Portare i bambini in piscina è praticamente una prova di forza per i genitori. Non tanto per l’organizzazione della borsa e il lavaggio di tutte le cose che hanno bagnato e sporcato, ma per il semplice fatto che portare in piscina i bambini si può definire un’attività atletica per i genitori.
La teoria sembra semplice: entri ti metti i sovra scarpe blu – con i quali potrebbero vederti anche di notte in mezzo a un bosco – entri nello spogliatoio, spogli il bambino dei suoi vestiti, gli fai indossare le ciabattine, gli fai fare pipì, gli metti il costume e la cuffia e lo porti a bordo vasca dove gli istruttori gli mettono i braccioli e inizia la lezione. Una volta terminata la lezione, semplicemente, si recupera il bambino, lo si spoglia, doccia&shampoo, si asciuga, si mette nei vestiti puliti e si torna a casa. La teoria è facile, semplice e limpida come l’acqua della piscina, ma in realtà contiene dei mulinelli che non farebbero invidia nemmeno ai laghi più profondi.
Ci sono delle insidie che si nascondono nell’acqua, di cui genitori si accorgono solo una volta effettuato il bonifico di conferma del corso annuale del proprio figlio.
La magia scompare non appena si varca la soglia di ingresso e ci si ritrova circondati da un numero non definito di genitori e figli che hanno tutti lo scopo: essere pronti per la vasca, in meno di 20 minuti. Genitori che perdono i figli, figli che perdono i genitori, sovra scarpe blu in ogni dove. Se si possa indenni per l’ingresso e la copertura delle scarpe e ci si avvia verso lo spogliatoio si ha la percezione che tutto possa essere in discesa, ma in realtà, all’interno dello spogliatoio, oltre a una miriade di altre persone con lo stesso scopo, contemporaneamente, ci sono anche ad attenderci 6000 gradi. Un caldo inimmaginabile che dovrebbe dare la possibilità ai bambini di non subire shock termici dopo la piscina, ma che in realtà ne regalano uno appena varcato l’ingresso. Sei immediatamente fradicio di sudore, distrutto da questo caldo come appena sceso dal volo che ti ha condotto a Singapore, immerso in una umidità senza senso, che ti assale mentre la piega del parrucchiere ti saluta a doppia mano.
Sei già stremato, ma cerchi di mantenere la concentrazione sull’obiettivo ovvero: cambiare nel minor tempo possibile tuo figlio per condurlo alla vasca e fargli iniziare in orario il corso. I bambini, però, si distraggono facilmente e quindi è un attimo che si perdono a guardare la cuffia colorata di un’altra bambina oppure le ciabattine con l’unicorno e le nappe colorate di un’altra, oggetti semplici che immediatamente desiderano in maniera spasmodica e che procurano un capriccio senza fine che li fa urlare disperatamente, fra finti pianti e lacrime da coccodrillo.
Ma tu mantieni la concentrazione sull’obiettivo, con non poca fatica ed una prestazione fisica che farebbe invidia a una gara di triathlon. Ok tuo figlio è nudo e a questo punto non resta che condurlo verso i bagni dove speri che non tocchi niente, ma che, in realtà, diventano luoghi di perdizione dove anche le mattonelle bianche asettiche attraggono la sua attenzione. Ok pipì fatta, si torna in postazione dove, nel frattempo, qualcuno matematicamente ha calpestato tutto quello che avevi lasciato per pochi minuti incustodito come se non lo vedesse, come se magicamente avesse conseguito il potere della trasparenza. Cerchi di respirare profondamente, cerchi di trovare di nuovo il tuo centro e soprattutto di ritrovare costume&cuffia che avevi diligentemente appoggiato sulla panca e che ora si trovano non si sa dove all’interno dello spogliatoio.
Bene, trovati. Vorresti urlare di felicità, piangere e commuoverti perché stai vestendo tuo figlio, ma non hai tempo ci sono anche i capelli da raccogliere in trecce e code sotto la cuffia. Ma tu sei stoico: pronto per l’ultimo step prima del corso, l’ingresso in piscina.
Se pensavi di esserti acclimatato nel clima tropicale e umidissimo che contraddistingue lo spogliatoio, sei un piccolo ingenuo. Il girone dell’inferno, infatti, prosegue con un altro aumento di temperatura e umidità appena varcata la porta che conduce alle vasche della piscina. Trucco colante, pezzatura assicurata, pantaloni che aderiscono immediatamente al tuo corpo come se fossero di pelle, vera. Ok ce la puoi fare, te lo ripeti come un mantra mentre la prima gocciolina di sudore ti trafigge la fronte. Vorresti spogliarti anche tu e gettarti nella vasca e ridere di questa situazione surreale, ma in realtà devi fare bene attenzione a non perdere tuo figlio che, in quella frazione di secondo che separa l’ingresso alle vasche e la vestizione con i bracciali, da parte degli insegnanti, cerca irrimediabilmente di infilarsi nell’acqua rischiando la vita e le tue coronarie.
Il corso inizia. E tu hai ben 50 minuti di relax.
Di relax?
Prima di tutto sei un ostaggio della piscina perché non puoi varcare la soglia dell’edificio in quanto tuo figlio non ha ancora raggiunto i sei anni e, per precauzione, vogliono che tu rimanga in zona e con in zona intendono il perimetro della piscina stessa. L’unica cosa che puoi fare è tornare alla postazione di prima nello spogliatoio e cercare di raggruppare tutto quello che hai lanciato nel momento concitato dello spoglia&rivesti tuo figlio. Rimetti tutto in ordine, vai a fare la pipì, ti asciughi la fronte, prepari i vestiti per dopo nel vano scopo di ottimizzare i tempi e poi rientri a bordo piscina dove ti siedi su una panca bagnata e attendi.
Qui si apre l’unico vero motivo di tutto questo sbatti. Tuo figlio è felice e ride, come non lo hai mai visto ridere probabilmente nella sua vita. Si sente libero e indipendente, schizza acqua da tutte le parti e si diverte. Si diverte talmente tanto che tu, senza accorgertene, lo guardi imbambolato come se fossi un robot in stand-by. Ridi da solo, con te stesso. Scatti qualche foto e video da mandare al papà – o alla mamma – e ti godi quel momento che etichetterai, almeno nel mio caso, come il tuo momento preferito della settimana. Il momento durante il quale riesci a ottenere l’equilibrio perfetto: da una parte tuo figlio diventa grande e impara qualcosa, dall’altro gli regali del tempo dedicato unicamente a lui, dall’altra ancora vederlo ridere e stare bene ti dona una sensazione di appagamento che ti trasforma immediatamente nel genitore migliore che potrebbe avere.
Non importa se questa magia dura solo 50 minuti e poi sei di nuovo in un calvario che si traduce nel docciare e rivestire tuo figlio. Con asciugamani che cadono, ciabatte che si perdono e vestiti bagnati che si mescolano ai vestiti asciutti e puliti che avevi portato da casa. Non importa se tutto questo avviene contemporaneamente per due figli come nel mio caso e ti perdi inevitabilmente qualcosa per strada, che poi ri-comprerai il giorno dopo. Non importa se con i soldi di quel corso ci potevi fare un weekend di coppia alla spa con massaggio incluso. Non importa più niente se non la sensazione di felicità ed equilibrio che quei 50 minuti ti regalano.