In mostra al Museo del Novecento, dal 6 Aprile al 7 Settembre 2014: Munari Politecnico.

“La fantasia è una facoltà dello spirito capace di inventare immagini mentali diverse dalla realtà dei particolari o nell’insieme: immagini che possono anche essere irrealizzabili praticamente. La creatività è una capacità produttiva dove fantasia  e ragione sono collegate per cui il risultato che si ottiene è sempre realizzabile praticamente”.

Pittore, scultore, artista, fotografo, designer e grafico, Bruno Munari è stato un personaggio inquieto, sempre alla ricerca di verità e soluzioni ad ogni cosa. Protagonista non solo dell’arte visiva del XX secolo, ma anche dell’espressione non visiva con la sua ricerca maniacale dedicata ai temi del movimento, della fantasia e della creatività.

L’attività di Munari si articola principalmente in due fasi, in età giovanile cattura e rielabora le avanguardie storiche di Fururismo, Bauhaus e Neoplasticismo, un periodo seguito dall’espressione e divulgazione frutto delle sue ricerche, sotto forma di immagini ed astrazioni. Da Macchine inutili fino a Sculture da viaggio, Munari ha esplorato il controverso rapporto tra opera e spazio, avvicinandosi al costruttivismo senza mai smettere di smontarlo ed ironizzarlo. Più tardi l’artista si concentra sui concetti di macchina, design, progresso, passato e futuro, realizzando opere  ironiche, alla continua ricerca di partecipazione da parte dello spettatore. Munari frequentò i caffè, i locali, gli atelier e le comunità di artisti milanesi, luoghi colmi di idee, dialoghi, confronti, punti di vista e scambi di opinioni.

In occasione della mostra Munari Politecnico, il Museo del Novecento presenta un Focus dal titolo Chi s’è visto s’è visto dedicato all’artista rappresentato da una serie di fotografie scattate da Ada Ardessi e Atto. Perché questo curioso titolo? Da una locuzione utilizzata dallo stesso Munari per sovvertire il rapporto tra quella che è la rappresentazione di sé, la dimensione visuale e le apparenze riflesse. Il percorso si conclude con l’ultimo ritratto dell’artista, richiesto da lui stesso poco prima della morte di Atto.

Le opere in mostra non sono moltissime, ma rappresentano un interessante percorso nella vita dell’artista e del designer Munari, riuscendo a suscitare curiosità nel voler approfondire il suo immaginario artistico, superando lo stereotipo didattico di cui è stato investito.

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Monte Olimpino, Ada Ardessi, 1972.

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Bruno Munari nel suo studio a Milano, Atto, 1988.

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Sculture da viaggio, Bruno Munari, 1959.

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Fossili del 2000, Bruno Munari, 1959.

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Negativo-Positivo, Bruno Munari, olio su tavola, 1953.

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Nella notte buia, Bruno Munari, 1958.

Articolo redatto da Erica Chiesi | Tutti i diritti sono riservati