BKK, è la sigla riportata sul biglietto aereo che ci consente di atterrare in Thailandia, all’alba, all’aeroporto Suvarnabhumi, non prima però che Bangkok si sia lasciata ammirare dall’alto. Il sole spunta timidamente dalla coltre di afa e umidità che avvolge la città fin dalle primissime ore. Le luci dei grattacieli cercano di tenere testa al carattere dirompente del giorno che riporta la città alla sua veste naturale smettendo i panni della grande metropoli occidentale e rivelando subito la sua estensione disordinata. Pare che sia la prima impressione a determinare il giudizio delle cose e Bangkok non smentisce questa credenza rivelandoci una caratteristica imprescindibile che ritroveremo in tutto il viaggio attraverso la Thailandia. La città, infatti, sembra voler cucire insieme due anime contrapposte che convivono nello spazio e a tempi alterni animando le strade e la vita sociale: di giorno, il carattere asiatico di una città cresciuta a dismisura in pochissimo tempo lasciando che i grattacieli, i centri commerciali, le strade a più corsie e la moderna metropolitana sopraelevata si accostassero ai tratti tipici di una cultura abituata a vivere con poco, abitare case modeste, costruire dedali di stradine dove poter giocare o improvvisare un ristorante. Di notte, invece, tutta la magia autentica svanisce nel buio lasciando prevalere le luci dei grattacieli molti dei quali offrono un cambio di prospettiva dall’alto evocando il fascino di città lontane che non hanno niente, però, dell’autenticità che ci siamo ripromessi di ricercare in questo viaggio.
Al nostro debutto come turisti in Thailandia, decidiamo di farci un’idea complessiva della città di Bangkok e delle maggiori attrazioni attraverso la navigazione sul fiume Chao Phraya a bordo di una long tail boat, un’imbarcazione tipica realizzata in legno decorato con il color rosso vivo. Sulla sponda alla nostra sinistra il tempio Wat Arun, il primo contatto con la cultura buddista, più avanti un sistema di palafitte, invece, rappresenta l’intrusione alla povertà e la felicità semplice di bambini che sfruttando i rami dei salici per lanciarsi nel fiume.
Avendo solo un paio di giorni a disposizione, abbiamo scelto di concentrare in un’unica visita tutti i luoghi turistici più tradizionali per avventurarci alla ricerca di mercati in cui assaporare la vita autentica della Thailandia. Nel dedalo di strade brulicanti per il risveglio della vita lavorativa, scorgiamo il Wat Traimit, il tempio del Buddha d’oro, materiale purissimo dal peso di 5,5 tonnellate ed un valore di 250 milioni di dollari. Nessun sistema di massima sicurezza circonda questo tesoro, solo lo scorrere della vita quotidiana e i rituali scrupolosi dei monaci e i credenti giunti fin qui per offrire preghiere. Non molto distante, le strade si allargano in grandi viali per segnare l’avvicinarsi al Wat Phra Kaew e il Gran Palazzo Reale. Entrare in questo complesso di edifici significa lasciarsi incantare continuamente dalla diversità degli stili, dalla ricchezza dei dettagli ornamentali non solo per la scelta dell’oro che ricopre gran parte delle cupole, ma anche degli intarsi e l’accostamento dei materiali e dei colori selezionati per riflettere la luce e accrescere lo sfarzo della dinastia reale. Al suo interno, oltre le aree dedicate alla vita istituzionale e privata della famiglia reale della Thailandia, ci si può lasciar incantare dalla bellezza del Budda di Smeraldo, gioiello autentico racchiuso in una cappella ricca di decorazioni. A qualche isolato, la statua del Budda Reclinato con i suoi 46 metri di lunghezza offusca la misticità per lasciare spazio solo allo stupore di tale imponenza.
Votati alla ricerca dell’autenticità thailandese, decidiamo di allontanarci circa 70 chilometri da Bangkok, nella provincia di Ratchaburi, per immergerci nella peculiarità del mercato Samut Songkhram. Ci fermiamo al suo ingresso per procurarci una tazza di caffè thailandese per poi addentrarci tra le bancarelle alla scoperta di nuove varietà di frutta o verdura e assaggiare sapori nuovi generati dall’accostamento di ingredienti mai provati prima o semplicemente cucinati dopo una lunga macerazione. Gli occhi si muovono furtivi tra i colori sgargianti della merce mai sazi di scoprire, comprendere ed imparare attraverso la vita vera di un mercato la tradizione e la mentalità di un paese. I nostri occhi, però, sono anche protesi a verificare che l’avidità di conoscere non ci faccia sorprendere dal treno alle nostre spalle. Il mercato, infatti, è letteralmente attraversato dalle rotaie di un treno che 8 volte al giorno costringe gli ambulanti a mirabolanti operazioni per evitare che la propria merce resti schiacciata dal passaggio del treno. Una situazione surreale ma altrettanto autentica, dimostrazione della costanza e della determinazione di entrambi a voler rimanere fedeli alle proprie scelte. “Piuttosto sposto tutto più volte, ma da qui non mi sposto!” sembrano pensare sia il treno che gli ambulanti.
Sulla strada di ritorno verso Bangkok, ci lasciamo tentare dalla navigazione sui canali che caratterizzano la campagna immediatamente adiacente la grande città. L’imbarcazione è parte dell’avventura. Una struttura in legno poco più grande di una canoa dotata di un motore d’auto dismesso e riadattato con l’aggiunta di un timone per il guidatore e un lungo albero di trasmissione per immergere l’elica nelle acque torbide del canale. La velocità non è per niente proporzionale alla dimensione dei canali e del veicolo, veri attimi di paura ti colpiscono misti all’euforia di provare un’esperienza immersa in un paesaggio di palafitte e campagne thailandesi davvero unico. Alla fine del tragitto però ci attende l’emozione del mercato galleggiante, un’altra occasione in cui sperimentare il proprio animo inquieto e l’insaziabile sensazione di voler scoprire tutti i meandri del mondo. Non sappiamo dire con certezza quanto tempo abbiamo passato sulla nostra barca cercando di farci strada tra le altre che offrivano ogni tipo di mercanzia, o sulle sponde del fiume a lasciarci ammaliare dall’ingegno umano che si adopera in ogni modo per offrire comodamente su una barca quello che si può fare sulla terra ferma con tutti i confort. Abbiamo visto la barca che vendeva gelato artigianale, la barca attrezzata per grigliare il pesce fresco o gli spiedini di carne, l’imbarcazione che vendeva ogni forma di copricapo per proteggersi dai raggi del sole, quella sommersa di tessuti dalle più sgargianti lavorazioni e colorazioni. Ogni imbarcazione, la sintesi di una vita, la migliore rappresentazione della Thailandia.
Non sazi, rientrati a Bangkok non ci siamo lasciati scappare l’occasione di visitare il più vasto mercato thailandese del weekend: il Chatuchak Market. L’ampiezza dell’area incute quasi un timore reverenziale unito alla paura di perdersi nel labirinto delle bancarelle e non riuscire più a trovare una via di uscita. L’approcciamo dal perimetro esterno, ma il nostro timore si scioglie al troppo caldo, così come all’atmosfera conviviale e ai diversi profumi che inondano le nostre narici a più riprese. Ci addentriamo ben volentieri alla ricerca di sete locali, tessuti broccati artigianali da noi introvabili, stole dai colori vivi accostati a tonalità più tenui alla ricerca di una naturale eleganza. Ci lasciamo tentare da un pentolone enorme che offre un piatto tipico squisito ai commensali dei tavolini improvvisati, ci lasciamo rinfrescare dall’ombra di una tenda e ci perdiamo alla ricerca di quanto ancora non conosciamo.
Il nostro viaggio prosegue verso il nord della Thailandia, ma la capitale ci ha offerto scorci di irripetibile unicità.
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Articolo scritto e redatto da FRANCESCA TOGNONI | Tutti i diritti sono riservati