Non c’è sì senza no. Non c’è alba senza tramonto. Non c’è luce senza buio. Non c’è amore senza dolore. Non c’è amicizia senza scontro. Non c’è guadagno senza lavoro. Non c’è brivido senza incoscienza. Non c’è scrittura senza lettura
E mentre qualcuno si starà interrogando sul dilemma quasi amletico “è nato prima l’uovo o la gallina” ecco che approdo ad affrontare uno dei temi più – apparentemente – banali, ma al contempo affascinanti del mio passato recente: leggere e scrivere. Inspirare e respirare. Vuotare e riempire. Piangere e ridere. E’ come se fossero due azioni legate fra loro da un filo indivisibile, così lontane l’una dall’altra, ma al contempo così imbrigliate da sembrare, all’occhio meno attento, una sola azione.
Ho iniziato a leggere prestissimo. Complice una mamma casalinga che non mi ha mandato all’asilo e che mi ha insegnato a leggere e scrivere prima della prima classe elementare. Leggere ha sconvolto la mia vita, mi ha resa indipendente per qualcosa che da sempre mi stava a cuore. Leggevo senza sosta, come se fossi posseduta da voracità divoravo ben più dei canonici 12 libri all’anno ed intervallavo letture molto differenti fra loro portando avanti due o tre tipologie di testo allo stesso tempo, passando così dallo storico al profano, dal romanzo alla raccolta di poesia. Istruttivo e stimolante.
Scrivere davvero, nella realtà, è arrivato molto dopo. E come le cose che arrivano con il tempo, proprio con il tempo si sviluppano. E così è stato. All’inizio era solo un dettaglio puntiglioso di termini ed azioni, come un elenco da approfondire che serviva a rimarcare cose e persone, parole e pensieri. Poi un po’ per diletto, un po’ per impegno, si è trasformato in periodi complessi, ricerca di termini opportuni e scoperta. Quella scoperta sana e profonda che diventa poi testo, paragrafo, descrizione, ornamento linguistico. Diventa parte di te fino a che i numeri dell’università non hanno preso il sopravvento, sostituendo i fogli a righe con quelli a quadretti, i romanzi con i tomi di econometria applicata. Mancanza di tempo e di luogo hanno fatto il resto, accantonando una delle azioni che più mi rappresenta in questo mondo: scrivere. Mettere nero su bianco pensieri ed emozioni, lasciar fluire in un unico percorso energie e distrazioni, luci intermittenti e fari nella nebbia, certezze e congetture, realtà e fantasia. Ho ripreso solo dopo la laurea in ingegneria, come se volessi riappropriarmi del mio piacere una volta sbrigato il mio dovere. Da allora ci siamo amati. Molto, con continuità. Ci siamo presi per mano ed aiutati nei momenti brutti, ma anche in quelli belli perchè non è vero che la creatività va di pari passo con la tristezza.
E’ così che leggere e scrivere si sono impossessate del mio io più di quanto mai avrei potuto immaginare. Come due metà della stessa mela.
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