28 gennaio 2016: una vera e propria rivoluzione in casa Mattel, il gruppo leader mondiale nella creazione, produzione e commercializzazione di giocattoli e prodotti per la famiglia. Barbie®, la fashion doll più popolare che sia mai stata realizzata e che fa parte del portfolio di brand più venduti e di successo, dopo quasi 57 anni ha cambiato aspetto assumendo sembianze più “realistiche” ed “umane”. Una delle maggiori critiche che ha spesso ricevuto la bambola di origini americane è infatti quella di aver sempre trasmesso un messaggio sbagliato alle bambine, sembrando una modella con forme e proporzioni eccessivamente filiformi, tant’è che l’espressione “sembri una Barbie” è diventata, nell’immaginario collettivo, un modo ironico per scherzare su chi spesso non ha un filo di pancia, veste sempre in modo impeccabile, non ha mai un capello fuori posto, ma per questi motivi sembra assumere nella vita un atteggiamento che punta molto di più all’apparenza che alla sostanza.

In fondo, possiamo davvero dire con certezza cosa sia la perfezione? Partendo quindi dal presupposto che essa sia un concetto relativo (e soggettivo) e troppo spesso difficile da definire, Mattel ha effettuato un’espansione della linea Fashionistas®, che include tre nuove tipologie di silhouette: minuta (petit), alta (tall) e formosa (“curvy”), insieme a 7 tonalità di carnagione, 22 colori degli occhi, 24 acconciature e svariati abiti e accessori di tendenza. Lo stile glamour è infatti ciò che è stato mantenuto dal brand: una bambola alla moda sì (sono stati infatti realizzati molteplici vestiti che vanno dallo stile più casual al Bohémien più ricercato), ma capace soprattutto di rappresentare la femminilità nelle sue innumerevoli declinazioni, regalando alle bambine un’infinità di modi per vivere tutte le storie che inventano ed esprimere la propria immaginazione attraverso Barbie.

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La diversità sta diventando sempre di più un elemento di arricchimento per il marchio, che sta infatti portando avanti il percorso iniziato nel 2015 quando furono introdotte 23 soggetti con diversi colori di pelle, capelli, e, degno di particolare menzione, il piede flessibile per poter scendere dai tacchi e indossare scarpe basse.Barbie2016

Le nuove bambole possono essere visualizzate sul sito ed essere ordinate da ieri su shop.mattel.com per gli Stati Uniti e da febbraio saranno acquistabili su Amazon per il mercato internazionale. La collezione sarà poi lanciata durante il 2016 presso i rivenditori a livello nazionale.

Una novità del genere si è meritata addirittura una copertina del Time, il settimanale di informazione americano, che reca la frase Now can we stop talking about my body?. Il fotografo giapponese Kenji Aoki, ha racchiuso nei suoi scatti l’evoluzione dell’icona in una serie di foto esclusive

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La notizia ieri, com’era prevedibile, in poche ore ha anche avuto una grande cassa di risonanza sui social, soprattutto su Twitter dopo l’annuncio ufficiale del profilo @Barbie, ed utilizzando l’hashtag #TheDollEvolves, persone di tutto il mondo e di generazioni differenti hanno espresso le proprie opinioni a riguardo. In generale, il sentiment, ovvero lo stato d’animo degli utenti rispetto alla questione, è risultato positivo.

C’è chi non è d’accordo con questa scelta e ritiene che in questo modo l’idea originaria, ovvero la bambola con cui tutte noi siamo cresciute, sia stata snaturata nei suoi tratti principali e rappresentativi, ma come afferma Richard Dickson, Presidente e Chief Operating Officer di Mattel, Barbie riflette il mondo che le bambine vedono intorno a loro. La sua capacità di sapersi rinnovare e stare al passo con i tempi, pur rimanendo fedele al suo DNA, è il motivo per cui Barbie è rimasta la fashion doll numero uno nel mondo. E le piccole donne che prendono pian piano consapevolezza di sé stesse, del proprio corpo e delle proprie potenzialità, non hanno bisogno di essere rassicurate con la frase, tanto ormai diventata banale quanto veritiera, che la bellezza sta anche nell’imperfezione e nella diversità? La loro amica fedele con cui passeranno tante ore a giocare, costruendo il loro ideale futuro, dovrà far capire loro proprio questo.

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Articolo scritto e redatto da Valentina D’Antonio | Tutti i diritti sono riservati

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