse spinto da una colazione poco abbondante, morsica letteralmente la spalla del difensore, che già ebbro dei dribbling subiti si limita a rispondere con un’amorevole gomitata.

chiellini

Due minuti dopo capitoliamo, a causa di un perfetto colpo di testa di Godin, specialista e già protagonista nell’Atletico Madrid di un’annata indimenticabile, su cui Buffon non può fare niente. Le speranze si affievoliscono, mancano soli 8 minuti al check-in per Fiumicino.

Godin

Minuto 83’ punizione di Pirlo, il Cuore di milioni di italiani pulsa nel suo piede fatato: la palla, deviata, sfila a lato di Muslera.

Gli attacchi italiani sono sterili come la forza nelle gambe e nella testa dei nostri ragazzi. Finisce la nostra avventura in Brasile dopo 5 minuti scarsi di recupero.

La celeste continua il suo cammino per giocare una secondo brutto scherzo ai padroni di casa brasiliani.

Pirlo

Adesso si possono aprire i dibattiti dei milioni di CT italiani improvvisati, che si spengono in un’amara serata estiva. E’ finito uno dei tanti cicli: per ricominciare è necessario riflettere sui valori del calcio, sull’educazione sportiva e sull’attacamento ad una maglia che non si limita a sapere cantare l’inno a memoria.

Per vincere un mondiale ci vuole corsa e grinta, prima della tecnica e della tattica. E questa nazionale non l’ha mai avuta.

disperazione

Un piccolo consiglio: da sabato, in coincidenza con l’ottavo di finale che avremmo potuto giocare, iniziate a ripercorrere il cammino dell’Italia ai Mondiali del 2006: negli occhi di quei giocatori c’era la motivazione e la voglia di arrivare ad un titolo.

Io ho già prenotato un volo ‘virtuale’ Rio-Berlino, mi fate compagnia?

 

Il Pagellone

Buffon 7

Uno dei migliori della nostra nazionale. Compie due miracoli, ma non può fare nulla sul colpo di testa di Godin. Un esempio di professionista da seguire. #highlander

Bonucci 5,5

La difesa a tre lo aiuta a calarsi in uno scenario già noto. Ad ogni combinazione degli attaccanti uruguaiani non dà mai la sensazione di affidabilità. #barcollo

 

Chiellini 5,5

Idem come sopra, leggero miglioramento dalla partita precedente (si poteva fare peggio?) Unica soddisfazione: si porta a casa l’ortopanoramica di Suarez. Magari un giorno su ebay si venderà bene. #marchiato

 

Barzagli 6

Il fatto che debba essere lui il nostro pilastro difensivo, la dice tutta sulla qualità del nostro reparto arretrato. Soffre terribilmente gli uno-due del trio Suarez-Cavani-Lodeiro. #altrogiroaltroregalo

 

De Sciglio 6

Rientra dopo l’infortunio e si vede che non è al top. Coprire l’intera fascia è compito arduo, anche per chi è al 100% della condizione. #saliminerali

 

Darmian 6

Il difetto di chi ti abitua bene e che, quando viene meno, lo si nota subito. Il suo caso è un esempio lampante. Sicuro talento da non bruciare. Speriamo possa fare un’esperienza all’estero, dove si è spostato il baricentro del calcio che conta. #soldatoRyan

 

Verratti 7

Migliore in campo. Gioca con grande naturalezza e tocca più palloni.  Se il gioco del calcio si sviluppasse in orizzontale, avremmo vinto 48 a 0. Peccato che il fioretto deve essere alternato ad una lama affilata. I mezzi non mancano al ragazzo. #venezia

 

Pirlo 6,5

Ha tenuto a galla la nazionale per tutto il suo breve cammino. Oggi ha sfoderato altre giocate illuminanti, senza seguito. Non possiamo nemmeno dipendere dall’entropia delle sue punizioni. #dacongelare

 

Marchisio 5,5

Parabola discendente dopo l’ottima prova con l’Inghilterra. La sua prestazione è macchiata dall’espulsione che ha cambiato la gara. Sarò uno dei pochi a sostenere che la tibia dell’avversario era nel suo mirino. Testa fredda e cuore caldo, diceva il mio amato Vujadin. #docciafredda

 

Balotelli 4,5

Partita che conta. Mario porta la solita giustificazione del tipo ‘ Il cane mi ha chiuso a chiave in casa’ e non si presenta in campo. Fisicamente c’è, sportella fino a prendersi un cartellino, sfodera un diagonale che si trasforma in un orizzontale ed il suo tè caldo dura più del quarto d’ora canonico. #farsiunannoinfabbricano?

 

Immobile 5,5

Cerca di dare profondità, ma si vede che non ha la gamba del campionato. Se i tedeschi del Borussia Dortmund avessero aspettato qualche settimana, forse qualche soldino l’avrebbero risparmiato. #saldi

 

Parolo 6

Nell’inedito ruolo di seconda punta, cerca di dare un pò di verve. Ha corsa ma viene servito poco. #improvvisato

 

Cassano 5

Non mette in campo nessuna delle sue armi. Mai saltato l’uomo, mai una giocata in verticale, mai un pallone protetto. Saluta la maglia azzurra nel peggiore dei modi, ovvero non lottando per chi gli ha dato fiducia. #vacanzaascrocco

 

Motta 4,5

Ok cerco di essere obiettivo. Entra al posto dell’affaticato Verratti per consolidare il centrocampo. Passeggia come se fosse sulla spiaggia di Copacabana. Spero si trovi bene a Parigi, perchè in Italia l’accoglienza sarebbe, come dire, freddina. #mottaccitua

 

 

Credits: Reuters, Action Image

Articolo scritto e redatto da Luca Gandini | Tutti i diritti sono riservati

 

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