Ho aspettato fin troppo per scrivere di questa serie e ormai non posso più resistere. Fargo è una serie tv di 10 episodi, trasmessa dalla rete via cavo FX (che in questi anni ha saputo sfornare un altro gioiellino che dovrebbe godere di più attenzione, ovvero il bellissimo The Americans).
Se il nome della serie vi suona in qualche modo familiare non vi sbagliate affatto: Fargo infatti è il titolo del film dei fratelli Coen del 1996, vincitore di due premi Oscar (miglior sceneggiatura originale e miglior attrice protagonista – Frances McDormand) e vincitore al Festival di Cannes per la miglior regia.
Già solo sapere che una serie tv si rifà ad un film dei Coen dovrebbe essere motivo di grande curiosità, se poi pensiamo che i due fratelli compaiono anche come produttori esecutivi della serie allora credo che le premesse per un grande risultato ci siano tutte.
Pochi giorni prima che la serie iniziasse, FX ha rilasciato online i primi sette minuti del pilot e devo ammettere che alla prima inquadratura io ero già conquistata: macchina da presa fissa su un desolato paesaggio coperto da una sterminata distesa di neve, una lunga strada diritta e illuminata dalla flebile luce del tramonto e una musica malinconica e poetica che si sposa perfettamente con l’atmosfera inquadrata. Ecco come, senza neanche un movimento di macchina, ho capito che questa serie mi avrebbe fatto perdere la testa.
All’inizio di ogni episodio, in sovrimpressione compare la seguente indicazione:
“Quella che vedrete è una storia vera. I fatti esposti sono accaduti nel 2006 nel Minnesota. Su richiesta dei superstiti, sono stati usati dei nomi fittizi. Per rispettare le vittime tutto il resto è stato fedelmente riportato“.
Questa peculiarità era già propria del film, ma sappiamo che i Coen amano scherzare con lo spettatore e infatti è bene non prenderli troppo sul serio, dato che la storia a cui si ispirano non è per niente reale, bensì frutto della loro sterminata immaginazione.
E se è vero che spesso è il primo impatto a risultare determinante, qui più che mai questa teoria può essere confermata. Perché non solo Fargo ha dimostrato di essere una serie di rara bellezza e originalità, ma ha saputo crescere di episodio in episodio, senza mai annoiare e anzi, continuando sempre più a stupire.
Come già suggerito dalla scritta iniziale, ci troviamo nel freddo pungente del Minnesota e la storia segue le vicende di due personaggi a dir poco geniali, sia per il modo in cui sono stati scritti, sia per l’eccezionalità con cui sono interpretati. Parlo di Lester Nygaard (Martin Freeman) e di Lorne Malvo (Billy Bob Thornton). Il primo è un modesto assicuratore dalla vita tutt’altro che felice, incapace di farsi rispettare e sottovalutato e deriso persino dalla moglie e dal fratello. Il secondo è un violento delinquente che, a causa di un incidente stradale, finisce nella tranquilla cittadina di Bemidji. Le vite di questi due uomini così diversi collidono solo per pochi, brevi istanti, sufficienti però a dare una svolta drastica agli eventi e ad innescare una spirale di situazioni che tengono letteralmente incollati allo schermo.
E’ difficile provare a dare una versione più approfondita della trama, perché non è una serie come le altre, ma accadono fatti così surreali e spiazzanti che sarebbe veramente riduttivo raccontare, oltre che decisamente complesso. Per ora sono stati trasmessi 8 dei 10 episodi totali, e devo ammettere che spesso mi accade di non vedere l’ora dell’uscita di un nuovo episodio, ma l’attesa spasmodica che provo per Fargo è al di sopra di ogni altra. La bellezza della serie sta proprio nelle sue situazioni paradossali e surreali, nella forza dei dialoghi sempre brillanti e geniali, nella straordinarietà di tutti i personaggi, dai meno acuti ai più scaltri e in una regia davvero ottima, con scene costruite con una grande cura per il dettaglio oltre che con scelte emozionanti (come un semplice ma bellissimo piano sequenza di tre minuti che ha trasformato una scena “ordinaria” in una gemma di rara bellezza). In più, ciliegina sulla torta, vi sono alcuni riferimenti al film che rendono la visione un’esperienza gustosa e soddisfacente per lo spettatore. Insomma, più che una serie televisiva è come vedere “un film di dieci ore” per riprendere le parole di Noah Hawley, show runner di Fargo.
Il cast è altrettanto degno di nota: tra i personaggi ricorrenti compaiono infatti Bob Odenkirk (famoso per il ruolo dell’eccezionale avvocato Saul Goodman in Breaking Bad), Kate Walsh (Grey’s Anatomy e Private Practice) e Colin Hanks (figlio di Tom Hanks).
Ma la vera e propria sorpresa, neanche a dirlo, è rappresentata proprio i due protagonisti principali.
Martin Freeman, amatissimo per il suo ruolo di John Watson nella celeberrima serie della BBC Sherlock, in Fargo ha dato riprova di essere un attore fantastico, capace di rendere Lester un personaggio unico nel suo genere. Chi come me era abituato a vederlo come il fedele compagno di Sherlock (non pensate male come Mrs. Hudson, compagno non in quel senso) non potrà non essere rimasto un po’ spiazzato vedendolo in questa serie. Oltre al convincentissimo accento del Minnesota sfoggiato con disinvoltura, il suo personaggio subisce un’evoluzione tale da sorprendere sempre di più e Freeman risulta più che mai adatto per un ruolo di questo tipo.
Billy Bob Thornton devo dire che per me ha rappresentato una vera e propria folgorazione: Lorne Malvo è uno dei migliori personaggi che a mio avviso siano mai stati scritti e la credibilità e la genialità con cui Thornton lo interpreta mi ha fatto perdere la testa fin dalle sue prime apparizioni. E’ un personaggio pericoloso e imprevedibile, impassibile ma con battute folgoranti, pronunciate con espressioni serie e impenetrabili ma per questo rese ancora più straordinarie.
Lester e Malvo hanno potuto interagire solo brevemente per ora, ma in quelle poche scene sono stati eccezionali, soprattutto nel loro primo incontro, che a mio avviso ha rappresentato l’esempio più esplicito di quanto i dialoghi in questa serie siano la vera punta di diamante di un ingranaggio assolutamente perfetto.
Purtroppo mancano ormai pochissimi episodi e mai come in questo caso il solo pensiero mi rattrista. Per qualcuno potrò anche sembrare esagerata, ma mi sento di affermare con assoluta convinzione che Fargo è una delle serie più brillanti e stupefacenti che mi sia mai capitato di vedere e vorrei davvero che non finisse mai.
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Articolo scritto e redatto da Elisa Saronni | Tutti i diritti sono a lei riservati