Lo so che non vi scrivo da troppo, e che mi ero ripromessa di scrivervi più spesso. Ma quest’anno è iniziato in modo pieno  tirandomi dentro vortici di pensieri e cose. Torno però, per parlarvi di qualcosa di cui non posso evitare: Lorenzo 2015 cc.

Non solo perché questo album era attesissimo, perché conta 30 pezzi (e dico T R E N T A sinioriEsiniore!), non solo perché è stato pubblicato da circa 2 settimane e da allora si è piazzato al primo posto della classifica italiana guadagnando già un disco di platino. Non solo perché si intravedono i numeri di un successo quindi. Ma perché credo sia un disco che parla a tutti, ad ognuno in modo diverso e con un linguaggio differente: lo scorri e scegli cosa vuoi essere e cosa vuoi ascoltare, di volta in volta, potendo pescare tra stili, modi e intenzioni completamente diverse.

C’è da fare una premessa: Jovanotti è ovunque, tutti lo snobbano, ma poi tutti vogliono intervistarlo, fotografarlo, osservarlo. Che sia con cinismo o con entusiasmo: se ne parla sempre tanto, un po’ per l’aspettativa che crea, un po’ perché Jovanotti è Jovanotti: qualcosa di diverso da tutto il resto, in un modo che non era mai esistito prima e che ancora nessuno è riuscito a replicare. Ha saputo reinventarsi tante volte e tante volte ha provato a sperimentare. Convincente o meno, è innegabile che abbia fatto strada, che ci faccia ballare da 20 anni, e che abbia dato un po’ di personalità al POP italiano.

Lui riesce nel chiaro intento di sorprendere, perché ha l’aria di chi non ha mai troppa voglia di impegnarsi e invece riesce a creare dischi che richiedono tanta attenzione e tanto studio. Che richiedono d’aver ascoltato tanta tanta tanta musica. E richiedono anche la capacità di riuscire a reinterpretare tutto in un modo inedito che è sempre diverso, ma che può ad essere sempre godibile e originale.

 

 

Ma il disco è sorprendente in sé, se non altro per il fatto che mette dentro tutto: l’elettronica degli ultimi anni, le ballad di sempre (immediatamente riconoscibile in “Ragazza magica”), la disco-music nel suo momento di ribalta, il rap, i fiati e i cori del funky, le chitarre gitane. Ci sono i temi ricorrenti di Lorenzo Jovanotti: la musica (fonte di passione e libertà), l’amore (che è dono e magia) , l’Africa (che è sogno di mondi diversi), la vita (che è “aria nei polmoni”) e l’energia (che è chimica). Energia a gogò, as usual (ascoltate “E’ la scienza, Bellezza!” poi mi dite). Ma sopratutto c’è l’instancabile voglia e la capacità di raccontare la vita guardando quella che succede intorno, o a volte anche inventando storie. Facendo ancora tante rime, che qualche volta un po’ stridono e a volte sembrano perfette, ma alla fine son sempre calzanti nella riuscita dei brani e dello stesso disco.

Disco eclettico e multidimensionale, ma comunque compatto e compattato dalla riconoscibilità del Pop cherubiniano: che osserva e racconta storie e mondi diversi cercando di entrarci dentro e passando da un visione all’altra, da una condizione all’altra, senza avere un solido centro di gravità. Ma piuttosto abbandonandosi alla curiosità.

Articolo scritto e redatto da Alessia Esposito | Tutti i diritti sono riservati

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