Non poteva esserci cornice più adatta della stazione Leopolda di Firenze per la Chianti Classico Collection 2012. La rinascita culturale insita nel recupero della vecchia stazione ferroviaria si accosta in maniera ideologica alla riscoperta in atto negli ultimi anni di un grande vino troppo a lungo sottovalutato come il Chianti Classico

Il triangolo d’oro a cavallo fra le provincia di Siena e Firenze è uno di quei posti di cui ti innamori, che sogni la notte e che, quando hai la fortuna di svegliarti con la vista su quelle stupende colline, ti rinfranca lo spirito. Proprio dalla terra di questi stupendi colli nasce il Sangiovese che sta alla base del Chianti Classico. Un terreno variegato, che può essere più argilloso e calcareo, o più sabbioso, con maggiore o minore scheletro, scuro o chiaro e da ognuno di questi terroir prende forma un vino tipico, che racconta la sua storia, che parla del suo viaggio alla bocca di chi lo beve

I 150 produttori della Leopolda hanno presentato i loro pargoli più giovani, alcuni prelevati per l’occasione direttamente dalle botti, in modo da narrare coi fatti la loro idea di fare Chianti Classico. Le differenze ci sono e si fanno sentire, c’è chi preferisce usare Sangiovese in purezza per puntare sul frutto, tipico di questo vitigno, e sulla longevità che i tannini gli conferiscono, chi decide di orientare la propria coltivazione al biologico per tornare ad un metodo di produzione del vino che sia il più naturale possibile e chi invece riscopre varietali autoctoni e quasi dimenticati da inserire nel blend

Le espressioni che il Chianti Classico riesce a trarre dai 7.000 ettari di vigneti iscritti alla DOCG sono variegate e decisamente accattivanti. I campioni da botte parlano di frutti rossi ancora freschi, di un vino piacevolissimo e che ha la possibilità di mantenere un bouquet fantastico. Le nuove annate raccontano un tannino verdeggiante ed un carattere irrequieto, tipico della giovinezza. Le riserve, con un’opulenza appena accennata narrano storie che sono maturate negli anni di affinamento in legno, riempiono la bocca con una gradevole sensazione di calore e di morbidezza, ma anche di quel timbro deciso tipico del vitigno

Credetemi, un’emozione diversa ad ogni assaggio, un’esperienza bellissima, da ripetere

Il Fede

Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati