Le trapunte della nonna – come le chiamo io – quilt/quilting per chi qualcosa ne sa. Questa è l’immagine che invade normalmente le menti – sicuramente la mia – al solo pronunciare il termine patchwork. Un insieme di elementi diversi tra loro, con una loro storia, a creare qualcosa di nuovo e unico. Moda, arte e cultura si sono evolute e il concetto stesso di patchwork si è evoluto, dando vita ad alcuni dei risultati che ho amato di più per la prossima PE 2013

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La collezione Erdem si diletta tra giochi di intarsi, ricami su stampe e sovrapposizioni, che dai colori pastello si combinano ad inserti pitone sino all’arancio fluo, al corallo. Si sperimentano non solo volumi ma soprattutto combinazioni di tessuti e colori. Patchwork è anche il risultato Rodarte dell’incontro tra un’allure medievale e cenni futuristi declinati attraverso pannelli-armature applicati a top aderenti. Nappe metallizzate e broccati, organze e sete. Patchwork anche gli accessori: materiali diversi si incontrano e danno vita ad un sandalo-bootie dal tacco tagliato a computer. Anche da Bottega Veneta un mix di materiali crea capi con una storia unica, che non negano però l’eleganza borghese. Per Derek Lam il patchwork è invece di madras o in tessuto di cellophane, per uno sportsweat chic al contempo urbano e sofisticato. E poi ancora Thakoon e il suo patchwork di tessuti a contrasto. Patchwork dal sapore inglese per Julien Davis, da un gusto decisamente meno classico, che trova una certa allure rock nella passerella firmata Proenza Schouler. Lavorazioni composite di materiali preziosi e ricchi per un’attitudine davvero molto cool. Nulla di nuovo per la maison che trova appoggio sul giudizio positivo comune: un perfetto incontro di sperimentazione proiettata al futuro attraverso linee, materiali e tecnologie, e un risultato davvero ricercato. Patchwork di colori anche per Antonio Berardi. Inserti asimmetrici, collage, sovrapposizioni, de-costruzioni. Un patchwork di materiali che produce un risultato colour block nuovo e interessante. E ancora la collezione 3.1 Phillip Lim e Preen, dove minimalismo e linee pulite si abbandonano alla sperimentazione di stampe e accostamenti e sovrapposizioni.

La mia preferita? La passerella di Felipe Oliveira Baptista. Mille volte si. Come per Berardi sono una nuovissima addict ma l’allure cool metropolitana incontra ‘motivi grafici e geometrici che si ispirano a graffiti o alle crepe di un muro e creano un effetto stampa militare’. I miei pezzi preferiti? Le tute e i micro-abiti. Allure femminile eccezionale.

Patchwork di stampe, colori e tessuti. La sperimentazione sulle passerelle continua. E nei vostri armadi?

 

Barbara

 

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Paris Fashion Week 2012, outside Chloé

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Isabel Marant backstage at Paris Fashion Week Spring Summer 2012 collections

LFW SS2013: Unique Arrivals & Front Row

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(Credits: Tumblr)

Articolo scritto e redatto da Barbara Ceriali | Tutti i diritti sono riservati

A proposito dell'autore

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1 risposta

  1. monica

    …in un momento economico dal sentore d’aria affaticata, donare colore e luce attraverso la mescolanza di tessuti consente il ritorno del sorriso, cancellando quello che la nebbia da troppo tempo nasconde!
    Il tutto in armonia ad un desiderio di risparmio, la tecnica del patchwork non può che limitare le spese nell’acquisto dei tessuti… soprattutto per me che possiedo un atelier e creo capi ed accessori sartorialmente… il must della collezione che sto pre proporre sarà proprio quello di utilizzare tutti gli scampoli di tessuto che sino ad oggi, per dimensione, non sono riusciti a trovare collocazione, adornati da bottoni spaiati, perline solitarie e passamanerie di pochi cm…
    buon lavoro…