Questa volta più che di un libro ho deciso di raccontarvi di un personaggio la cui personalità esuberante non poteva essere racchiusa in un libro, ma ne ha richiesti due e anche così ci sta un po’ stretta. In effetti non proprio una novità nel panorama editoriale visto che la prima apparizione di Zia Mame in America risale al 1955, ma un personaggio che nel suo curriculum può vantare anche di essere stato interpretato a teatro da Angela Lansbury – la mitica Signora in giallo – non si può ignorare. In Italia il primo dei due libri, che prende il titolo dal nome della protagonista, Zia Mame appunto, è stato pubblicato da Bompiani nel 1958, da Garzanti negli anni Sessanta e finalmente da Adelphi nel 2009, edizione nella quale l’ho scoperto. La copertina con i sui toni pastello e la grafica minimale, racchiude le peripezie di personaggi che la parola “minimale” decisamente non sanno cosa significhi. Per la verità il personaggio che domina la scena è uno solo, ed è una presenza talmente esuberante e ingombrante che l’altro protagonista, Patrick Dennis, nipote e voce narrante (e anche pseudonimo utilizzato dall’ autore Edward Everett Tanner III), non può far altro che osservare e raccontare, dapprima un po’ sbigottito, poi definitivamente rassegnato le macchinazioni della zia nei vari capitoli della storia. Lo stile narrativo è, infatti, quello semplice e lineare di chi si limita a riportare gli eventi sapendo che non può far nulla per modificarli perché talvolta sono talmente bizzarri che per raccontarli è necessario riportare fedelmente le parole della protagonista, i cui discorsi non ammettono parafrasi. Che tipo sia Zia Mame lo si intuisce già dal titolo in cui non si è potuto aggiungere nulla al nome della protagonista e dal primo capitolo, in cui accoglie il nipote orfano che le è stato affidato abbigliata da bambolina giapponese e nel bel mezzo di una festa organizzata nella sua lussuosa casa newyorkese. I capitoli successivi sfilano uno dopo l’altro dall’infanzia all’età adulta di Patrick, in un susseguirsi senza sosta di cambi di scena e di abiti, tanto che la struttura narrativa somiglia più a quella del telefilm Friends che ad un romanzo vero e proprio. Ogni capitolo infatti è un episodio a sé in cui di volta in volta troviamo Patrick al seguito della istrionica zia impegnata a risolvere un problema creandone, tendenzialmente, un altro ancora più grande.

 

 

Il secondo volume della saga, “Intorno al mondo con Zia Mame” è praticamente un classico della letteratura di viaggio che non può mancare nella libreria. Va bene per chi è appena tornato dalle vacanze e non è ancora pronto per tornare completamente con i piedi per terra; è perfetto per chi non è ancora partito e ne divorerà i capitoli come fossero le immagini sfavillanti di un catalogo di viaggi per trarne magari anche ispirazione. Questa volta il palcoscenico dove Zia Mame mette in scena i capitoli della sua vita si è decisamente allargato. Il libro infatti racconta le tappe del viaggio che Patrick ha fatto con la zia prima di iscriversi al college. Un viaggio tragicomico che viene raccontato – chiaramente con nette omissioni – per tranquillizzare la moglie di Patrick, angosciata dal rapimento del figlio da parte di Zia Mame la quale lo ha portato con sé per un viaggio che sarebbe dovuto durare pochi mesi. Al tempo della narrazione sono passati circa due anni dalla partenza e del piccolo ancora nessuna traccia. Fortunatamente al lettore nulla delle avventure vissute durante il viaggio viene celato e così potremo seguire Zia Mame a Parigi dove sarà la protagonista di uno spettacolo alle Folies Bergère, in una fattoria collettiva nella Russia sovietica, a Venezia alle prese con i fantasmi del suo passato e sgargianti gondolieri… “e quindi?”, “e quindi basta. E’ finita qui” (cit. Intorno al mondo con Zia Mame), non mi resta che augurarvi buona lettura!

 

 

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