Il grande store Tiffany che da sul grande incrocio tra Boulevard de Waterloo ed Avenue Louise, la zona più fashion di Bruxelles, mi ha sempre incusso un timore reverenziale non indifferente. Contando che il mio budget in questo momento (e quello di Monsieur, purtroppo) è dirottato verso orizzonti lontani da Louise, e che comunque mi sembrerebbe ridicolo avere più di un paio per tipo dei classici orecchini a bottone, acquistati alle più democratiche Galeries LaFayette, anche il sostare in silenziosa ammirazione sul marciapiede con lo sguardo perso mi sembra irrispettoso da parte mia. Soprattutto quando incrocio gli sguardi irosi delle guardie all’interno del negozio, pronti a sbraitare pas de photos quando io non ce l’avevo neanche, l’intenzione di fare delle photos
Ma qualche giorno fa, forte del mio bel vestitino nuovo di NafNaf, di una bella giornata, e di una congiunzione astrale che mi ha fatto trovare più piacevoli la vista di Bruxelles dalla terrazza del Palais de Justice, più limpida del solito, o più graziosa la camminata in Boulevard de Waterloo, con i piccoli giardini degli eleganti palazzi Art Nouveau ancora leggermente imbiancati di neve, ho francito quella soglia. Sono entrata da Tiffany. Ora, immagino che per molti di voi questi sembrino deliri di una psicolabile (e forse lo sono), ma come dicevo prima, per me quella di un negozio di Tiffany vero (non che io consideri falso lo stand alle LaFayette, ma è quello che è, uno stand…no?) era una soglia invalicabile. No trespassing. Il simboletto dell’omino con il casco e la mano grande che sembra urlarti “nuooooh”
Sono entrata, con un passo falsamente leggero ed un aria falsamente veramente interessata, e per qualche istante ho temuto il peggio. E invece le guardie non mi hanno scortata verso l’esterno dello stabile, gli allarmi non sono suonati, e sono perfino pervenuta a controllare i miei scoppi di rossore ed arrossamento, tipici di quando io mi sento minacciata (e credetemi, mi ci sentivo, minacciata)
Una commessa deliziosa è venuta a sbarazzarmi del mio cappottino (di Pull & Bear, tra l’altro), sorridendomi e facendomi sapere che per qualsiasi curiosità o esigenza era a mia disposizione. Cielo. E così eccomi la, tra un bracciale di strass ed un ciondolo, un anello di fidanzamento a 26.000 euro ed un albero di natale di fiocchi rossi e pacchettini azzurri.
E mentre mi sentivo come se fossi Holly Golightly, e studiavo estatica le vetrine, stilando una lista degli acquisti piuttosto improbabile fino a quando non avrò ottenuto il dominio sull’umanità, un cameriere mi si è avvicinato come se fossi Oprah Winfrey, offrendomi, oltre ad un gran sorriso, tartine al fois gras (che odio), al fois gras cuit et confit (che aborrisco), ed un bicchiere di champagne Moet (sono astemia)
Nemmeno il mio incedere goffo e grezzo, mentre stavo cercando di mandare giù a fatica le tartine, e di sbarazzarmi del Moet come potevo, ha potuto scacciare la nuvoletta rosa di glitter sulla quale mi trovavo mentalmente
Se vi sentite in esigenza di principessamenti, o se in effetti siete donne e uomini ricchi e facoltosi, e vi piace il fois gras, la colazione da Tiffany è in assoluto la miglior panacea. Testato e garantito
Articolo scritto e redatto da Giulia Vettore che ad oggi non fa più parte del team autori di theoldnow.it
Ho testato per voi la #Breakfast at Tiffany’s | THE Old now… http://t.co/b3SpJiXK
@giulesss scrive per #theoldnow da #bruxelles e questo suo articolo non potete perdervelo!!! http://t.co/Zi5pimzo enjoy!!!!
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haha bellissimo articolo!