Quando è che si diventa troppo vecchi? Qual è l’età che fa da spartiacque fra la sensazione di avere il mondo in mano e quella alienante in cui non si può più scegliere perché ormai è troppo tardi? Ora che l’età media si è alzata, la prospettiva di vita si è allungata e quel mix favoloso fra tecnologie e progresso ci permette di prendere il mondo in mano senza curarsi del tempo che scorre, risulta quasi inspiegabile questa sensazione diffusa di aver calpestato, inciampato, sorpassato una linea immaginaria che dentro di noi fa cambiare tutto. Che sia ai 30, ai 25, ai 35 od ai 50 poco importa. Tanto è lì, in attesa che voi, noi, compiamo quell’ultimo passo e ci ritroviamo con il peso in equilibrio spostato oltre il tratto invisibile ed impalpabile che era lì ad attenderci.
Cosa ci spinge a pensare che abbiamo perso il treno? Che non avremo una seconda opportunità, che alla fine forse doveva andare così? È una versione leopardiana della vita oppure, semplicemente, vogliamo crogiolarci nell’idea che non ci siano nuove alternative per restare come appesi a situazioni che fanno parte dei ricordi e che si, sono sfumate, è vero, ma che ci hanno lasciato la consapevolezza di ciò che desideriamo e soprattutto di ciò che non desideriamo. Quand’è che si diventa troppo vecchi per pensare ad una famiglia, per decidere di avere dei figli, di indossare un anello per tutti prossimi giorni della nostra vita?
Dov’è lo spartiacque? Quella sensazione di non ritorno, che c’immobilizza di paura ma che, al contempo, razionalmente, non può che fare capolino nella nostra testa disegnandoci dentro le peggiori trame che la mente umana possa immaginare. Quand’è che davvero ci viene negata la possibilità di scegliere perché, ormai, è troppo tardi? Quando? Dove? Se avessimo davvero le risposte arriveremmo preparati a quel fatidico momento in cui si inciampa nella linea, ma purtroppo non è possibile.
E pensare che noi donne, nella maggior parte dei casi, risultiamo quasi ossessionate dalle cifre tonde, dal conteggio degli anni che passano anno dopo anno sul calendario, dalla paura di invecchiare, dai segni sul viso da omettere e cancellare, dalla pelle bruciata dal sole che desideriamo turgida come quella di chi possiede la metà dei nostri anni. E poi, in un giorno qualunque, ti rendi conto che questo tipo di pensieri non attraversa solo l’emisfero femminile del mondo, ma anche la mezza mela che andiamo cercando. Che un uomo, a quarant’anni, ci confida che possiede la consapevolezza di aver perso il treno, di averlo visto sfumare davanti a sé, come se fosse stato impotente, come se qualcosa fosse andato storto e nulla fosse più recuperabile. Come se i tempi fossero stati perfetti, prima, non adesso. Come se, ormai, dovesse rinunciare ad uno spicchio di felicità semplicemente per una questione temporale. E non puoi che rispondergli che non è vero, che non è così, che può ancora scegliere, e mentre glielo dici ci credi davvero ma appena ti senti, appena ascolti la tua voce, inizi ad interrogarti sul fatto se davvero sia possibile o meno scegliere ancora. E non te la sai dare una risposta, perché forse la risposta non esiste. Perché, forse, ciascuno di noi ha tempi diversi ed il trucco è solo quello di incontrarci, magari in momenti diversi delle nostre esistenze, magari facendoci beffare dal destino, magari innamorandoci di qualcuno che ha 10 anni più o meno di noi, ma che la vita ha messo sul nostro sentiero per farci scegliere ancora
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