Stella Jean porta in passerella una nuova collezione autunno inverno 2015 2016 tutta incentrata sulle strade del Rajasthan con un allure da West End of London consapevole, spogliato di arroganza e supponenza colonizzatrici. Le stoffe riproducono affreschi buddisti di memoria giottiana e stampe rappresentanti l’architettura moresca dei palazzi del maharaja, in perpetua trasmigrazione attraverso la ruota del Samsara che non permette un’univoca visione. La sartorialità italiana si mostra nell’inconfondibile taglio degli abiti che acquistano un sapore inedito grazie a vibranti economie. I contrasti vengono sottolineati dal forte attaccamento alle grisaglie e ai manteaux del baule del nonno ed ecco che fa la sua comparsa, nuovamente, il principe di Galles, il Black Watch, i tweed. Gli elementi della commissione britannica tornano così passando dalle giacche da camera a quelle da caccia.

La collezione firmata da Stella Jean scopre dunque la moda come lasciapassare per nuovi territori: il rigore sartoriale dei tagli, le linee impeccabili e l’immancabile camicia a righe della tradizione italiana ed europea, dalla vestibilità lievemente slim, instaurano un avvincente scambio di opinioni. Sfila in passerella una collezione dal bagaglio antropologico imponente e di respiro cosmopolita, caratterizzata da un perpetuo ricorrersi di trempe-l’oeil culturali: i tessuti e gli abbinamenti compongono paesaggi narrativi in cui si delinea un’inedita estetica di cui la moda etica diventa portavoce. Portavoce di una contro colonizzazione in cui un semplice e umile charka, l’arcolaio a ruota, si è dimostrato più potente di qualsiasi Kalashnikov, come un simbolo capace di far esplodere la giustizia, sotto l’egida dello stimolo massimo della ” disobbedienza civile”

La collezione autunno inverno 2015 2016 segna così la migrazione come metafora di una tappa fondamentale nel cammino di crescita dell’uomo: tappa di aperture, conoscenza e scambio. Una migrazione, questa, evolutiva di generazione e di mentalità, non solo di luoghi. Consapevole dell’importanza, prima di un lungo viaggio, del mettere nel borsone trovato in soffitta le foto, i libri e tutto ciò che è memoria.

 

 

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