Fai di tutto per quel sì. Per quello che ti apre il cuore, ti fa cambiare abito, ti porta a percorrere un’altra strada ed aprire un nuovo portone. Quello che ti rasserena e preoccupa al medesimo tempo. Quello che è lì per te come se ti stesse attendendo da sempre e per sempre. E cambi città, abitudini, baci, lenzuola, ristoranti e punti di riferimento. Cambi spazi e prospettive per quel sì. Persone e modi, luoghi e distanze, numeri di telefono e nomi sul citofono. Angolazioni e punti di riferimento, tessuti e paesaggi, treni e pendolarismi. Muti silenziosamente taglio di capelli, colore sulle unghie, taglie dei vestiti, portachiavi, abitudini alcoliche. Smetti le tshirt ed inizi a fare delle camicie il tuo punto di riferimento. Apprezzi le iniziali sugli accessori ed i brand poco noti in tutto il resto. Sfogli riviste di tecnologia per restare al passo con un mondo che va decisamente troppo veloce, scrivi in inglese perchè vuoi fare del globo la tua casa. Ti ripeti in mente quel sì detto con il cuore in mano e le dita che stremavano di emozione palpabile, te lo ricordi come se l’avessi appena pronunciato, come se lo avessi appena scelto, come se le tue labbra si fossero appena staccate dalle sue.
Ma poi ti fermi, guardi il tuo intorno e non puoi far altro che chiederti se davvero volevi dirlo quel sì o se è stato il tuo impulso a fare tutto e tu gli sei andato meramente dietro. Te lo chiedi e ti senti in bilico come se avessi fatto un passo più lungo del dovuto. Ci pensi e ripensi come ad un tarlo che divora i vecchi libri. Ti lasci mettere in discussione, lasci che il dubbio ti attanagli, ti faccia pensare che era meglio non farlo e ti ritrai a riccio, chiudendo fuori l’intorno.
Ma poi sorridi, di te stesso. Di quel sì che hai dato è che ti ha cambiato qualcosa dentro, ti ha fatto crescere e che ringrazi per esserci stato e che ridiresti cento volte
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