Reinterpretare mode, idee ed ideologie pregresse e di successo non è affatto semplice. Ben lo sa Sergio Zambon che si è trovato ad affrontare un tema caldo e delicato come il pijama palazzo, tema per eccellenza della poetica di Irene Galitzine, principessa russa e fashion designer epocale tra i ’50 e ‘ 70

 

 

Sergio affronta questa mission con profondo rispetto e coerenza, ma riesce ad imprimere a questa nuova versione una sua visione personale ed indipendente. Più che di ricreare un semplice abito, si tratta qui di reinvenzione di un item leggendario, che già dalla sua prima comparsa nel gennaio 1960 si impose in maniera assoluta sulla scena del fashion mondiale

 

 

 

Lontano da rivisitazione costumé quanto da nostalgiche riproposizioni analoghe, Sergio Zambon è andato fino all’essenza del pijama palazzo, traendone il segno più geometrico e concettuale. Questa capsule, come afferma lo stesso Sergio, è per mettere le basi per stabilire un punto di partenza progettuale. Ho voluto impaginare la collezione in tre ambiti diversi e complementari: uno più daily ed informale, che recupera un po’ la matrice maschile e schematica del piyama; il secondo, svincolato ed autonomo, lo chiamerei “fantasia”; il terzo più osservante del verbum originario, virato sul classico, addirittura rifittando un pezzo vintage

 

 

Sergio Zambon prosegue: nel primo gruppo ho usato solo cotoni, rasatello, popeline, crépon prendendo ispirazione da certi solidi geometrismi di Bruno Munai o dei Cinetici. Una palette di bianchi, yoghurt, radiazioni plastic grass. Il nero qui viene bandito

Attraverso i diversi livelli della capsule collection si passa progressivamente dal grafismo neo pop di righe, quadri e pois, alla fastosa epidermide del damasco princesse e del cloqué nelle nuances peonia e plastic grass. Arriviamo infine alla ieratica couture della tunica in duchesse di cotone con lungo plastron in lino applicato, punteggiato da borchie e cristalli, alla bluse-peplo “ellenico ’70”, dal taglio asimettrico

 

Sergio Zambon conclude: di proposito ho deciso di non guardare troppo all’archivio della Maison, ma di procedere per sensazioni e suggestioni autonome, rimediando la forza e la leggerezza basilari del segno caratteristico di donna Irene

 

Laura