Valérie Anne Giscard d’Estaing, primogenita dell’ex Presidente della Repubblica francese, Valéry Giscard, celebra nella sua galleria d’arte l’eclettico artista, considerato dalla critica l’inventore di immagini per la sua raffinata sperimentazione visiva, permeata dal gusto per l’arte.
Lo stile di Gastel è lontano dai cliché della moda, sempre fedele alla bellezza, alla raffinatezza, tra suggestioni dada visioni surrealiste, fashion e design.
“Ero partito negli anni Ottanta per stare una settimana a Parigi e sono rimasto dodici anni. Questa è la mia prima esposizione parigina”, -racconta-. “St. Paul, nel cuore del Marais, tra rue Saint-Antoine e quai de Célestins, è un luogo dove la pace e la quiete convivono con l’arte di vivere, tra cortili segreti, passaggi nascosti, stradine lastricate, archi medievali”.
Qui il tempo sembra essersi fermato come in un vecchio film di Luchino Visconti di cui Gastel è il degno discendente. “Mio zio era un educatore, un maestro nell’antico senso rinascimentale, circondato da devoti apprendisti e collaboratori, come ricordava il critico cinematografico Tullio Kezich”.
Le trenta opere esposte a Parigi sono la testimonianza del senso profondo di una ricerca costante sotto il profilo compositivo e tecnico. “Da giovane pensavo che il mio stile fosse istintivo, oggi, sono consapevole che dietro ad ogni foto ci sono la mia vita, i miei dubbi, i miei studi, la nostalgia viscontiana, la ricerca di quel mondo che era e che non è più”.
L’immaginario della moda è messo in scena in un fine divertissement tra realtà e rappresentazione: immagini oniriche, colte e provocanti, in una fotografia sempre equilibrata e ragionata, ma mai artificiosa e volgare.
Tra giochi di luce e poetica ironica, viene narrato l’immaginario visivo estetico e comunicativo del fotografo: donne belle, seducenti, forti, intense, femminili. Da un lato, eteree, irraggiungibili come dee, dall’altro giocose, ironiche, irriverenti. Modelle delicate, sinuose, eleganti, icone di una bellezza assoluta.
“Una foto deve rispettare il nudo femminile, deve dargli dignità”. L’uomo deve riflettere sul proprio sentimento del bello e deve chiedersi perché, mentre la percezione di certe cose lo disturba e lo respinge, la percezione di altre lo esalta e lo attrae. Riconoscere il bello e sentirsene attirati significa infatti scoprire l’affinità che lega la nostra anima alla forma delle cose. Quando ci avviciniamo ad una cosa bella si generano le emozioni, lo stupore, lo struggimento, l’eros, lo sgomento misto a piacere. “La fotografia è sempre un atto di seduzione. Deve esserlo”. Così, Giovanni Gastel contempla la forma di bellezza che si annida nella sua mente. La bellezza di un’opera d’arte è dunque l’aspetto sensibile di un’idea che l’immaginazione umana concepisce. L’uomo può esprimere la sua bellezza oltre che nella proporzione delle forme fisiche, anche nella dignità dei comportamenti pratici, ritornando al forte legame che deve esistere tra il bello e il buono che, nel mondo classico trova la sua espressione suprema nell’ideale della kalokagathίa, la condizione di chi sa mostrarsi bello e buono. Bellezza, forza, onore e coraggio, uniti alla lealtà, alla virtù, in quanto l’estetica presenta l’etica.
Da giovane fotografo in uno studio, creato in una cantina milanese, a Christie’s, a Vogue, alla consacrazione artistica, all’Oscar per la fotografia.
Influenzato da Irving Penn, maestro americano, che aveva portato alla rinascita della stampa al platino negli anni ‘60 e ’70 e all’unione dell’arte con la moda, Gastel è fedele alla stampa Polaroid di grande formato e al banco ottico 20×25 ed introduce nella fotografia di moda contemporanea le tecniche old mix e ad incrocio, le rielaborazioni pittoriche e lo still life ironico.
In questi stessi giorni, le sale del Palazzo della Ragione a Milano dedicano a Giovanni Gastel una ampia antologia del suo percorso fotografico. Una lettura inedita, articolata in quattro sezioni, che contestualizzano il corpus espositivo in un intreccio di documenti. Il lavoro di informazione viene esibito in un inedito display labirintico, dove si mette in risalto il carattere della sua narratività, l’uso sapiente e poetico della luce, del bianco e nero, del colore.
“La nostra società è invasa dalle immagini. Sei soddisfatto del tuo lavoro? “
“Vedo solo i difetti di quello che ho realizzato. Lo penso ogni giorno da quaranta anni. Ma credo, che la delusione, il mio desiderio di tendere ad una ricerca costante della perfezione, mi porterà a trovare quella foto che mi potrà dare finalmente pace”.
Giovanni Gastel, Donna
Photo12 Galerie
14, rue des Jardins-Saint-Paul, 75004 Paris 4
Fino al 28 ottobre
Orari: martedì-sabato 14 – 18.30
Ingresso libero
Credits: Giovanni Gastel | Tutti i diritti sono riservati
Articolo scritto e redatto da DANIELA RIGONI | Tutti i diritti sono riservati