Con la primavera è arrivato anche “Caustic Love” e ci sono voluti 5 anni perché il giovane scozzese ritornasse con un nuovo album dopo “Sunny Side Up”. Il tempo trascorso si sente tutto. Forse non siamo più abituati ad album che si fanno aspettare così tanto, né ai drastici passaggi o cambiamenti che si portano dietro, ma sicuramente se Nutini ha avuto la fortuna di un debutto precoce che a 19 anni lo aveva già portato in vetta alle hit di mezzo mondo, non molti si aspettavano che riuscisse a muoversi con forza alla ricerca di un’identità musicale tanto più matura e decisa prima ancora dei 30.

Paolo-Nutini-Caustic-love-recensione

Diciamocelo, pochissimi avrebbero scommesso su di lui. Punto. La voce c’era, la faccia anche, all’inizio della carriera ha imbroccato qualche pezzo che lo ha reso molto popolare (come dimenticare “New Shoes”). Ma quanti come lui ogni anno ci sorprendono con qualche pezzo ballabile che conquista gli ascolti? Questo disco marca sicuramente la differenza con il passato, con il Nutini che poteva essere considerato più o meno credibile, più o meno discreto.

nutini

La voce, che pare rubata ad un blues-man d’altri tempi, rimane riconoscibile, graffiante, profonda e intensa nelle intenzioni. I ritmi sembrano attingere dal passato con una rinnovata attenzione al dettaglio: si riconosce questa sonorità un po’ vintage che ha già caratterizzato anche alcuni brani in “Sunny Side Up”, eppure il risultato è più fine, mai posticcio, come se i fiati sottratti al blues e i ritmi funk fossero macinati in un linguaggio moderno che appare certamente autentico.  Di ballad vere ce n’è sempre bisogno (penso io) e “Better Man” non ha sbavature, è composta, dritta, ballabile. Una ballad a tutto tondo. Ogni cosa sembra essere stata attentamente pensato e ben prodotta in questo disco. Le lunghe “Iron Sky” (in cui tra l’altro è inserito il monologo di Charlie Chaplin tratto da “Il grande dittatore”) e “Looking for something” da sole valgono l’intero album. Permettendo di chiudere un occhio anche sulle molto più deboli “Diana” e “Fashion”. L’Interlude “Bus Talk”  mi ha immediatamente fatto pensare a Amy Winehouse, riportandomi alla memoria la sua ricerca di suoni del passato e la sua moderna capacità di farli rivivere.

“Caustic Love” rappresenta il punto di arrivo di tutto quello che finora è stato Paolo Nutini, un disco che ha un’identità chiara e una sua propria personalità. Il dubbio è che possa rivelarsi un’esperienza di ricerca isolata, ma solo il tempo sarà in grado di fornire uno scenario più complesso ed esteso sul percorso del musicista. Per ora Nutini ha certamente dissipato ogni dubbio e superato la prova circa le aspettative sul suo conto dimostrando di avere voce, anima e attenzione per poter fare bene e ancora meglio in futuro.

 

Credits: Google Image

Articolo scritto e redatto da Alessia Esposito | Tutti i diritti sono riservati

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