Laura Biagiotti è scomparsa il 26 maggio scorso, lasciando tutti scioccati; tutti perchè, anche al di fuori del “circolo”, questa donna era conosciuta, icona a suo modo di un’epoca e testimone di un diverso modo di fare moda.

 Sotto la costellazione del Leone, era nata a Roma nell’agosto del 1943 e da giovane aveva lavorato presso gli atelier dei più grandi quando la Città eterna dettava le regole del ben vestire: da Schubert a Capucci a Rocco Barocco, Laura aveva silenziosamente e umilmente imparato dai giganti della couture. Negli anni ’70 il grande passo e a Firenze la sua prima collezione venne accolta positivamente perchè era riuscita a creare un nuovo codice femminile, la cosiddetta “linea bambola”, che si impose per i colori tenui e pacati, per l’utilizzo di camicioni in un momento che, sulle passerelle, era occupato dalla ruvidezza del denim o dai colli importanti delle camicie. Colore prediletto il bianco, il “Bianco Biagiotti”, una pastosa e morbida nuance del colore più candido che l’ha contraddistinta sempre, anche nelle uscita finale delle sue collezioni quando appariva sorridente, e sorridente si mostrava agli occhi del mondo.

Amante dell’arte e fieramente romana, aveva dedicato alla sua città un profumo che eterna ancora oggi, in molecole odorose, la Storia e i marmi dell’Urbe; viveva a Guidonia in un castello che aveva fatto restaurare perché consapevole che l’Arte dovesse essere tramandata ma prima conservata.

Il New York Times nel 1991 la incorona come “signora del Cashmere”, altro tessuto iconico insieme alla lana, che ha definito il codice espressivo di questa onorata firma del Made in Italy; in quegli anni Laura aveva acquisito un’azienda specializzata proprio nel cashmere così da potersi ritenere indipendente e richiederne la produzione secondo i propri bisogni e sogni.

Cavaliere del lavoro, consigliere della Camera nazionale della moda italiana, la signora Biagiotti è stata l’unica donna a varcare le porte dell’Est e gli annali annoverano due sfilate sensazionali che vogliamo immaginare abbiano contribuito a sgelare la situazione diplomatica: il 25 aprile 1988 a Pechino 30 modelle cinesi indossano le sue più significative creazioni, prima stilista italiana ad aver sfilato in Cina, mentre il 5 febbraio 1995 è la prima stilista italiana a sfilare a Mosca, al Cremlino, nella vecchia sede del PCUS.

Dal carattere leonino e tenace, al mondo si faceva conoscere per cordialità e gentilezza non disgiunte da caparbia e innata bravura; a dispetto di una voce esile, Laura Biagiotti è stata una importante ambasciatrice del Fatto in Italia, di quelle eccellenze per cui il Belpaese è conosciuto e stimato ancor’oggi. Un arresto cardiaco l’ha trascinata nel buio in un pomeriggio accaldato, come il suo cuore e la sua passione, ma resteranno, come insegnamento, il suo sorriso ed il suo ardore.

Grazie Laura.

Articolo scritto e redatto da Ciro Sabatino| Tutti i diritti sono riservati

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