Domenica scorsa si è conclusa la serie rivelazione di quest’anno e probabilmente una delle serie tv migliori di sempre. Di cosa sto parlando? Ovviamente di True Detective, miniserie capolavoro targata HBO.

Questo crime drama dalle sfumature gotiche si svolge interamente nei meravigliosi e suggestivi paesaggi della Louisiana e ci mostra il viaggio, non fisico ma – come capirete – metaforico, di due detective, che si trovano a indagare su un caso dai risvolti inquietanti e raccapriccianti che vede come protagonista un misterioso e temibile serial killer. Parlavo di un vero e proprio viaggio, quello compiuto dai due agenti, in quanto si tratta di una vicenda che cambierà profondamente il loro modo di vedere il senso delle cose e il loro modo di rapportarsi alla vita.

I due detective in questione sono Martin Hart e Rust Cohle, interpretati rispettivamente dai magistrali  Woody Harrelson e Matthew McConaughey (si, proprio lui, il premio Oscar 2014 come miglior attore protagonista per il film Dallas Buyers Club, giusto per capirci).

True-Detective

La storia si svolge su due piani temporali distinti. Da un lato abbiamo il 1995, anno in cui i due si trovano per la prima volta davanti a un caso di un omicidio da cui partiranno le indagini che li condurranno in questo pericoloso vortice dal quale è difficile uscirne senza ripercussioni. Dall’altro ci troviamo nel 2012, momento in cui Rust e Marty vengono chiamati da due agenti a parlare delle loro indagini di sette anni prima.

Senza anticiparvi nulla, per non rovinare la visione a chi ancora non ha avuto modo di avvicinarsi a questa serie, posso solo dire che questi due momenti narrativi apparentemente distaccati, troveranno modo di congiungersi, dando non solo circolarità a una vicenda così appassionante e ben costruita, ma anche portando a un climax che sfocia in un finale decisamente elettrizzante capace di tenere lo spettatore incollato allo schermo.

Se dovessi descrivervi questa serie nel minor numero di parole possibile probabilmente potrei usarne una soltanto: poetica.

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Questo gioiellino della HBO sprigiona poesia in ogni inquadratura e in ogni dialogo. Certamente la vicenda su cui i due detective si trovano a indagare è interessante e costruita in modo impeccabile, ma ciò che fa la vera differenza in questi otto episodi sono le scelte registiche e musicali, la capacità di creare atmosfere assolutamente suggestive che non hanno nulla da invidiare ai migliori film nelle sale, e infine i dialoghi, vera e propria punta di diamante di un lavoro già in sé praticamente inattaccabile.

Marty e Rust hanno una concezione molto diversa della vita e i loro scambi verbali sono per lo più degli scontri tra due visioni e due modi di pensare molto diversi. Rust si abbandona spesso a lunghi monologhi filosofici, scritti alla perfezione e recitati ancora meglio, che ci mostrano come la sua anima sia stata inghiottita in una spirale di oscurità che lo porta a percepire la vita in modo molto particolare e tutto da scoprire. Rust è un personaggio complesso, un lupo solitario con un’anima corrosa da questa oscura nube che incombe costantemente su di lui. Ci parla, ma è come se lo facesse dietro a un velo, impossibile da scostare completamente. In questi momenti è come se si mettesse a nudo, ma questa coltre spessa che lo avvolge non si dirada mai del tutto. Resterà sempre un qualcosa che ci sfugge.

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Onestamente ho visto pochi personaggi così belli e complessi.  E non è un caso che vi abbia parlato di oscurità, dato che è uno dei motivi centrali della serie. In numerose frasi la parola darkness si ripresenta, frasi che trovo di una poesia e di una bellezza tale da raccoglierle in un libro e lasciarle scritte per sempre. Ovviamente questo leit motiv non è solo evocato verbalmente, ma è tutta la storia in sé a rappresentare una continua lotta tra la luce e le tenebre, in cui è difficile dire chi prevarrà.

Ad aggiungere poesia, come se non bastasse, si afferma una regia memorabile, capace di regalarci panoramiche silenziose e suggestive sui paesaggi sconfinati e desolati di questa terra bellissima che è il sud degli Stati Uniti e un piano sequenza – ovvero una sequenza senza stacchi di montaggio – di sei minuti che rimanda, non esagero, ai capolavori della storia del cinema.

True Detective 2

True Detective 4

Cattura

Il finale vi farà letteralmente venire voglia di alzarvi dalla sedia e di applaudire allo schermo. Si tratta di una serie veramente emozionante, costruita con attenzione e grande abilità, che vi riempirà gli occhi e vi aprirà la mente. Terminato ogni episodio è davvero difficile non passare qualche minuto a riflettere sulla potenza linguistica, registica e narrativa di quello che si è appena visto.

La serie ha avuto un successo tale che in occasione dell’ultimo episodio si è verificata una richiesta così consistente da mandare in tilt il servizio di streaming della rete, HBO GO. Dunque, anche se il rinnovo non è ancora stato ufficializzato, pare abbastanza scontato, visto l’importanza che questa serie ha saputo conquistarsi in così breve tempo. Certo è che anche se ci dovesse essere una seconda stagione, non avremo più come protagonisti McConaughey e Harrelson, in quanto True Detective nasce come una serie antologica, che cambia cioè i suoi interpreti e i suoi personaggi ad ogni stagione. Quindi la curiosità di capire chi avrà l’ingrato compito di reggere il confronto con questi due grandi attori è davvero elevata.

Per darvi un piccolo assaggio di tutto questo vi lascio con il video della sigla della serie, che rappresenta di per sé un piccolo capolavoro all’interno del capolavoro. Già la poesia che scaturisce da essa, la scelta musicale accompagnata da immagini molto suggestive è eloquente e vale più di mille parole.

Credits: HBO

 Articolo scritto e redatto da Elisa Saronni | Tutti i diritti sono a lei riservati

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