Da ingegnere ho sempre visto la categoria degli architetti come se l’acqua santa guardasse il diavolo. Li ho studiati da lontano durante gli anni di studio al Politecnico di Milano e mi ci sono confrontata durante la ristrutturazione di casa con, in sincerità, non pochi problemi pratici e ideologici. Poi ho capito che, come in tutte le categorie lavorative, ci sono persone di un certo tipo e professionisti di un altro. Ecco quindi perché ho deciso oggi di intervistare una coppia di architetti esplosiva, creativa e decisamente coinvolgente e professionale. Chiara Frigerio e Andrea Roscini sono infatti il cuore pulsante dello studio di architettura 23BASSI, una realtà meneghina che si autodefinisce come un gruppo jazz che ha compreso alla perfezione quanto il lavoro di squadra, mescolato accuratamente alla professionalità e al continuo studio, possa dare un risultato pazzesco.

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Chiara e Andrea sono due architetti che, attraverso la filosofia de la tua casa ti deve somigliare, hanno creato un metodo di lavoro con un obiettivo ben chiaro la tua casa ti somiglierà. Il loro studio di architettura 23bassi possiede le competenze, la struttura e le capacità per seguire diversi tipi di progetti: interior designer, retail design, restauro architettonico, architettura, allestimenti ed uffici. Non potevo quindi lasciarmi scappare l’occasione per farci due chiacchiere e scoprire la loro realtà e, a questo punto, non mi resta che lasciarvi alle loro risposte, buona lettura:

1. 23BASSI viene definito all’anagrafe come uno “studio di architettura e interiore design” ma qual è la vostra mission?

Il nostro studio prende vita dalle nostre rispettive professioni iniziate dopo una laurea al Politecnico di Milano nel 2002 e 2003 (con 2 lauree agli antipodi, come lo siamo noi, compositiva per Andrea e in restauro per me)

Da lì abbiamo proseguito in autonomia cercando ognuno la propria strada, Andrea voleva costruire ed io restaurare, e abbiamo lavorato in studi differenti, fino a quando nel 2008 abbiamo trovato la nostra strada comune e abbiamo cominciato ad occuparci di ristrutturazione dicase, uffici e negozi. Lavorando a Milano è stato spontaneo occuparsi di ristrutturazioni e non di nuove costruzioni, ma le nostre singole inclinazioni ci accompagnano sempre e ci hanno permesso poi di spaziare e di crescere professionalmente.

Possiamo dire che la nostra missione è proprio quella che dicevi tu prima, trasformare gli spazi che ci vengono affidati negli spazi perfetti per chi ci andrà a lavorare o ad abitare.

2. Possedete senza dubbio una filosofia ed un metodo davvero interessanti: ci raccontate come sono nati?

Diciamo che il nostro metodo è sempre in evoluzione, famosi sono in studio da noi i lunedì mattina di riunione in cui convochiamo lo studio per provare un nuovo modo di fare una certa cosa.

Lavorando con realtà tutte diverse, con persone tutte diverse tra di loro, avere metodi troppo rigidi rischia di essere letto come poca capacità di adattarsi alle esigenze.

In questi anni, aumentando i clienti e soprattutto aumentando i collaboratori, siamo partiti io e Andrea e ora abbiamo 5 collaboratori e alcuni consulenti esterni, abbiamo capito (in realtà sono io quella fissata con questi argomenti) che se non ci fossimo dati delle regole condivise, avremmo rischiato di andare nel pallone.

Per questo cerchiamo di essere chiari e trasparenti con i nostri clienti fin dal primo incontro, comunicando la nostra parcella prima di iniziare a lavorare (purtroppo non tutti i colleghi scelgono di fare così e poi si creano spiacevoli fraintendimenti) e un elenco delle domande e risposte più frequenti raccolte in questi anni, le famose FAQ di 23bassi. Questo ci ha permesso negli anni di lavorare sempre meglio, anche se io ho sempre nel cassetto qualche passo ulteriore verso il metodo perfetto (che Andrea sostiene non esista!)

Abbiamo anche inventato un libricino semiserio che regaliamo ai nostri clienti “Lo zen e L’arte di ristrutturare casa” per avere sottomano i primi passi per una buona ristrutturazione con un po’ di ironia.

3. Qual è un aneddoto del vostro lavoro/esperienza particolare che vi caratterizza come studio di architettura?

Bhè sicuramente una storia recente, che racconto sempre con un sacco di entusiasmo, quella del nostro incontro con Cristina Aka Estetista Cinica.

La racconto spesso perché ci racconta molto:

avendo da qualche anno iniziato ad entrare nel magico mondo dei social network, la prima cosa che ho fatto è stata quella di vedere nel panorama social quali fossero le “mosse” degli altri studio di architettura più grandi e famosi di noi in quella direzione, purtroppo, tranne pochissime eccezioni, nessuno aveva deciso di intraprendere quella strada. E allora ho deciso di seguire profili Instagram e Facebook (i due social che usiamo di più insieme al nostro sito/blog) di persone o attività lontani dal nostro mondo ma che stessero innovando nel mondo della comunicazione, che avessero qualcosa di interessante da raccontare e allora mi sono infilata in profili di moda, di cibo (sul food il social ha costruito un mondo parallelo), e poi ho iniziato a seguire dei battitori libere, delle persone belle persone, alcune matte, tendenzialmente donne che avessero qualcosa di intelligente raccontare.

E’ così che ho iniziato a seguire l’Estetista Cinica, perché quando parlava del suo modo di fare business (anche se lei odia questa parola), se sostituivo le creme e i trattamenti ai progetti a all’interior design, leggevo un atteggiamento di verità e trasparenza che sentivo davvero nostro, una volontà di raccontare come andavano fatte le cose. Fino al punto che ho utilizzato il famoso sottovuoto di Cristina per mandare ad alcuni influencer (tra cui Cristina) il nostro libricino “Lo Zen e L’arte di Ristrutturare Casa”

Ho quindi seguito Cristina sui Social, fino a quando magicamente (c’è chi le chiamerebbe Digital PR) l’on line si è trasformato in off line e la cosa meravigliosa è che il mondo virtuale, se è vissuto con onestà e trasparenza (che non  vuol dire raccontare tutto), quello che c’è dentro lo schermo combacia con quello che c’è fuori dallo schermo. E così è stato pe r noi che siamo diventati gli architetti del nuovo centro estetico di Milano dell’estetista Cinica e ci stiamo approntando a ristrutturare il primo, l’originale quello aperto nel 2013. Insomma una storia che a noi ha riempito di un’energia pazzesca e continua a portarci in territori inesplorati, come su questo blog per esempio.

4. Quando si parla di ristrutturazione al cliente inizia il mal di pancia: quali sistema avete per gestire il cliente stesso e le sue problematiche?

Come battuta lo diciamo sempre che ogni tanto ci piacerebbe condividere lo studio con uno psicologo.

In questi anni la cosa che abbiamo capito di più è che quando progetti casa ad una persona, ad una famiglia, ad una coppia, devi entrare in sintonia; che non vuol dire diventare amici (anche se qualche volta succede) vuol dire fare esercizio di empatia, ascoltare e capire le esigenze di chi magari vive una vita diversa dalla tua.

Questo ci ha permesso di entrare in punta di piedi nella vita di tante persone ed aiutarle in un percorso che a volte è tutto tranne che semplice, perché la ristrutturazione di casa o dello spazio in cui si lavora tocca corde molto profonde, richiede un impegno economico in grado di togliere il sonno e tu sei lì in mezzo alla bufera per aiutare a tenere il timone dritto alla destinazione.

5. Quali sono i tre consigli che dareste a chi sta pensando di ristruttare la propria casa?

Il primo: cercare di avere le idee più chiare possibili, su budget e priorità.

Il secondo: scegliere 2 aspetti da salvaguardare tra tempi-costi-risultato, tutti e 3 allo stesso livello sono una chimera

Il terzo: cercate bene le persone a cui affidarvi (imprese-artigiani-architetto), ma una volta scelte affidatevi sul serio.

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6. Ristrutturazioni a Milano. La città, si sa, è in perenne fermento: case, negozi, edifici, palazzi e strutture pubbliche. Ci fate qualche esempio di progetto che avete seguito proprio nel capoluogo milanese?

Diciamo che prevalentemente le nostre realizzazioni sono tutte a Milano, lavoriamo spesso quartiere Isola, dove ha sede il nostro studio e che ha un’ architettura particolare e delle tecniche costruttive che abbiamo raccontato in questo articolo .

Un intervento interessante è stata la ristrutturazione di una grande casa in zona Corso Sempione, la sfida è stata stimolante perché i clienti volevano preservare una serie di elementi della casa a cui erano particolarmente affezionati, tra cui lo splendido pavimento in noce mansonia (pregiatissimo e rarissimo). Questo ci ha stimolato a trovare soluzioni architettoniche e di interior design per valorizzare i limiti di queste scelte, e il risultato è stato davvero unico.

7. Quale è la parte del progetto di ristrutturazione che preferite (studio, lavorazione, consegna lavori..)? e perché?

Io (Chiara) preferisco la fase preliminare, quella in cui trasformiamo i desideri dei nostri clienti in un’idea, ascoltando con attenzione priorità e necessità, organizzare e spiegare come si svolgerà il lavoro spiegare come verrà svolto il cantiere, questa fase è delicata ma molto importante perchè permette di entrare in sintonia e capire se ci sono gli strumenti per realizzare o meno il progetto. Andrea invece predilige la parte più legata alla realizzazione, il progetto esecutivo, vivere il cantiere per trasformare il segno sulla carta in un spazio reale da vivere, passare  del tempo in cantiere per  definire e risolvere in maniera concreta un problema e trasformarlo in opportunità, in un dettaglio di interior unico.

Poi la nostra passione sono le nuove sfide, le avventure e i progetti che escono dai binari, lì veramente ci divertiamo come non mai, è la nostra carica di adrenalina naturale!

8. Indoor VS Outdoor: quanto questi due mondi, a vostro parere, si stanno fondendo tra di loro rubandosi a vicenda l’attenzione?

Vivendo e lavorando a Milano sappiamo quanto sia raro e importante potersi ritagliare un spazio che dialoghi con l’esterno che sia terrazza, balcone, solarium, serra o veranda poco importa, sono tutti preziosi e permettono di ampliare la percezione degli spazi interni.

Quindi noi crediamo molto nella sinergia tra Outdoor e Indoor, i progetti migliori, coordinati con esperti del settore del verde, che sono un aiuto preziosissimo in queste occasioni, permettono di creare spazi che si fondono che esaltano gli spazi e permettono di viverli al meglio con differenti declinazioni a seconda delle stagioni e dell’utilizzo.

9. Architettura e social network: in che misura queste due realtà apparentemente lontane possono invece coesistere e puntare nella medesima direzione?

Questa è una domanda che negli ultimi anni mi sto ponendo spesso.

Nel nostro campo, negli studi di architettura classici, il mondo del web e dei social non è visto di buon occhio. Condividere in un campo in cui ogni tuo competitor potrebbe rubarti il lavoro (come in realtà in tutti i lavori) sembra essere una mossa suicida. E’ anche vero che negli ultimi 20 anni (da quando noi abbiamo deciso di iniziare a fare questo lavoro) l’architetto, da professione per uno sparuto gruppo di eletti si è trasformato in una inflazionata professione, ci sono in Italia 2.5 architetti ogni 1000 abitanti (un record su tutte le nazioni europee). Questo vuol dire concorrenza spietata e avere il sempre triste record di essere gli architetti con il 19° reddito in classifica nell’unione europea.

Cosa c’entra il social network in tutto ciò? Noi abbiamo deciso di prenderlo come un’opportunità unica per farci conoscere, per raccontare il nostro lavoro e spiegare perché una persona dovrebbe affidare a noi la propria casa o il proprio negozio. Quindi per noi il social network è stata e sarà una finestra aperta sul nostro studio, un mezzo unico che richiede molta cura e investimento, ma che ci restituisce in termini di visibilità e di nuove opportunità come nessuna vetrina fisica avrebbe mai potuto fare. Poi è ovvio che la parte OFF line per noi è il cuore del nostro lavoro, fatto di muri e progetti, se dalla famosa finestra aperta non ci fosse nulla di interessante da vedere probabilmente i nostri clienti non sarebbero diventati i nostri clienti.

10. Qual è la domanda che avreste voluto ricevere e quale risposta mi avreste dato?

Ti diverti ancora a fare il tuo lavoro? Sì (contabilità a parte)

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Photo Credits | © Marco Curatolo