In redazione amiamo Stella Jean e c’è sempre un’affettuosa competizione per chi avrà l’onore di raccontarvela su queste pagine. Personalmente credo che Stella Jean sia tra i più interessanti giovani designer italiani degli ultimi anni. A ogni collezione ritroviamo sempre la sua firma e il suo racconto personale del mondo e della moda, segni particolari che narrano di identità in equilibrio tra vecchio e nuovo continente, senza mai scivolare in caricature o in esotiche parodie da cartoline.

Anche in questa collezione per il prossimo autunno inverno, il racconto parte dal parallelismo tra i due mondi che compongono la biografia familiare di Stella Jean: il Ritratto e la Maschera, espressioni iconografiche dalla natura simmetrica, facce della stessa medaglia, proiettata a due latitudini temporali e geografiche diametralmente opposte.

Il Ritratto, simbolo del vecchio continente, viene preso nel suo significato classico. Lo status di un’aristocrazia che sfoggiava nelle proprie dimore, le effigi degli avi a testimonianza dell’appartenenza alla nobiltà. La Maschera, evocazione degli antenati, arrivano direttamente dall’africa subsahariana a influenzare grandi artisti come Brâncuși, Modigliani, Giacometti, Picasso. Due espressioni artistiche apparentemente divergenti, che in realtà sono entrmabi porte di accesso al mondo dei nostri antenati e dei personaggi storici che compongono la nostra identità.

In uno spazio atemporale Stella Jean ha allestito una galleria di antenati, in cui le maschere lignee si alternano al loro corrispettivo occidentale, i ritratti. Una cultura dell’incontro e della sovrapposizione tra arte e moda, sottolineata anche dalle sculture-gioiello di Pedro Cabrita Reis, Tom Sachs, Enrico Castellani, Jannis Kounellis, Giorgio Vigna, Carlos Cruz-Diez e Ute Decker realizzate per la Elisabetta Cipriani Gallery di Londra e indossate su dettagli ricamati a mano e applicazioni di piume. Un equilibrio oscillante tra il realismo esasperato dei ritratti e il desiderio massimo di astrazione, distillato dall’assenza di sguardo delle maschere, in cui il gioiello-opera d’arte gioca un ruolo di provocatoria sintesi. Una collezione che propone le icone più svariate di questo ideale pantheon disegnato da Stella Jean, coniugando il mix and match tipico del brand su abiti mini e maxi, colli e camicie ricamate. Stampe e ricami su cappotti e mantelle e pantaloni dalle bande laterali che ricordano la divisa da carabiniere.

Grazie alla creazione di cross-functional teams locali atti a studiare e valorizzare le competenze del territorio e la maestria delle produzioni culturali e artigianali dei popoli attorno al globo con cui Stella Jean collabora, alcuni capi della collezione sono stati realizzati sfruttando un’innovativa e sofisticata tecnica di recupero e lavorazione: il Fluffy, un procedimento artigianale che realizza un manufatto tessile recuperando gli scarti industriali di mass market. A testimonianza di come la moda, oltre l’estetica, possa trasformarsi in strumento di contro-colonizzazione e divenire veicolo ed espressione culturale per una crescita e un affrancamento al contempo economico, sociale ed etico.

Articolo scritto e redatto da Nunzia Arillo | Tutti i diritti sono riservati

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