Devo essere sincera con voi. Questo pezzo non volevo nemmeno scriverlo. Non lo avevo preventivato, non lo avevo inserito nel piano editoriale. Lo scrivo oggi perché mi ha spinto un amico al quale ho raccontato questo episodio. 

Lui e la sua ragazza stanno pensando di diventare genitori e mi ha chiesto, in totale innocente curiosità, in quali aspetti della mia vita le bambine si sono intrufolate, cosa hanno cambiato, come mi hanno trasformato. E così, si è aperta una grande parentesi di dialogo, fatta di emozioni e di riflessioni, di cose perse e di guadagnate, di momenti difficili, ma anche di tantissimi pieni di gioia.

Mi ha chiesto di fargli un esempio, per calare nella concretezza quello che gli stavo dicendo in maniera impalpabile. E così, mi è venuto in mente questo piccolo episodio, accaduto un mesetto fa. Eravamo usciti per mangiare la pizza in un ristorante vicino e stavamo tornando, tutti e quattro insieme, passeggiando verso casa. 

Ad un certo punto, Giada mi stringe forte la mano e, tutta emozionata mi dice: Mamma guarda, c’è l’arcobaleno!

Le rispondo che non è possibile vedere l’arcobaleno, è sera inoltrata, il buio intorno a noi la fa da padrone. Ma lei insiste: Mamma guarda, ci sono tantissimi arcobaleni sopra di noi!

Allora, alzo lo sguardo seguendo il suo dito minuscolo che indica il lampione sopra la nostra testa. Guardando con attenzione la luce accesa del lampione si vede intorno un cerchio di tanti colori, un piccolo rotondo arcobaleno. 

Sorrido e mi commuovo. Mentre lei ride divertita.

A volte noi genitori pensiamo di poter insegnare tutto ai nostri figli e che dobbiamo farlo ogni giorno, con impegno e costanza. Poi, in un momento qualunque, di un giorno qualunque, ti rendi conto che i tuoi figli, a volte, possono insegnarti molto di più di quello che stai facendo tu. Io ragionavo con la razionalità, con l’impossibilità che buio e arcobaleno potessero coesistere mentre lei ragionava con il cuore, la curiosità e la fantasia, che rende tutto possibile, anche una moltitudine di arcobaleni che si rincorrono sulla strada di casa in una sera di maggio.

Mi sono commossa davanti a questo esempio semplice, ma così profondo di quanto i bambini riescano a vivere un presente che a noi, purtroppo, a volte sfugge dalle mani. Così presi nel pianificare il futuro, e fare a patti con il passato, capita che ci perdiamo il momento che stiamo vivendo mentre loro, così puri e semplici nella loro complessità, ci riportano rapidi in una dimensione che, per loro, è l’unica che ha un senso.

Adesso anch’io vedo l’arcobaleno di notte, e quando mi capita, di passeggiare verso casa con il buio intorno, sorrido commuovendomi ringraziando Giada per questa emozione unica e bellissima.