Innovare significa trovare soluzioni per rendere migliore la vita degli altri. Questo è uno dei punti fondamentali della filosofia di Google, Azienda nata solo 16 anni fa, nel 1998, da un’idea di due studenti di Oxford Larry Page e Sergey Brin.
Chi associa Google ad un semplice motore di ricerca, coglie solo un aspetto infinitesimo dei servizi offerti da una delle piattaforme web più famosa al mondo.
Nell’ultimo decennio il colosso americano, dotato della più grande infrastruttura di server e rete al mondo, ha saputo evolversi offrendo funzionalità sempre più in linea con le esigenze degli utenti, attraverso soluzioni proprietarie o acquisizione di società terze, tra cui Youtube, la più evoluta piattaforma di archivio video esistente sul mercato digitale.
Sarebbe oltremodo stucchevole continuare a rimarcare il successo di una Azienda così affermata e nota agli addetti ai lavori.
Trovo invece interessante sottolineare come Google rimanga fedele ai suoi principi di innovazione tecnologica, rivolti ad elevare la qualità di vita delle persone, anche quelle meno abbienti.
In questo senso è nato il Progetto Loon (letteralmente in inglese ‘matto’, ma in questo caso diminutivo di ‘Baloon’), volto a portare la distribuzione della rete internet in tutti i luoghi della Terra, anche i più disparati.
A prima vista un progetto folle e follemente dispendioso, ma non per chi ha saputo dapprima mappare l’intero pianeta (Google Maps), per poi darci un visuale più ristretta delle singole strade (Google Street View), a volte turbando la privacy degli inconsapevoli passanti.
La domanda diventa obbligatoria: come? Come potrebbe essere possibile connettersi ad un Social Network, in mezzo al deserto del Sahara, o come poter aggiornare la propria posizione Forsquare sulla vetta del K2?
L’idea geniale del Team di ‘cervelloni’ di Google è consistita nel progettare una rete di palloni aerostatici ad alta pressione, distribuiti nella stratosfera, ad un altezza di 20 km da terra senza così interferire con il traffico aereo.
Ogni pallone contiene dispositivi elettronici, provvisti di pannelli solari che garantiscono la loro alimentazione. Ciascun pallone è inoltre collegato a quelli vicini in modo da costituire nell’insieme una rete mobile che girovaga nel cielo, come gli stormi d rondini nei periodi di migrazione.
Il moto di questi palloni è regolato in base al movimento dei venti, distribuiti per fasce di latitudine, consentendo di coprire aree sorvolate per circa 40 km.
Un primo e lodevole obiettivo è quello di portare il collegamento internet in territori disagiati, favorendo le modalità di comunicazione: basti pensare a come si potrebbero ottimizzare gli scenari di telemedicina a supporto delle popolazioni del terzo mondo.
L’altra faccia della medaglia, quella più luccicante agli occhi di invidiosi e competitors, è rappresentata dalla possibilità di Google di garantirsi il monopolio sulla gestione delle reti di comunicazioni, partendo da internet per allargarsi poi agli altri mezzi di comunicazione come la telefonia mobile ed i segnali televisivi.
Allo stato attuale sono state avviate le prime sperimentazioni avanzate sul progetto, con esiti sorprendenti.
Quindi, a meno che non vi troviate in Cappadocia, è possibile che siate già stati testimoni inconsapevoli di questo passo verso un futuro tecnologico, volto, indipendentemente dalla natura degli interessi economici, ad integrare ancora di più la relazione tra popoli e culture differenti.
Se questa non è innovazione, allora dovremmo chiarirci bene le idee su cosa significhi trovare soluzioni che cambino la vita delle persone.
Credits: Gooogle, Google Plus
Articolo scritto e redatto da Luca Gandini | Tutti i diritti sono riservati