Estate, caldo, afa. Tutte parole che negli ultimi giorni sono state dette, sussurrate, urlate a squarciagola da migliaia, milioni di persone alle prese con la canicola agostana. È l’estate bay, verrebbe da rispondere, ma il diritto alla piangeria è sancito dalla Costituzione (o forse no) e quindi libero spazio allo stracciamento delle vesti ed al safari alla zanzara tigre, sport estremo fra i preferiti del tipico abitante autoctono delle malsane pianure cispadane
Ma, dico io, non sarebbe molto più semplice invece di inveire contro il fiammeggiante carro di Elio farsi una bella birretta gelata e mettersi in testa uno di quei geniali cappellini che furoreggiavano negli anni ’90 con ventilatorino annesso (adesso fra l’altro stanno tornando à la page abbinati a mini pannelli fotovoltaici)? Io alla fine ho deciso di propendere per questa seconda ipotesi, esimendomi solamente dal cappellino perché culturalmente sono troppo figlio dei ’70 ed i ’90 per me sono già il futuro anteriore, cogliendo al volo l’occasione per approfondire la conoscenza con un ruggente birrificio dell’italica penisola: Castello
Di storia giovane, viene fondato nel 1997 a San Giorgio di Nogaro (UD), ha in realtà ascendenza secolare nel ramo brassicolo, avendo rilevato il complesso produttivo che in precedenza apparteneva ad uno storico nome della birra friulana ed avendone combinato il know how con le moderne tecniche di gestione e controllo. Il punto di partenza fondamentale da cui trae origine la sua birra è l’acqua che, come accade per il caffè, è ciò che più di tante altre cose concorre a marcarne indelebilmente il carattere. L’acqua della birra Castello proviene da quattro pozzi artesiani che pescano da una falda freatica di montagna, garantendo la freschezza necessaria alla produzione di un’ottima birra
Il gruppo è oggi di quelli importanti, con una produzione che nel 2012 ha superato il milione di ettolitri, e come tale si sta ponendo importanti obiettivo. Uno di questi, sicuramente lodevole, è un’iniziativa che birra Castello ha intrapreso di comune accordo col MATTM (ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare) tesa a sviluppare e promuovere progetti mirate a valorizzare la sostenibilità nel settore della birra ed a ridurne l’impronta ambientale (carbon footprint)
Ma in definitiva com’è questa birra Castello? Io ho assaggiato la Premium, una lager a bassa fermentazione che rappresenta il prodotto simbolo della produzione aziendale. Il primo impatto olfattivo è piacevolmente di malto, seguito da note affumicate e da sentori di noce. La spuma è fine e morbida e l’assaggio è appagante, leggero, non banale, chiudendo dolce/amaro, con una sensazione simile alla melata. Nel complesso una birra molto gradevole e gastronomica
Unico appunto che mi sento, sottovoce, di rivolgere è magari di ripensare lo slogan “una birra giovane per chi è giovane dentro” che fa molto cappellino col ventilatore, ed io essendo troppo dei ’70…
Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati
La birra, specialmente d’estate ha il massimo compito di rinfrescare la gola dall’arsura agostana, ogni altro discorso è secondario, particolarmente in spiaggia.
Al di là di questo contesto se oltre alla capacità rinfrescante la birra riesce anche a trasmettere qualche piacevole nota gustativa in più penso che male non faccia
(E sullo stupore relativo ai prezzi direi che sono pienamente d’accordo con te)
Da oggi vedrò questa birra in modo diverso| Per me la Castello è la birra del San Lorenzo sulla spiaggia. Il bar ambulante che si ferma in zona vende unicamente questa a un prezzo per cui mi meraviglio ogni volta. 1,50€. Ma in Calabria stupirsi dei prezzi è cosa normale tornando da Milano. 🙂