Tra le diverse sensazioni che un dipinto è in grado di provocare ci sono la meraviglia, la commozione, lo stupore. La storia di un quadro, le tecniche, la vita dell’artista che lo ha creato sono tutti aspetti che creano una sorta di “reputazione” dell’oggetto, rendendolo famoso in tutto il mondo e, ovviamente, desiderato. Chi non vorrebbe un Van Gogh, un Gauguin, un Picasso, da esporre nel proprio salotto? Certo, c’è chi può permettersi acquisti del genere e chi, non potendo, pensa bene di appropriarsi di quadri famosi per poi rivenderli e guadagnarci ingenti somme. Negli anni sono stati numerosi i furti di celebri dipinti in musei di tutto il mondo, e c’è anche stato qualcuno che invece di portarseli via, i quadri, è andato ad appenderli di persona in musei come il MoMa e il Met, indisturbato.

 

Incuranti dei sistemi di sicurezza che ci sono (o ci dovrebbero essere) in ogni museo, eludendo guardiani, telecamere di sorveglianza e, addirittura, sistemi di antifurto fumogeno, ecco i 3 furti nei musei passati alla storia:

 

1- I due anni romantici di Vincenzo Peruggia con la Monna Lisa appesa in cucina

Vincenzo Peruggia sosteneva fermamente che la Gioconda, in quanto dipinta da Leonardo, non dovesse stare al Louvre, ma in Italia. Così questo ex impiegato del Louvre nella notte tra il 20 e il 21 Agosto 1911 ha pensato bene di sottrarre il quadro di Leonardo da Vinci intenzionato a riportarlo nella terra natìa, l’Italia per l’appunto. Questo è stato il primo furto nel mondo dell’arte e anche la polizia ha fatto non poca fatica a capire chi fosse il colpevole, tanto da arrestare Apollinaire perché nelle sue poesie parlava di “voler distruggere tutti i musei per far spazio all’arte nuova”. Per due anni non si seppe nulla e il caso non venne risolto, fino a quando Peruggia non inviò una proposta di restituzione in cui chiedeva 500 mila lire per le spese affrontate e un biglietto con scritto “il quadro è nelle mie mani, appartiene all’Italia perché Leonardo è italiano”. Il ladro venne poi arrestato, ma disse sempre di aver vissuto due anni molto romantici con la Gioconda appesa nella sua cucina di casa. Dolce patriottismo.

 

2- Un Gauguin e un Bonnard a sole 45 mila lire

Londra, anni Settanta. Una facoltosa coppia di inglesi vanta il dipinto “Fruits sur une table ou nature morte au petit chien” di Paul Gauguin e “La femme aux deux fauteuils” di Pierre Bonnard rubati durante un furto e con poche speranze di ritrovamento. In realtà i due dipinti vengono abbandonati su un treno proveniente da Parigi e, trovati dal personale di bordo che non ha idea di quanto possano valere, rimangono nel deposito degli oggetti smarriti della stazione. Nel 1974, in un’asta delle Ferrovie dello Stato, un operaio della Fiat di origini siciliane si innamora dei due quadri e pensa che starebbero bene nella cucina di casa sua, così se li aggiudica per sole 45 mila lire.

 

 

3- La “Natività” di Caravaggio seppellito nelle campagne palermitane

Una storia di mafia e potere, quella che plasma il furto della Natività di Caravaggio, scomparso dall’oratorio di San Lorenzo a Palermo il 17 Ottobre 1969. Nessuna traccia lasciata e, ad oggi, il quadro non è stato ancora ritrovato. Tante, però, le supposizioni, i racconti, le indagini. Inizialmente si venne a sapere che a causa della tela troppo rovinata e quindi impossibile da vendere, il quadro venne seppellito nelle campagne di Palermo insieme a 5 chili di cocaina e diversi milioni di dollari. Altri sostennero che fosse esposto durante le riunioni dei capi delle famiglie dei mafiosi, come simbolo di potere e ricchezza. Altri ancora, invece, ipotizzarono che fosse stato riconsegnato allo Stato in cambio dell’alleggerimento del 41 Bis, proposta che lo Stato non accettò mai.

 

C’è poi chi, invece di rubare quadri altrui, preferisce appendere i propri. Non in musei casuali, ma in luoghi conosciuti e frequentati da milioni di persone provenienti da tutto il mondo. E’ quello che successe nel 2005, quando un indisturbato Banksy, uno dei maggiori esponenti della street art la cui identità resta ancora segreta, entrò al Moma, al Met, nel Museo di Brooklyn e in quello di Scienze Naturali, per appendere 4 quadri. Opere in perfetto stile Banksy, provocatorio e in grado attirare l’attenzione di tutto il mondo. Tranne, in questo caso, quella dei sorveglianti dei musei, a quanto pare.

 

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Articolo scritto in collaborazione con Geotec, da vent’anni punto di riferimento per i sistemi di sicurezza in Lombardia

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