Dior Cruise è uno di quegli eventi che rendono la Moda un desiderio inarrivabile, un elemento magico che si aggiunge alla magia stessa. Nel deserto prospiciente Upper Las Virgenes Canyon Open Space Preserve è andato in scena uno spettacolo il cui ritmo è stato dettato dalla Natura che, solo al calar del cocente sole, ha voluto accogliere quei fortunati eletti che hanno assistito alla sfilata. La polvere rossa, le tende bianche, un omaggio alla cultura della tribù di nativi americani Chumash, il cielo terso hanno funto da palcoscenico allo sciabordio di abiti che sono un esplicito richiamo alla terra, alle nostre vere radici.

Maria Grazia Chiuri, fresco e femminile direttore creativo della maison francese, vanto ed onore italiano, ha tradotto in realtà, ed abiti, suggestioni provenienti da uno dei suoi libri preferiti, “Donne che corrono coi lupi” di Clarissa Pinkola Estés, riuscendo a coniugare qualcosa di personalissimo con la pesante e nota eredità di Monsieur Dior; sui lunghi abiti ladylike ha impresso segni a prima vista irriconoscibili ma che, ad un’analisi da vicino, risultano essere le pitture rupestri ritrovate nelle grotte francesi di Lasccaux negli anni ’40: è questo il segno che richiama il significato della sfilata, il legame atavico tra Uomo e Natura perché, secondo lo scopritore, in quel luogo l’umanità aveva visto l’alba della vita.

Dior Sauvage è la parola chiave di questa passerella, ovvero la riscoperta del selvaggio inteso come essenza vitale e non assenza di regole perché quelle Maria Grazia le ha rispettate; ha in effetti creato abiti portabilissimi e femminei, introducendo frange, piume, poncho, camperos e gonne-plaid che ben si addicono alla donna contemporanea.

Cappelli  dalla tesa larga in paglia di Panama o in lana, con cupola rigorosamente piatta, sono l’accessorio presente in ogni look. Hanno gli ideogrammi stampati, la fascia logata Dior o il nastro con borchie e turchesi in puro West style e, legati sotto il mento, rappresentano qualcosa di iconico e imprescindibile, un chiaro must-have che dialoga serenamente con i boot stringati e sembra apparentemente scontrarsi con l’aura vintage dei vestiti, marchio indelebile della innovativa creatività di Christian Dior.

Un evento di richiamo mondiale che ha condotto in queste terre desolate il belmondo che ha dovuto fare i conti con una nuova idea di Los Angeles, meno glamour ma molto più veritiera. Rihanna, Charlize Theron, Chiara Ferragni erano lì estasiate a godere di abiti che sono manifesta idea della agognata confluenza tra Est e Ovest.

L’uscita finale è stato un calpestio di modelle che hanno sollevato polvere e desideri; tra quella polvere si è intravisto il sorriso sereno di Maria Grazia che, così come le mongolfiere firmate Dior, ci ha insegnato che si può volare in alto sì, partendo però dal basso.

                                                             Articolo scritto e redatto da Ciro Sabatino| Tutti i diritti sono riservati

Dior_Cruise_2018_Fashionela-1Dior_Cruise_2018_Fashionela-3591aa2a3459c2

A proposito dell'autore

Chi ha detto che stare dietro le quinte sia noioso? Redazione è un piccolo mondo di penne e menti attive che coordinano, insieme a Laura, la programmazione per theoldnow.it Instancabili e sempre ricchi di spunti noi di Redazione ci occupiamo di comunicati stampa, flash news, aggiornamenti e coordinamento degli autori! Vi sembra poco?

Post correlati