Piove. Domani? Che domande, pioverà. Passano i giorni tra la consultazione compulsiva delle previsioni meteorologiche e lo sguardo con il naso all’insù nella speranza di intravedere uno spiraglio di luce, un bagliore di speranza che squarcia il grigiore, fa cessare gli scrosci insistenti e regali anche solo un’ora di tregua. Un’ora, massimo un’ora e mezza, giusto il tempo per uscire e dare libero sfogo alle gambe e all’anima. Ma niente.

Però, piove ormai da troppo tempo per potersi sentire esonerati a causa del mal tempo. C’è uno stato di allerta generale a causa della pioggia, ma anche in casa, per la mancanza di corsa, non si sta molto tranquilli. Cosa fare? Attendere pazientemente che la pioggia si stufi di fare danni? Aspettare qualche giorno può lasciare lo spazio al riposo o a qualche attività di cross training, ma troppi giorni possono rischiare di avere effetti collaterali peggiori di una corsa bagnata.

Se ripartire è più importante dell’attesa delle condizioni perfette per correre, se si è prudenti il giusto, ma avventurosi quanto basta a non credere che l’umidità sia freddo,  se da bambini entrare nelle pozzanghere senza farsi vedere era un sogno, allora non rimane altro che vestirsi, infilare le scarpe e uscire a correre, nonostante la pioggia.

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La corsa sotto la pioggia ha in sé qualcosa di ancora più mistico rispetto al normale, più liberatorio, ma anche quasi eroico.  Spiegarlo a chi non ha mai avuto il piacere di provarlo è quasi impossibile. Ogni tentativo fallisce di fronte ad uno sguardo incredulo, distante anni luce da una sensazione di gioia e libertà.

All’inizio si fatica il doppio. Non tanto per la pioggia, ma per la lotta tra le parti interne del proprio io che recitano il copione di antagonisti in cerca di conferma. Si fatica a raggiungere la concentrazione perché tutti i percettori sono attivati e richiamati alla massima prudenza, a riconoscere il minimo segnale che possa corroborare o confutare la tesi di uno dei due contendenti. La pioggia avvolge, ovatta il rumore delle scarpe. Si diverte ad infastidire per testare la motivazione, poi, una volta convinta, sembra adagiarsi senza disturbare aprendo un varco per lasciare passare. Pure sensazioni perché ci si bagna. Ed in quantità. All’inizio si è quasi schizzinosi, quasi a a voler dimostrare che ci si può anche non bagnare, ma poi ci si sente ridicoli, impacciati. Per un attimo permane ancora il dubbio se non sia il caso di rientrare, ma la tentazione è troppo forte. Anche i piedi che all’inizio cercano di scegliere un percorso che eviti le pozzanghere, una volta entrati nella parte,  provano un piacere infantile e liberatorio nell’affrontare le pozze d’acqua. Sì, gli adulti si coprono ai primi freddi, gli adulti sono ragionevoli e non farebbero niente per compromettere la propria salute. Ma la corsa e la pioggia sono un binomio in grado di scardinare alcune delle più solide regole sociali. Sotto la pioggia si può correre senza effetti collaterali, ma una sana sferzata di energia e di entusiasmo. Tornati  a casa, ci si sente come quando si sa di aver fatto una marachella senza aver fatto niente di male. Si è solo fatto qualcosa di straordinario nell’ordinario sfiorando per un attimo un senso di libertà disinibita che, forse, solo da bambini si apprezza ogni giorno.

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Articolo scritto e redatto da FRANCESCA TOGNONI | Tutti i diritti sono riservati

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