Una cosa che amo del far parte di un team come quello di TheOldNow è il fatto che amplio in continuazione i miei campi di conoscenza. Il Design per me è un mondo nuovo che sto iniziando ad esplorare piano piano. Per questo devo ringraziare l’Istituto Marangoni per avermi invitata al seminario tenuto da Cristina Morozzi e Giulio Cappellini riguardo il post Salone del Mobile. 

La giornalista è la voce principale dell’intervento. Inizia definendo la sua impressione generale come “ragionevole” facendo notare che rispetto ad altri anni il livello è stato piuttosto buono anche se non ha visto numerose punte eclatanti. Tutto sembra molto più meditato, elegante e meno confuso. Trova un conforto nelle nuove generazioni che finalmente hanno capito che il design, parafrasando le sue parole, “non vuol dire shockare e gridare, ma parlare in modo sommesso”. Morozzi continua sottolineando il fatto che vedere tutto ad un evento di tale calibro è praticamente impossibile perché l’attenzione dopo una certa quantità di immagini inizia a calare. Come percezione globale lo definisce un “buon Salone” sia per l’affluenza, i dati riportati nei giorni successivi, ma soprattutto per i prodotti che si sono mostrati intelligenti, ben fatti, con interessanti sfumature e scelte cromatiche corrette.

 

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Portando come esempio il Bastiano di KNOLL, evidenzia il fatto che la riedizione non è sinonimo di mancanza di fantasia, bensì dare valore a pezzi storici, a qualcosa che di valore ne ha già avuto e può averne ancora. Questo divano si ripresenta a noi in un modo nuovo: con le morbidezze odierne e un design intramontabile. Un difetto riscontrato è stata la presenza di tanti prodotti che fanno solo immagine su carta stampata e non saranno mai visti nelle case della gente, andando contro quello che la giornalista reputa la missione del design: estetica accessibile a tutti.

Il design ha tante facce: follia, provocazione, ragionevolezza… Nella vita serve qualche nota sopra le righe per sognare un po’. Tramite immagini di pezzi presentati al Salone veniamo guidati in un divertente “gioco” di analisi di cui sottolineerò solo alcuni passaggi.

Cristina Morozzi dedica un breve elogio a Antonio Marras definendolo un genio nel creare atmosfere e spazi, rendendo reale nella sua installazione il significato di guardare il consueto da un altro punto di vista.

Una cosa che mi ha particolarmente colpito è stato l’appunto della giornalista riguardo il fatto che moda e design si studiano sempre. In questo caso entrambe si sono avvicinate all’arte del trompe-l’oeil, né è un chiaro esempio Margiela con la sua collezione PE 2014.

La presentazione di Precious di Kartell ha piacevolmente sorpreso. Morozzi ha scherzato sul fatto che ha visto nelle case di diverse persone il mobiletto componibile che ha sempre trovato un po’ troppo anni ’70, ma con le nuove tinte dell’argento, oro e bronzo afferma ridendo: “quasi quasi me lo metto in bagno!”

Un punto su cui vuole far vertere l’attenzione è il fatto che in Italia abbiamo aziende con ricchezze inestimabili e spesso non le apprezziamo. Porta come esempio la Poliform con i suoi nove stabilimenti industriali, uno showroom e un ristorante stellato dicendo che delle cose belle non se ne parla mai. Per capire il prodotto bisogna vedere cosa ci sta dietro. “Se volete io a fare un giro alla Poliform vi accompagno!

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L’intervento di Cappellini vuole confermare quello precedentemente detto dalla sua collega, integrando con l’importanza di adattarsi al tempo in cui si lavora. Non bisogna sgarrare sulla qualità italiana, altrimenti è una tragedia. L’art director sottolinea ancora una volta che lo scopo del design è quello di riuscire ad entrare nelle case del mondo.

Mostra che l’Italia ha retto bene il Salone nonostante la grossa affluenza e spera che questo sia un buon esempio per il futuro EXPO 2015. “Abbiamo la fortuna di inspirare cultura ogni passo che facciamo (…) Il luogo in cui tu fai la bellezza non può essere brutto”.

La conferenza si è conclusa con un breve riassunto dell’evento milanese tramite tre video sulle principali zone in cui si sviluppa il Salone: Brera, Lambrate e Tortona. Successivamente è stato aperto il dialogo tra gli ospiti e gli studenti che potevano porre liberamente le loro domande. E’ stato un viaggio intenso ed interessante in uno dei più celebrati avvenimenti annuali nella città di Milano che grazie a Cristina Morozzi e Giulio Cappellini saprò osservare l’anno prossimo in un modo completamente nuovo!

 Scritto e redatto da Matilde Angolini

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