Sognare: è questo il diktat della sfilata Miu Miu FW 2017 e non si può fare altro che sognare e sperare che quel sogno duri il più a lungo possibile, così come accade nei minuti prima della sveglia quando la razionalità lascia ancora volentieri spazio alle vibrazioni oniriche, coccolandoci.
La signora Prada ha aperto il baule dei ricordi e ne ha tratto fuori faux-fur e visone, vinile e stampe e ci si è messa a giocare, come farebbe qualsiasi sognatrice: ha disegnato, mescolato, invertito, cancellato in preda ad un’euforia infantile e giocosa che ha però permesso di vedere in passerella l’arte sublime della Moda, l’evanescenza contratta nella realtà.
Il luogo dell’evento è stato di per sé sintomatico perché, in un palazzo anni ’30, la scala è stata incartata nel morbido peluche viola a voler enfatizzarne la valenza artistica e a trasfigurarne la funzione perché quei gradini hanno connesso la nostra quotidianità con la parte irrazionale, temuta e nascosta.
Il cappotto di Pvc, i grandi cappelli con la visiera, maglie arricchite da decorazioni abbaglianti ma non inopportune, stivali di pelliccia e plastica hanno animato un susseguirsi di outfit sempre più eterei e frizzanti, quando il peso dei materiali da giorno, costretto in abiti-divisa, ha lasciato spazio alle consistenze diafane e zuccherose della sera, alle gonne fluttuanti e leggere animate da pasticche in pvc e frange di cristalli.
Di modelle famose nemmeno l’ombra ma un particolare ha colpito: il plotone femmineo proveniva da tutto il mondo, era un chiaro messaggio di circolarità, ecumenicità intellettiva; ed è stata la stessa Miuccia, alla fine dell’evento, a sottolineare la necessità di uno sforzo congiunto perché tutti, intellettuali compresi, si aprano alle meraviglie della vita. Basta essere chiusi è il motto della Signora della Moda!
Articolo scritto e redatto da Ciro Sabatino | Tutti i diritti sono riservati