Volevo diventare mamma.
Lo volevo nelle ore notturne, di giorno e prima di addormentarmi. Lo desideravo in quelle giornate in cui il freddo inizia ad essere pungente e ti rendi conto che i mesi estivi sono ormai un lontano ricordo. Lo desideravo in quelle mattine in cui la brina ti da il buongiorno prima ancora che il caffè in ufficio con i colleghi. Lo desideravo davanti a quei tramonti rosa che sorprendono Milano ed il suo grigiore e la trasformano nella città più romantica e incredibile nella quale si possa vivere. Lo desideravo negli abbracci, quelli caldi e inaspettati. Quelli che ti arrivano mentre si è seduti alla scrivania a lavorare e che avvolgono di quel calore unico e profondo che solo certe persone riescono a comunicare. Lo desideravo sotto la doccia, quando il mio elemento per eccellenza, l’acqua, portava via con sé i pensieri e le frustrazioni del lavoro, lo stress della giornata e le preoccupazioni per le cose da fare, quella lunghissima lista di to do che ogni giorno ci imponiamo.
Lo desideravo nei baci, quelli soffici, sottili, sulla fronte. Ma anche in quelle appassionati, quelli rubati al buio, quelli in taxi mentre si torna a casa, quelli nel letto dopo aver fatto l’amore. E come un vorticare fra amore e vita sono diventata. Mi sono trasformata in una mamma anche se in realtà così, per ora, non mi chiama nessuno. Sono Laura e lo sono sempre, per sempre, anche se oggi, oltre a tutto quello che ero ieri, sono anche una mamma. E non importa se alla fine quel tatuaggio non lo farò mai, non importa se quel viaggio intorno al mondo non lo faremo più in due ma in quattro, e non importa se le mie ore di sonno sono scomparse, e non importa se non sono più solo io. Perché ho realizzato un sogno molto più grande: diventare mamma.
Perché l’unica cosa davvero importante, sono loro.