Manca poco. O forse manca ancora tanto ma a me sembra che il tempo mi sfugga dalle mani, come sabbia finissima che scivola fra le dita, come vento che soffia forte e mi scompiglia i capelli. Manca qualcosa. E poi saranno stati 365 giorni, un anno pieno ed intenso.

Quel giorno me lo ricordo bene. Il ricovero alle 7.30 puntuale e programmato, come quasi tutto nella mia vita. Un cesareo la cui parola incombeva sopra la mia testa e il mio stato di ansia che rasentava quasi lo zero. Se devono tagliarmi che lo facciano, basta che le piccole non abbiamo problemi e nascano senza dolore e sofferenza. Me lo ricordo con lucidità quel giorno in cui nacquero e le vidi per pochi minuti in sala operatoria per poi desiderarle fino al giorno seguente. Mi ricordo tutto io che ho una memoria flash che dimentica in fretta, a volte troppo rapidamente.

Mi ricordo le emozioni, l’adrenalina, la voglia di passare dall’essere figlia ad essere madre. Non voglio dimenticarmi niente, ma nel frattempo sono passati giorni, notti e settimane. Sono trascorsi mesi e siamo qui, in quattro, più emozionati ed innamorati di prima, sempre che questo possa essere possibile. La nascita di una vita, o di due, ti sconvolge. Ti travolge come un fiume in piena e restare a galla nonostante le onde e la corrente è faticoso, a volte sembra addirittura impossibile. Sembra di affogare, di annaspare ma c’è l’istinto, quella voglia di vita, di respiro che ci tiene su, anche quando la superficie dell’acqua la vediamo da sotto.

Manca poco, ma il pancione a me non è mai mancato. A me che ho fatto del raziocinio la mia arma di fuga e che poi ho rischiato di perdermi in questo amore così disarmante da far cadere anche le certezze più forti e stabili. A me che ho adorato la pancia fino a non riuscire più quasi a muovermi, che mi prendevo in giro dicendo che ero ingombrante più del dovuto, che ho trasportato le piccole fino a che il corpo non ha detto basta, non ce la faccio più. A me che ho dato tutto e lo rifarei altre mille volte e che lo faccio ogni giorno. Manca poco e poi sarà un anno. E si, festeggerò. Non solo perché è il primo compleanno di Gaia e Giada ma anche, e soprattutto, perché il primo anno, quello che dicono sia più il complesso, è andato e voglio contrastare questa malinconia che mi pervade. Voglio celebrarlo, perché da quella sala operatoria abbiamo fatto tanta strada insieme e sono riuscita ad essere mamma senza perdere l’essere figlia, senza perdere me stessa.

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