Da velista e da persona, il mare mi sta davvero a cuore. Sono una di quelle persone che per stare bene, almeno una volta l’anno deve vedere l’acqua per più di un weekend. Il mare ci riequilibra, rimette tutto in prospettiva, perché è così grande e noi siamo così piccoli che in fondo i nostri problemi non sono nulla. Infatti, i nostri. Perché i problemi che affliggono il mare sono gravi, e se non li prendiamo a cuore, rischiamo di mettere in pericolo uno degli elementi che tiene questo pianeta in vita.

 

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Il progetto Healthy Seas mette il mare al centro, cercando di sensibilizzare su quelle che sono le problematiche del grande blu, e allo stesso tempo proporre una soluzione, se non a tutti i problemi, almeno ad uno: l’abbandono delle reti da pesca.

Le reti sono estremamente pericolose. Sapevate che per degradarsi, una rete ha bisogno di almeno 600 anni? L’inquinamento comunque non è il solo fenomeno legato a questi oggetti. Il Ghost Fishing è una dinamica per cui le reti continuano a pescare, anche se nessuno più le raccoglie, intrappolando i pesci che poi muoiono, non riuscendo più a liberarsi, nutrirsi e muoversi.

 

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Healthy Seas promuove il riciclo, o meglio, la rigenerazione delle reti da pesca in nuovo material utile: la fibra Econyl, da cui poi vengono prodotti costumi da bagno, calzini, e che viene integrata in altri tessuti high tech per lo sport e l’acqua.

Come funziona il processo? Ve lo spiega questo video:

 

 

Aquafil, StarSock e ECNC Group sono uniti in questa sfida, che si è concentrata sui fondali costieri di Olanda e Belgio, per poi avvicinarsi alla Slovenia, dove il materiale è trattato.

The Old Now è andato in gita in Slovenia per voi, dove abbiamo potuto vedere in prima persona come funziona il procedimento ed essere parte dell’iniziativa. Si inizia a Pirano, dove un gruppo di esperti con l’aiuto di un sub ci hanno dimostrato come funziona la raccolta delle reti. Abbiamo scoperto anche la storia della Fonda Fish Farm, un’azienda slovena specializzata in allevamento ittico (allevano i branzini più cari del mondo!) che sposa il progetto utilizzando e lavando le gabbie in Nylon 6 per l’allevamento e impegnandosi nel loro corretto smaltimento.

 

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Il nostro viaggio prosegue poi nello stabilimento dove le reti, insieme ad altri polimeri riciclabli (tra cui il fluff, che non è altro che moquette rasata) vengono lavati e trattati per essere poi spediti all’azienda che li rigenera.

Qui entra in gioco Aquafil, che a questo progetto ha dedicato le attività dell’impianto di Ljubjana, dove il Nylon 6 di scarto viene rigenerato in nuovo materiale e trasformato in fibra Econyl.

A pochi mesi dal lancio, Healthy Seas Project ha già raccolto più di
20 tonnellate di reti da pesca, il nostro augurio è che questo progetto continui a crescere per migliorare l’ambiente!

Giulia

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 Articolo scritto e redatto da Giulia Angolini | Tutti i diritti sono a lei riservati

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