Tutto comincia e tutto finisce lì, in quella scritta made in Armani .
Dialettica encomiastica, puro piacere e tradizione elevata alla più sublime delle potenze mediatiche: è tutto questo la sfilata per la collezione maschile S/S 2018. Ma procediamo per ordine e partiamo dalla fine perché il sorriso fiero e sincero di Giorgio sono il marchio riconoscibile di una griffe che è indissolubilmente manifestazione del sogno italiano, di quegli atelier in cui confluiscono l’osservanza della tradizione e la ricerca pedissequa dell’innovazione; innovazione che non significa stravolgimento, alterazione ed è miglioramento, è aggiunta di carattere a qualcosa di solidissimo. Quel sorriso appartiene a chi fa onore all’Italia, è mezzo mediatico che avvicina perché Giorgio resta, al di là di ogni successo, un appassionato stilista, un uomo che conosce il proprio mestiere e in esso fa testimonianza della propria vita, dedita alla ricerca, a rendere il bello ancora più bello.
Per la prossima primavera le proposte sono tutte imperniate sulla dicotomia classico+moderno, ovvero un processo che “svecchia” il passato, ne ricostruisce forme declinate in materiali tech e restituisce poi un prodotto che non può non essere riconosciuto se non come classico: solo Armani ci riesce, solo Armani sa come e cosa pescare nelle memorabilia del passato e farne elemento imprescindibile per l’uomo del XXI secolo.
L’ouverture è affidata a una lunghissima giacca doppiopetto di uno speciale color guscio d’uovo che sembra contenere tutto il mood della collezione: forme definite, morbide, pacate, confacenti. E’ un susseguirsi poi di completi da giorno essenziali in cui la camicia dal collo alla coreana è spesso sostituita dall’iconica t-shirt che fa capolino da capispalla dai revers sciallati che, in una ricerca di contemporaneità, perdono la classica lunghezza e si fanno sottili, avvolgenti, si poggiano delicatamente sullo sterno. Non può mancare il maglione da portare direttamente a contatto con la pelle, degno sostituto di qualsiasi altro capo, in un delizioso celeste polvere o grigio mélange. Ogni uscita rasserena, conforta perché celebra l’eleganza maschile in un crescendo emotivo che nel trench, icastico e inalterabile, trova uno dei suoi picchi: un capo intramontabile che perde rigidità e diventa un abbraccio sinuoso, tradizionale.
Sono tre i segmenti di questo show ed il secondo è quello che più risente della ricerca dell’atelier Armani per accostamenti cromatici di grande effetto per cui il blu Bondi dialoga con l’aubergine definendo contrafforti visibili ma eleganti, stravaganti autostrade nella creazione di un concetto moderno di stile. Il gilet ritrova nuova vitalità e va esibito come nuovo must maschile insieme a sac-à-man che sono degno companatico di outfit stupendi. Particolare cura è riservata alle calzature: stringate morbide o slippers ultrachic sostengono l’andatura calma e trasognata dei modelli che escono in passerella come qualsiasi uomo farebbe nella vita di tutti i giorni. Non possono mancare gli occhiali da sole con montature in cui il cerchio e la sua perfezione ne sono il leitmotiv.
Tra giacche dai revers a lancia portate a nudo, golf con microfantasia, pantaloni cropped super eleganti e l’immancabile nero si arriva al finale: è il trionfo, la celebrazione più elegiaca del bianco che Armani sdogana e con cui costruisce quattro completi che sono poesia, sintesi perfetta di sartorialità e contemporaneità, caratteristiche per cui lo stilista è re Giorgio!
Articolo scritto e redatto da Ciro Sabatino | Tutti i diritti sono riservati