Il 2014 sta per finire e si sa, arriva il momento per tutti di guardare indietro e di fare un bilancio dell’anno che ci si appresta a lasciare. Impossibile quindi non soffermarci un attimo a soppesare quest’annata telefilmica, con le novità che ci ha regalato e con le serie già affermate che hanno proseguito il loro percorso.
Quella che voglio proporvi è una classifica delle 10 serie tv più belle del 2014, quelle che hanno saputo alternare storie di grande presa, scelte narrative impeccabili e prove attoriali di spessore.
A scanso di ogni equivoco ci tengo a precisare che è una classifica basata sul mio gusto personale e sui telefilm che seguo. Ma capitemi, la vita è una e le cose da fare sono tante, quindi spero mi perdoniate se mi sono lasciata sfuggire qualcosa di altrettanto meritevole e degno d’attenzione!
10. TRUE DETECTIVE. Celebrata dalla critica e amata dal pubblico, la serie della HBO ha conquistato tutti, dovunque. Le interpretazioni di Matthew McConaughey e di Woody Harrelson, la storia e la regia sono stati tutti ingredienti essenziali a rendere grande questa serie di otto episodi. Si parla di un’indagine su una serie di omicidi, ma si parla anche e soprattutto del significato della vita e della labile linea che separa la luce dall’oscurità. Le atmosfere cupe, i meravigliosi paesaggi del sud degli Stati Uniti e i monologhi di Rust Cole rappresentano di per sé dei validissimi motivi per apprezzare e ricordare a lungo questa serie.
9. MASTERS OF SEX. Dopo la conclusione della prima stagione con la svolta che tanti aspettavano, lasciando gli spettatori in attesa di risposta con un cliffhanger tanto emozionante quanto crudele, ecco che la seconda stagione di Masters of Sex (di casa Showtime) ha saputo oscillare tra momenti di estrema dolcezza e momenti di profonda angst. Ma si sa, le storie d’amore più sofferte sono quelle che attraggono maggiormente, e quindi ecco una stagione che forse ancor più della prima è stata in grado di esplorare non solo lo studio della sessualità umana (tema sempre centrale nello show) ma la complessa sfera dei sentimenti. Amore, affetto, contraddizione e frustrazione, passando anche dalla (tanta) ostinazione di Bill e dalla (a tratti estenuante) cripticità di Virginia. Michael Sheen e Lizzy Caplan si sono confermanti nuovamente come una coppia d’interpreti fantastici, e che dire, sto già attendendo la terza stagione prevista per la primavera-estate 2015.
8. THE AMERICANS. Il gioiellino di FX non delude mai, nonostante continuo a sostenere che sia sempre troppo sottovalutato. Questa serie dovrebbe godere di molta più attenzione rispetto a quella che gli è riservata, perché tanto la storia quanto il cast sono una continua fonte di sorprese. Le vicende delle due spie russe Elizabeth e Philip, interpretati rispettivamente dai bravissimi Keri Russell e Matthew Rhys non solo continuano ad appassionarmi, ma anche a convincermi e ad emozionarmi sempre più. Con la Storia (siamo nella Washington degli anni ’80) a fare da sfondo all’intera vicenda, la narrazione non manca mai di esplorare anche le dinamiche familiari e le ideologie dei singoli, arrivando a mettere in luce contrasti e momenti di dolcissima normalità (per quanto rara e difficile sia da raggiungere).
La terza stagione della serie è prevista per il 31 gennaio in America, quindi vi consiglio di correre a recuperarla tutta d’un fiato per presentarvi puntuali a questo appuntamento.
7. BATES MOTEL. Da dove posso cominciare? La prima stagione di questa piccola-grande serie di A&E era partita in sordina, per poi gradualmente sbocciare. Con la seconda stagione possiamo però parlare di una vera e propria esplosione. Di bellezza. Di bravura.
Vera Farmiga è il faro di questo show, è la luce in una ambientazione cupa come è giusto che sia quella di una serie che vuole essere il prequel di Psycho ambientato negli anni Duemila. La sua bravura ancora mi riempie gli occhi. Se lei era già la grande certezza della prima stagione, nella seconda una svolta radicale è stata rappresentata da Freddie Highmore, con il suo Norman sempre più problematico e inquietante. La storyline di questa stagione non ha sbagliato mai un colpo, arrivando a culminare in un finale bellissimo, che ha rilasciato una buona dose di tenerezza e soprattutto di inquietudine, mostrandoci Norman sempre più vicino a diventare il terribile serial killer del film di Hitchcock.
6. DOCTOR WHO. Nuova stagione, nuovo Doctah. Il Dottore di Peter Capaldi non poteva certo non entrare in questa classifica. Scontroso, sfacciato e con accento scozzese, il nuovo Dottore rappresenta un cambiamento coraggioso rispetto all’era Matt Smith. Cambiamento a mio avviso totalmente riuscito.
Gli episodi hanno saputo divertire, convincere, sorprendere. E sì, anche commuovere, ma non era implicito? Impossibile non versare lacrime per Doctor Who.
L’unica pecca a mio avviso è stata rappresentata dal personaggio di Danny Pink, poco riuscito e probabilmente per questo poco amato. Però dinnanzi a episodi come lo spassoso Robot of Sherwood e all’inquietante Listen, passando anche per Flatline e in ultimo lo speciale di Natale Last Christmas, costruito stile Inception, credo sia impossibile non apprezzare tutti per l’ottimo lavoro e aspettare con ansia la nona stagione.
5. THE MISSING. Lasciamo Doctor Who ma restiamo in casa BBC One e ringraziamo tutti in coro i britannici per fare serie così belle.
Francia, 2006, patite dei Mondiali di calcio, famiglia inglese in vacanza. Ecco che il figlio sparisce ed ecco che la narrazione prende vita, mostrandoci le ricerche frenetiche del piccolo e articolando la narrazione su due piani temporali distinti: il primo, nel 2006, con le ricerche subito dopo la scomparsa; il secondo ai nostri giorni, con il padre che non si rassegna e con la madre che tenta, come può, di rifarsi una vita.
Il tutto reso magistralmente con quello stile che contraddistingue i britannici e che dovrebbe far scuola pressoché ovunque. Il punto di forza, neanche a dirlo, sono i personaggi, caratterizzati splendidamente in ogni loro sfaccettatura e in grado di subire un’evoluzione magistrale durante tutto l’arco della narrazione. Menzione particolare va a James Nesbitt che ha sostenuto per dieci episodi un personaggio molto complesso, rendendolo al meglio.
4. THE FALL. Siccome “British do it better”, restiamo da questo lato dell’oceano e parliamo della seconda, attesissima stagione di The Fall, trasmessa sia da RTE che da BBC Two.
La ricerca del serial killer di giovani donne prosegue e assistiamo al sempre più serrato testa a testa tra Paul Spector (Jamie Dornan) e la detective sulle sue tracce, Stella Gibson. Qui parliamo del trionfo delle atmosfere più oscure, dei lati umani più profondi e degli istinti più spaventosi.
La regia è un qualcosa di impeccabile, con il culmine raggiunto nell’episodio finale con quell’alternarsi di primi piani da perdere il fiato.
Lode va a Gillian Anderson, meravigliosa interprete di un meraviglioso personaggio come quello di Stella, che qui, ancor più rispetto alla prima stagione, emerge con forza e si afferma a mio avviso come una delle donne telefilmiche più riuscite, meglio scritte e splendidamente interpretate.
3. THE LEFTOVERS. Serie discussissima, amata o odiata senza mezze misure. Siamo nella cittadina di Mapleton, USA, dove due anni prima sono scomparsi alcuni abitanti in seguito a un evento misterioso verificatosi anche in tutto il resto del mondo. Come suggerisce il titolo però, non ci si concentra sul mistero in sé stesso, ma sui “rimasti” e sull’effetto che quell’evento ha avuto sulle loro vite.
Questa serie della HBO esplora il dolore rendendolo quasi palpabile e si abbandona a episodi introspettivi e per certi versi surreali da lasciare lo spettatore confuso e intrigato allo stesso tempo.
Vi direi che varrebbe la pena vedere la serie solo per Nora, personaggio bellissimo messo in vita da una Carrie Coon memorabile, ma vi mentirei: in realtà proprio per le sue stranezze, per le sue incongruenze e per la sua narrazione lenta, che si prende tutto il tempo che gli serve, vi dichiaro il mio amore per questa serie, nonostante in pochi condividano con me questo punto di vista.
2. PEAKY BLINDERS. Qui torniamo nuovamente in Regno Unito, questa volta a Birmingham. Ambientato dopo la Prima guerra mondiale, questo drama della BBC Two, segue le vicende della famiglia Shelby che forma la cosiddetta gang dei “Peaky Blinders”. Thomas Shelby prende le redini della famiglia e tra risse, alcool e sigarette assistiamo alle loro lotte per la conquista del potere, conosciamo le loro ambizioni ma soprattutto ci avviciniamo al loro punto di vista. Sono una gang, ma hanno principi e sentimenti e ci troviamo inevitabilmente coinvolti nelle loro vite. Cillian Murphy, Helen McCrory spiccano tra i migliori interpreti, ma nessuno risulta fuori posto, anzi. Accanto ad un cast impeccabile, applauso a scena aperta va alla regia e alle scelte musicali, capaci di creare un connubio meraviglioso, che rende questa serie una piccola gemma da non perdere.
1. FARGO. Il posto più alto del podio lo merita sicuramente Fargo, che ha saputo accostare a personaggi unici nel loro genere anche dialoghi memorabili e una genialità fuori dal comune. La carta in più che ha portato Fargo al primo posto è senza dubbio racchiusa in tutti questi aspetti. Lorne Malvo (Billy Bob Thornton) resterà per me sempre un personaggio inarrivabile e sono qui ancora adesso a pensarlo e ad applaudirlo mentalmente. Accanto a lui, sconvolgente è l’evoluzione che subisce Lester Nygaard (Martin Freeman).
La componente surreale è consistente, così come anche il nonsense e la stupidità di certi personaggi. Ma la genialità sta proprio in questo, nel rendere una storia drammatica per certi aspetti ridicola. Si rimane senza parole, si ride e si ha paura.
I dialoghi già di per sé per me valgono tutti i riconoscimenti che questa serie ha riscontrato e se poi ad essi ci aggiungiamo anche le musiche, i paesaggi e le scelte registiche ecco che Fargo si presenta il tutta la sua grandezza.
Articolo scritto e redatto da Elisa Saronni | Tutti i diritti sono a lei riservati
Ho letto moltissime classifiche in questi giorni e devo dire che, mai come quest’anno, c’è stata una tale qualità in televisione. Per questo, impegnarsi a fare una top 10 è un lavoro quanto mai difficile e complicato. Lo si fa anche per svegliare chi vive in una caverna e non sa cosa si sta perdendo. Molto ma molto più facile parlare dei flop 🙂
Notevoli le citazioni di The Missing (scoperta ancora da pochi) e The Fall (finita ieri e non ho ancora finito di fangirleggiare ahah). Nulla da dire sulla serie dell’anno: nella mia personale classifica, ho scelto di dare spazio a The Americans. Sono profondamente legata alle serie di FX (spesso sottopagate da giurie) e il gioiello ambientato negli Anni Ottanta, in piena guerra fredda, è un dramma straordinario, retto da un cast eccezionale. Come dimenticare, peraltro, la seconda stagione di Masters Of Sex? Trovo ironico, poi, il diverso percorso di The Affair e The Leftovers: la prima, dopo cinque episodi notevoli, mi ha lasciata con un mare di dubbi se proseguirla o meno; la seconda mi ha presa per i capelli e mi costringe ora ad attenderla con una buona dose di ansia.
Cosa buona e giusta, poi, dare spazio al Dottore: non riesco a capire un personaggio di Danny Pink come sia potuto nascere dalla mente di Moffat (ahah!); tolto lui, è una stagione di presentazione di un Dottore magnifico (dopo gli ultimi tre), ricerca della propria identità e di scavo sul rapporto Dottore-Companion importante, nuovo e tremendamente sottovalutato. Più Michelle Gomez, caro Steven, e basta Pinkite (basta!).
Chiudo abbracciandoti, cara Eli, e ricordandoti il ritorno di Bloody TWITTAH tra una settimana 🙂
Bellissimo e giustissimo il confronto tra The Affair e The Leftovers, perché hanno avuto un percorso nettamente opposto. Quando ho gettato la bozza per la classifica, The Affair vi faceva parte, ma con la seconda metà di stagione si è praticamente auto-escluso.
The Missing è stata una scoperta straordinaria (Santa BBC) e spero davvero che sempre in più persone lo scoprano e lo apprezzino. Così come spero che due piccoli-grandi drama come The Americans e Bates Motel trovino il loro giusto riconoscimento.
Sapevo che avrei commesso un errore imperdonabile, e meno male che ci sei tu a strigliarmi le orecchie: come ho potuto non citare Michelle Gomez? Magnifica nel ruolo del Master, assolutamente perfetta e sorprendentemente adatta. Ma Moffat doveva in qualche modo dimostrare di essere umano e compiere un errore clamoroso, ed ecco che salta fuori un Danny Pink totalmente, mi spiace dirlo, inutile.
L’unica cosa che spero è che la storia del “lascio il Dottore – resto con il Dottore” di Clara finisca qui, perché tirare per le lunghe questa cosa diventerebbe davvero un peso.
Meno male (o peccato) che Broadchurch nel 2014 non c’è stato, altrimenti come avrei fatto a escludere qualcosa per farlo stare nella top 10?! 😀
Un abbraccio a te Moni, sempre fedele compagna di analisi e commenti!
La tirata d’orecchie, in ogni caso, sarebbe da fare a Moffat. Personaggio e attrice straordinari, ma poco utilizzato (quando avrebbe potuto dare tanto). E se gli addii tra Clara e Twelve dovessero proseguire, il buon Steven rischierebbe di peggio da parte mia. I nostri due adorati hanno impiegato una stagione per bisticciare, ritrovarsi, mentirsi e, infine, farsi gli occhietti dolci, dolci. Credo che sarebbe deleterio per la serie rimanere ancorati a Coleman e Capaldi e non imbastire una bella storia che possa esaltare, ancor di più, il loro splendido legame e il lavoro egregio fatto su entrambi 🙂
p.s.: come vedi, cara, alla fine si finisce quasi sempre a discutere dell’omino pazzo nella cabina blu ahah! Non ce la possiamo fare, ahah! A prestissimo 🙂